Il dirigente del settore giovanile

E’ una delle figure trainanti del rugby giovanile. Alcune riflessioni di Gianfranco Ermolli

Il DIRIGENTE

Una delle figure trainanti del Rugby giovanile, è sicuramente quella del dirigente (una figura per lungo tempo trascurata).

Sul ruolo dell’atleta, dell’educatore, dell’allenatore, si è scritto molto, e grazie all’impegno di molti autorevoli autori oggi possiamo avere delle indicazioni importanti sugli aspetti psicologici legati a queste figure.

 

Per quanto riguarda invece il dirigente sportivo, poco o nulla è stato detto.

In merito al ruolo ed alle motivazioni che dettano la scelta di intraprendere questa attività.

Il dirigente è stato messo in disparte dalla cultura dello sport, come se lo si ritenesse poco importante al fine del raggiungimento degli obiettivi di tipo agonistico.

 

Questa trascuratezza sottintendeva il ragionamento che i protagonisti di un buon risultato sportivo erano solo coloro che scendevano in campo: atleti, allenatori, ed anche a suo modo, l’arbitro.

Oggi però ci si rende conto che è giunto il momento di capire meglio il ruolo del dirigente, anche perché la realtà sociale si è modificata e conseguentemente anche la Società Sportiva.

 

Il Dirigente sportivo oggigiorno è sicuramente differente dall’entusiasta che 10/15 anni fa faceva della passione e dell’intuito gli unici elementi utilizzati nella gestione della Società di Rugby.

Come il genitore, nel corso del tempo, ha dovuto modificare degli aspetti del suo ruolo, per poter meglio entrare in sintonia con i nuovi giovani, anche il dirigente sportivo deve assumere oggi connotazioni diverse per poter meglio comprendere le esigenze dei nuovi sportivi.

 

LA FIGURA DEL DIRIGENTE DI IERI

 

In passato la figura del dirigente era fotografata con l’immagine di una persona che metteva a disposizione il proprio tempo libero e il denaro per conseguire con il proprio “Club” traguardi prettamente agonistici.

Un compito molto impegnativo, che andava dall’organizzazione dei rapporti interpersonali a quella dell’attività e alla gestione amministrativa.

Il più delle volte questi compiti venivano assolti dal Presidente, coadiuvato da qualche fido collaboratore.

Sovente le figure di allenatore, collaboratore, dirigente, si sovrapponevano, dovendo far fronte alle esigenze degli inizi dell’attività.

 

Con il passare del tempo, le motivazioni e le energie collegate, venivano a disperdersi nel continuo rincorrersi degli impegni.

Inoltre, le modalità di impostazione dei rapporti veniva basata prettamente sull’autoritarismo.

Nella convinzione che il modello da fornire nel nostro gioco fosse basato solamente con delle direttive fornite dal – conoscitore dell’attività – e depositario della verità – all’allievo (o novizio).

 

Oggi i giovani non sono più tanto d’accordo nell’accettare il ruolo di atleta subordinato, soprattutto quelli appartenenti all’età adolescenziale.

 

Questo comporta grosse difficoltà nella gestione del rapporto atleti/dirigenti, anche in conseguenza di una modificazione dei bisogni dei giovani, che non sempre vengono compresi dai dirigenti.

Gli effetti di questa incomunicabilità non hanno tardato a farsi sentire, attraverso un aumento considerevole di abbandono sportivo in età adolescenziale.

 

 IL DIRIGENTE DI DOMANI

 

E’ importantissimo che il dirigente degli anni 2000 sappia capire le caratteristiche del materiale umano di cui dispone.

Sicuramente il ruolo del dirigente oggi e soprattutto in futuro dovrà essere caratterizzato da una notevole competenza in merito alla gestione dei rapporti umani.

 

Un dirigente moderno è colui che riesce ad inserire al meglio la Società sportiva nel tessuto sociale.

Questo sicuramente apre le porte ad una elevazione culturale del dirigente stesso.

Questi, quando si occupa di Rugby giovanile, deve rendersi conto che la sua Società può avere, senza sentirsi sminuita, degli obiettivi anche non prettamente agonistici.

 

In certe realtà metropolitane le Scuole – Rugby (rugby propaganda) possono essere prima di tutto dei punti di aggregazione con l’obiettivo principale di fare qualche cosa contro il disadattamento giovanile.

In secondo luogo il dirigente moderno deve capire che il bambino che arriva oggi nella sua Società prima di tutto deve imparare a conoscere il suo corpo ed il movimento.

Soprattutto perché , rispetto a un tempo, i bambini hanno meno possibilità di fare dell’educazione motoria spontanea e quando arrivano su un terreno di Rugby non sanno ancora sfruttare appieno le potenzialità del loro corpo.

 

Nelle squadre più giovani U7/U9/U11/U15 è importante impiegare allenatori con grandi competenze sull’educazione motoria di base e soprattutto capaci di stimolare il giovane anche mediante il piano affettivo.

 

E’ fondamentale che il dirigente operi con avvedutezza prima di stabilire le competenze cercando di capire, tra i tecnici di cui dispone, qual è il più idoneo per caratteristiche tecniche e di personalità a gestire ogni singola squadra.

 

Un altro aspetto molto importante nel ruolo che deve ricoprire  è quello del rapporto con i genitori.

Deve favorire nell’ambito della società, il confronto dialettico tra tecnici e i genitori dei bambini.

E’ infatti molto importante che tutte le figure che operano intorno al bambino, propongano un modello educativo simile.

 

Troppo spesso, infatti, tecnici e genitori non riescono a portare avanti uno stesso programma educativo, creando così sconcerto nel giovane.

 Il dirigente del settore giovanile deve perciò stimolare incontri tra tecnici e genitori in modo da creare una unità di intendimenti.

 

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