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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 13 Nov 2006 13:42:45 CET


Anche questa settimana copio ed incollo dal Gazzettino di Treviso.
Ciao.
Franco (TV)
PILLOLE
Bortolussi e Ongaro ristabiliti

TORNA BORTOLUSSI? - Contro i Pumas l'Italia recupera David Bortolussi
(ce n'era bisogno) ristabilitosi dall'infortunio. L'estremo ha
raggiunto ieri sera il ritiro degli azzurri. Anche Ongaro dovrebbe
farcela.
PEPE TITOLARE? -Vista la prova di Pez nei calci (2 falliti più 2 drop
fuori) e nella gestione salgono le quotazioni di Scanavacca. Berbizier
punterà su di lui o sul gruppo consolidato?

SUPER SPONSOR -Nessuno ha fatto cifre ufficiali, ma pare che la nuova
sponsorizzazione Edison sia di 500mila euro l'anno per un triennio.
Più alta di quella della Jaguar, sponsor di maglia con il contratto in
scadenza. Cambio in vista?

LOTTA ALLA FIBROSI - Al Flaminio l'Italia ha sostenuto la Fondazione
ricerca fibrosi cistica, con la presenza e i messaggi di Matteo
Marzotto (vice presidente), Marco Baldini e altri big.

NIENTE ESAURITO - L'esame del Flaminio extra Sei Nazioni è stato
superato a metà. Ottimo colpo d'occhio sugli spalti, grazie ai
ragazzini del minirugby di Lazio, Abruzzo e Campania, ma niente tutto
esaurito.

COME IL CALCIO -La simulazione di Canale nel pugno costato i 10' a
Cannon (secondo De Santis ci stava il giallo anche per lui) non è
piaciuta agli appassionati. Un sms arrivato in tribuna stampa:
"Scandalosa, sembrava Inzaghi. Il rugby è proprio finito".

DIVERSI DAL CALCIO - A fine match le riserve non scese in campo di
Italia e Australia hanno improvvisato sul terreno del Flaminio un
allenamento al tocco insieme. Nel calcio succederebbe?

QUELLI CHE IL CALCIO -Ieri Mauro e Mirco Bergamasco erano ospiti in
studio di Simona Ventura, una settimana fa era toccato a Marco
Bortolami alla "Domenica sportiva". Rugbisti sempre più vip.

CONNOLLY DISPERSO -Siparietto in tribuna stampa. Al ct australiano
John Connolly nessuno del servizio ha indicato dove sedersi ed è
finito a vagare tra i giornalisti. Solo grazie a Nicola Melillo
(Gazzetta) ha trovato posto poco prima del fischi d'inizio.

GIORNALISTI OVALI - E' finita 2-2 (mete) la sfida pre-match con gli
Old della Capitolina, in evidenza il capitano Ricci Bitti
(Messaggero).(im)
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Nel primo Jaguar test positiva prestazione contro i Wallabies.
Checchinato: «Non siamo arrivati ancora da nessuna parte, ma la strada
è quella giusta»
Italia, mischia e approccio da grande squadra
L'australiano Palu: «Il pack azzurro è fortissimo». Sabato la prova
della verità contro l'Argentina. Berbizier: «Per vincere serve
semplicità»

Roma
NOSTRO INVIATO

«Non siamo ancora arrivati da nessuna parte, ma il cammino imboccato è
quello giusto». Carlo Checchinato è sempre più il Jo Maso azzurro. Un
team manager stile Grande Fratello, anche per vicinanza d'età ai
giocatori, al cui occhio non sfugge nulla. Che parla poco alle
conferenze stampa, ma quando lo fa con una frase dà il senso di un
progetto. Quello dell'Italia proiettata verso il sogno dei quarti di
finale alla Coppa del Mondo.

Nel cammino che dovrà portare all'ambito traguardo, il 18-25 contro i
vice campioni del mondo dell'Australia nel primo Jaguar Test autunnale
è un passo importante. Non solo per il punteggio con cui è maturata
l'ennesima onorevole sconfitta. Alla vigilia i colleghi del quotidiano
"Australian" in sala stampa si erano sbilanciati nel pronostico: 30
punti di differenza. Alla fine hanno tirato un sospiro di sollievo per
aver portato a casa a malapena la vittoria in un match in cui sono
stati 35' sotto. Il passo importante lo si è visto nell'approccio e
nel gioco. Non ha ancora portato da nessuna parte, come dice
Checchinato, ma la direzione c'è.

Lo conferma il ct Pierre Berbizier che, interpellato sull'occasione
perduta dall'Italia, ha ribaltato la visuale: «Abbiamo perso una
grande occasione, o abbiamo visto qualcosa di importante per il
futuro?». Sentirlo dire da chi si era spaccato la mano a forza di
pugni sul tavolo durante il match (un vezzo sanguigno). Da chi aveva
bruciato con gli occhi Parisse per un calcio di liberazione da non
fare, o Peens per una penaltouche non trovata a 5' dal termine col
risultato in bilico, significa che stavolta il bicchiere da vedere
dell'onorevole sconfitta è quello mezzo pieno.

«Avevo chiesto - continua il ct - di usare sempre sequenze corte,
perchè l'Australia poteva metterci in difficoltà su quelle lunghe. I
giocatori l'hanno fatto, pur liberandosi talvolta troppo presto dei
palloni. Ho spiegato che è la semplicità a far vincere le partite, che
semplicità vuol dire efficacia. I giocatori cominciano a capirlo,
anche se peccano in dettagli che poi fanno la differenza come quelli
di Parisse o Peens. Rispetto al 69-21 dell'anno scorso a Melbourne
però il gap si è ridotto. Per questo ritengo un successo oggi essere
qui a parlare di dettagli, o di opportunità non sfruttate, ma che
comunque ci siamo creati contro una squadra forte come l'Australia».

Approccio giusto all'incontro e gioco, si diceva. Il primo lo si è
visto nella disciplina (2 gialli e nervi a fior di pelle solo in casa
australiana) e nel sopperire agli assenti. Mancavano Bortolussi, Masi,
Galon (da estremi avrebbero fatto comodo), Perugini, Ongaro (potevano
schiantare ancora di più la mischia rivale), Stanojevic che non era
neppure in panchina è stato gettato in campo all'ultimo momento
(Robertson con la febbre), ma nessuno ha accampato scuse. Nessuno ha
detto: se ci fossero stati... L'Italia anche con le seconde, terze o
quarte scelte (Peens) ha tenuto testa ai vice campioni del mondo.
Scusate se è poco. Vuol dire iniziare ad avere la mentalità giusta in
un rugby professionistico così usurante che per gli infortuni a
ripetizione non ti permetterà mai più di schierare la formazione tipo.
Soprattutto ora che 11/17 (come ieri) della squadra gioca in
campionati esteri. L'Argentina, il nostro modello in tal senso, lo sa
da tempo. E senza big come Roncero, Ostiglia e tanti altri è andata a
espugnare sabato Twicknham. Noi lo stiamo imparando, come dimostrano
le parole di Checchinato: «Le partite ormai si vincono con i secondi
15 uomini».

Per quanto riguarda il gioco, un monumento va fatto alla mischia. Fin
dai tempi di Brad Johnstone fiore all'occhiello azzurro, ma oggi di
livello davvero internazionale. Lo ammette lo stesso Wycliff Palu, il
nostro giustiziere come quella fuga di 50 metri che ha determinato la
mete decisiva di Mortlock: «Ce l'aspettavamo così forte. Chi mi è
piaciuto di più? Nessuno, tutto il pack è stato grande». Ora ci sarà
la prova del nove con i Pumas, che fanno di questo reparto una
religione. Un anno fa dalla parte di Lo Cicero fu un calvario, che
costò la sconfitta, prevedibile una partenza nel XV di Nieto. Riuscire
a colmare anche questo gap, dopo quello delle 11 mete subite
dall'Australia, significherebbe davvero un altro passo verso la
direzione giusta.

Ivan Malfatto
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Loffreda non si accontenta: «A Roma i Pumas dovranno fare progressi»


Il 25-18 col quale l'Argentina ha sconfitto l'Inghilterra ha fatto
scatenare Marcelo Loffreda, tecnico dei Pumas, prossimi avversari
dell'Italia: La vittoria ci potra nella cattedrale del rugby, non so
se è la più importante, ma sicuramente una delle prime 5 della storia
argentina. I miei giocatori hanno buona attitudine anche se hanno
peccato in organizzazione e con l'Italia voglio dei progressi, in
particolare in difesa. Sulla sponda inglese Robinson è in bilico sulla
panchina. La decisione non spetta a me ha detto Robinson anche se
sabato col Sudafrica sono convinto di essere al mio posto. Con gli
Springboks attendo una reazione, di gioco e risultato.
Affranto il tecnico dei francesi Laporte dopo la debacle con gli All
Blacks: Un senso di impotenza da parte della mia squadra. I
neozelandesi sono superiori a noi e alle altre squadre. Loro corrono i
100 metri in 10 noi al momento in 12. Dovremo annullare il ritardo.

TOP 14Stade Français-Agen 31-8 (Dallan 80'), Clermont-Montauban 27-16
(Troncon e Arganese 60'), Castres-Biarritz 12-16, Toulouse-Bourgoin
25-15, Montpellier-Perpignan 12-15, Narbonne-Albi 50-12, Bayonne-Brive
29-6 (Orquera 20' col Brive). Stade Français 50, Clermont Auvergne 42,
Biarritz 38, Toulouse 37.

GUINNESS PREMIERSHIPLondon Irish-Gloucester 11-22, Bristol-Sale 15-9,
London Wasps-Bath 47-18, Saracens-Leicester 22-16,
Worcester-Northampton 18-23, Newcastle-Harlequins 3-14. Bristol,
Gloucester 26, London Wasps 25, Sale 22, Leicester 21.

SERIE C Girone d'Elite: Tarvisium-Alpago 40-13, Casale-Belluno 21-25,
Oderzo-Lido 30-7, Riviera-Frassinelle 81-0, Vicenza-Lemene 20-18,
riposava Montebelluna. Tarvisium 28, Montebelluna, Riviera 26,
Belluno, Oderzo 25, Casale 14. Girone CIV: Cus Verona-Ped. Livenza
24-17, Montereale-Monsters 36-19, Valpolicella-Valdagno 20-16,
Pordenone-Trento 46-0, West Verona-SudTirolo 12-27, riposava Jesolo.
Cus Verona, Montereale 27, Jesolo, Monsters 19.

UNDER 19Carrera-Cus Firenze 41-5, San Donà-Benetton 13-10,
Tarvisium-Mirano 20-17, Marchiol-Rovigo 20-32, Prato-Rubano 22-7;
Carrera 34, Benetton 33, Tarvisium 26, Rovigo 25, Prato 19.

MONTI Mercoledì a Rovigo affollato incontro alla memoria di Ludovico
Goggia, storico presidente della Monti. Passato e presente si sono
ritrovati grazie al presidente Sponton. Alla serata (moderatore Pier
Giorgio Callegari), sono intervenuti il vice presidente Fir Nino
Saccà, il rossoblù Reato e le glorie rodigine Navarrini, Quaglio e
Rossi.

Ennio Grosso
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Linea del vantaggio nuove strategie


La perenne sfida tra attacco e difesa si gioca sulla linea immaginaria
chiamata, con un termine certo ostico ai neofiti, linea del vantaggio.
Attorno a quella frontiera di demarcazione dei due campi nelle fasi
raggruppate, imposta dalla regola del fuorigioco, si determinano i
soprannumeri reali. Varcando quella soglia di equilibrio numerico, si
cerca di avere il massimo di giocatori dietro di sè e il minimo di
fronte.
È la nozione capitale del rugby. La zona calda. Il luogo in cui si
determinano i rapporti di forza. E in relazione al quale si esercita
la pressione difensiva: l'opposizione non aspetta più l'attaccante nel
proprio campo, ma va a difendere il più lontano possibile in quello
avversario. Ed è qui che la difesa azzurra sabato a ha prodotto un
salto di qualità enorme rispetto a due anni fa a Melbourne contro gli
stessi australiani. Per contro, nel gioco moderno, il superamento
della linea del vantaggio in prima fase è diventato sempre più
dogmatico e problematico per qualunque strategia offensiva. Se non
produce un disordine immediato nella difesa, è difficilissimo
riuscirci dalla seconda fase in poi quando l'opposizione, essendo
ormai esiguo il numero di giocatori necessari ai raggruppamenti, si
riorganizza ricomponendo una linea densa che riduce drasticamente gli
intervalli.

Una situazione che ha trasformato e reso complessi, e perfino
complicati, gli attacchi. Se per molti anni le fasi di conquista e la
gestione della palla sono stati i fondamentali in base ai quali si
misuravano la qualità dell'azione, ora sono comparsi fattori nuovi.
Come i lanci di gioco e le costruzioni di sequenze programmate a più
fasi. Mentre la conservazione è assurta al rango di un fondamentale ad
alta priorità. Sono nate tecniche individuali e collettive che mettono
a dura prova i settori giovanili: la capacità di anticipare i sostegni
nel punto convenuto, la qualità della conservazione, la velocità di
liberazione della palla. Una combinazione di fattori da cui dipende la
capacità di poter giocare una seconda fase di fronte a una difesa
ancora in movimento e disorganizzata.

Gli allenatori si trovano a dare risposte nuove e per nulla scontate a
quesiti vecchi. Quando superare la linea del vantaggio? E dove? Una
volta per molti tecnici la risposta era scontata: il prima possibile e
il più vicino alla fase statica o al raggruppamento. In primo luogo
perchè si può disporre del sostegno rapido dei propri avanti
(vicinissimi), poi perchè la linea dei trequarti rimane completa e
disponibile per la seconda fase. Ora non vi sono certezze. Anzi, si
tende ad alternare le soluzioni. Non c'è una zona migliore di
un'altra. Si può prevedere di superare la linea un po' più tardi, dopo
qualche passaggio, magari nella zona mediana, dove la barriera
difensiva si offre spezzata, oppure molto dopo, in capo a varie fasi.
Quello che è certo invece è che non si tratta mai di un atto isolato,
ma di un'azione collettiva in grado di dare continuità ed efficacia al
gioco. Gli stessi intervalli, sempre più frequentemente vengono
attaccati in coppia. E chi sostiene il portatore della palla può
essere chiamato a superare la linea del vantaggioo (o completarne il
superamento) come ad intervenire sul punto di placcaggio. In questa
sfida di linee l'Italia sabato è stata abile in termini di pressione
difensiva ma ancora largamente insufficiente nella strategia
offensiva.



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