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[RUGBYLIST] Giornali, Riviste e.....Rugby

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Sab 6 Gen 2007 12:07:22 CET


Sono perfettamente d'accordo con queste considerazioni di Antonio Zibana.
E ne approfitto per fare qualche osservazione 'wide-ranging', come direbbero gli inglesi.
La politica verso la stampa della Federazione ha sempre oscillato tra un'opzione 'casalinga' di alto livello (utilizzando qualche giornalista pregiato ma isolato dal grosso dei media) ed un'opzione interamente rivolta agli sponsors e alla moltiplicazione del bilancio federale per accrescere il potenziale economico del nostro rugby.
Non rimprovero la Presidenza federale, perché forse in una fase iniziale della nostra proiezione internazionale era giusto o parzialmente giusto agire come ha fatto.
Adesso, pero', come scrive Antonio Zibana, e' il momento anche di voltare pagina. Tra l'altro Berbizier e' un ex-professionista della comunicazione, e potrebbe giocare un forte ruolo in questo cambiamento.
Il nostro budget federale credo sia grosso modo un terzo o poco piu' di quello di una superpotenza rugbistica come la Francia. Di rugby in Italia parlano ormai tutti occasionalmente, ed anche negli uffici se ne parla. Siamo da tempo usciti dagli ultimi gironi del Purgatorio, ma non riusciamo ad essere traghettati verso una fase diversa, nella quale non solo vi sia l'accettazione da parte della gente comune che il rugby e' uno sport bello per i ragazzi e che giova anche all'educazione o che l'ambiente e' piu' sicuro di altri e e che negli stadi non ci si ammazza etc...
Tutto questo e' ormai largamente nelle convinzioni di molti, ed anche a livello di stampa quotidiana i commenti sui match non solo di 6 Nazioni ma anche di top ten e di altre classifiche hanno da tempo mutato segno. I giornalisti ne capiscono di piu' e la gente legge gli articoli. Chi mai a Roma nel grande pubblico sapeva che cosa era la Capitolina? E in quanto alla precedente esperienza RDS, lasciamo perdere, il pubblico al 3 Fontane era 4 anni fa di 100 persone dicasi 100....
Si, ci sono tutte le condizioni per voltare pagina anche nella politica stampa della Federazione e del rugby italiano.
Voltare pagina significa anche avere un ufficio stampa piu' flessibile, anch'esso decentrato e con piccole rappresentanze locali che facciano uso di professionalita' giovani, ben introdotte nel mondo sportivo provinciale e nelle radio locali. 
Voltare pagina significa anche promuovere l'associazionismo, sia quello fisico che quello su internet, nonche' favorire i raggruppamenti anche di siti che parlino di rugby e pubblicizzino libri, riviste, indirizzi, sedi, corsi, questi ultimi anche all'estero e possibilmente con appoggi di regioni, province, comuni, enti quali Touring Club Italiano (quest'ultimo gia' introduce nei suoi cataloghi corsi di lingue in UK che contemplano l'insegnamento e la pratica rugbistica).
Bisogna darsi da fare con metodi moderni, e' tempo che la Federazione cambi registro e non si faccia piu' semplicemente trascinare dalla base, appoggiandola ed incoraggiandola con interventi anche pregevoli, ma promuova essa stessa politiche mirate e dirette, con professionisti piu' decentrati e meno legati ai grandi nomi, che essa sospinga insomma un'ambiente di base per il rugby italiano a livello nazionale e locale. 
Nelle trasmissioni sportive in Rai l'argomento rugby non dovrebbe essere sollevato da particolari persone o da misere scalette, ma per il fenomeno in se', perche' la pratica della palla ovale si allarga e mancano riferimenti (dove allenarsi? dove comprare materiali? quanto costa continuare il rugby? quali sono le squadre della provincia? ci sono dei trasporti in comune? che protezioni assicurative e finanziarie ci sono per i giocatori?).
Dobbiamo uscire dal girone purgatoriale ed entrare nel mondo moderno.
Ovviamente siamo lontanissimi dai 300.000 e passa tesserati francesi ma, a mio avviso, la Francia costituisce un modello di riferimento per noi sia sul piano tecnico sia perche' dispone di un vastissimo serbatoio amatoriale che puo' svilupparsi ulteriormente anche da noi. La Francia e' simile a noi anche per il campanilismo e per l'assenza della palla ovale in molte regioni (in tutta la Bretagna fino a qualche tempo fa non c'era una squadra seria di rugby).
Ragazzi, non avete scoperto un bel niente se dite che in Italia c'e' il campanile...guardate, vi assicuro che in Francia ce n'e' anche di piu' che non da noi!! Il campanilismo puo' favorire e non ostacolare lo sviluppo del rugby.
Ho vissuto anni in Francia e so di che cosa parlo. E' vero che i francesi amano i sacri valori e si impettiscono davanti alla Marsigliese, ma noi (veneti e campani invariabilmente confusi) non facciamo forse la stessa cosa di fronte all'Inno di Mameli? Avanti, siamo molto simili anche in questo!
E dunque, usciamo dal Purgatorio, promuoviamo le nostre risorse.
Esiste la possibilita' anzi la necessita' di far decollare il rugby italiano come ambiente e come cultura non solo, come dice Antonio Zibana, nelle riviste e TV straniere (Rugby world o Le Monde du rugby dedicano servizi e poster, France 2 parla dell'Italia ovale sempre con grande rispetto etc), ma primariamente nella nostra TV pubblica sia in seconda serata che nei giorni non lavorativi su Rai 3. Anche all'estero e' cosi', il canale regionale trasmette i match del sabato alla domenica.
In prima serata, ci sono poi le trasmissioni di intrattenimento tipo quella della Colo' o, che so io, altre simili di vostro gradimento, perche' allora non fare inchieste sul rugby nel mondo, sulle sue radici anche culturali, sul perche' siano nate certe regole?
Per quanto riguarda la stampa quotidiana, occorrerebbe forse sviluppare quello che gia' c'è. 
Per esempio, andrebbero mirati ancora meglio i supplementi come quello della Gazzetta che gia' si dedica alla palla ovale e occorre introdursi di piu' nei supplementi del Venerdi' Repubblica e del Giovedi' Corriere, e perche' no anche nei supplementi salute, dove si tratta dei benefici dei vari sport (sviluppo fisico, coordinamento neuromuscolare, tests mentali etc..). Negli studi medici del dottore di base ci sono spesso posters che illustrano effetti fisici dei vali sport sullo sviluppo, ed anche il rugby dovrebbe essere presente.
Occorrerebbe anche introdursi di piu' nelle cronache locali dei giornali, non solo e forse non tanto di quelli nazionali, ma piuttosto nella stampa che si legge in autobus, nella metro, all'auditorium, al cinema, su alcune guide internet, nei giornalini scolastici e universitari.
Io sono convinto che il rugby si sviluppera' in Italia, bisogna pero' superare qualche barriera che un semplice approccio di elite non puo' da solo oltrepassare.
Chiaramente occorre creare strutture educative, colleges adeguati per i giocatori piu' promettenti, ma il modello inglese o irlandese, pur necessario e utilissimo, non e' sufficiente. Abbiamo in Italia le strutture di elite, le abbiamo anche in sport con pochi praticanti e tante medaglie olimpiche, ma questo non basta. 
Ci vuole in Italia un grande ambiente amatoriale, una grossa spinta culturale di base a supportare il tutto e rendere il rugby popolare fino in fondo. 
Questa spinta in generale deriva o da una cultura cosmopolita che mischia le persone ed impone regole (Australia, Sudafrica etc..) o da radici ancestrali di gruppo (Nuova Zelanda) oppure da un certo relativismo caratteriale delle persone (prendere la vita come viene, relativizzare molte cose) che e' un po' quello che succede in Francia o in Italia. Caratterialmente parlando, un veneto e' molto simile a un provenzale, un tolosano ad un lombardo, un romano o un toscano o un siciliano a un 'bourguignon': nessuno di questi caratteri umani erige valori terreni assoluti, contrariamente alle terre riformate e calviniste, dove quasi tutto viene preso sul serio ed i palati sono troppo sofisticati per uno sport essenziale come il rugby.
Non credo ci sara' mai una grandissima squadra rugbistica (di nati in loco) a Colonia o Stoccolma o Zurigo.
Sono personalmente convinto, invece, che il rugby si sviluppera' fortemente in Italia.
La filosofia del rugby richiede serieta', fedelta', amicizia, buon carattere, relativismo, investimento, sostegno reciproco, poche elucubrazioni e regole chiare. Sembra a volte che l'Italia sia un paese anarchico, ma non fidatevi delle apparenze: agli italiani le regole piacciono, abbiamo ospitato i grandi anarchici della storia, ma non amiamo affatto l'anarchia.
Sparliamo certo di noi stessi come lo fanno i francesi, e sembra che ci sia disordine ovunque in Italia (vedi Francia 1968...), ma in realta' noi amiamo il disordine che si ricompone e non quello che perdura (e la mischia ovale non e' forse anche questo?), e se diciamo peste e corna di chi ci governa, e ci piace il terzo tempo a tavola come altrove (nelle regioni latine, non passiamo forse piu' tempo a tavola sul dessert che non su tutto il resto, contrariamente al resto dell'Europa?), ci piacciono anche le regole finali, quelle non oltrepassabili, cioe' le regole di ultima istanza (e quelle non le violiamo mai, magari distruggiamo quelle intermedie, ma non quelle finali).
Ci piacciono soprattutto le regole portate dall'amicizia, direi quasi le regole imposte dall'amicizia. 
Un culto dell'amicizia (specie di gruppo) e dei suoi valori come quello che ho trovato in Francia o in Italia, non l'ho mai visto da nessun'altra parte del mondo. E si sa quanto e' importante questo moto spontaneo di fratellanza nella palla ovale. Negli altri sport spesso prevale l'amicizia isolata, introversa, strettamente individuale.
Avanti dunque, con amicizia!
buona befana a tutti!
giovanni                     
  ----- Original Message ----- 
  From: A Zibana 
  To: rugbylist a rugbylist.it 
  Sent: Friday, January 05, 2007 8:57 PM
  Subject: [RUGBYLIST] Giornali, Riviste e.....Rugby


  Angelo Volpe ci segnala sempre i giornali o le riviste che trattano rugby.
  Ma quasi mai sono i quotidiani sportivi a farlo e nonostante siano moltoi giornalisti che amano il nostro sport. Perché questo ?
  Cannavò quando era direttore della gazzetta ci disse che loro scrivevano quello che più interessava i lettori. non eravamo ancora entrati nel 6 Nazioni e speracamo che la partecipazione ci avrebbe dato un giusto risalto. ma ciò non é avvenuto sia per la mancanza di risultati sia perché il nostro é un popolo di calciohili.
  Mi chiedo se la Federazione, con i mezzi che ora dispone, non possa far nulla. Lo staff Federale comprende responsabile relazioni esterne, addetto stampa, responasabile marcheting etc. E' mai possibile che non si riesca a trovare spaqzio sui giornali?
  La BBC dedica certamentepiù spazio al rugby italiano di quanto non facciano le tv italiane SKY e la 7 e forse anche Sporitalia escluse. E per questo sappiamo chi ringraziare.

  Antonio



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