Questo sito è dedicato alla rugbylist, un ritrovo "virtuale" dove si incontrano centinaia di appassionati di rugby.
 

[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 24 Nov 2008 10:02:58 CET


Dalla Tribuna di Treviso, riporto articolo di Fabrizio Zupo.
Ciao.
Franco (TV)

Consiglio Fir di dicembre: formula campionato e franchigia che giochi
Celtic e Heineken Cup

Flop azzurro, selezione al varo

Dondi incontrerà i club: «serve una scelta collettiva»

"A Reggio è mancata la voglia di placcare» I superteam hanno tenuto
alto il livello della Nazionale senza un campionato di qualità"

FABRIZIO ZUPO

Contrordine compagni, si cambia. La Nazionale ha bisogno di una
selezione: una piccola nazionale che giocando Coppa dei campioni
(Heinenken) e Celtic League abbia decine di giocatori italiani
impegnati tutto l'anno (e non poche settimane) in tornei dove il ritmo
è pari a quello con cui si gioca fra le prime 10 al mondo. Un gruppo
che richiami gli azzurri dall'estero, non attratti da un Super 10
dall'attuale livello.
 La brutta sconfitta contro i Pacific Islanders (che al capannone del
Terzo tempo di Reggio Emilia bevevano birra assieme ai tifosi
italiani) ha aperto finalmente una falla, una crisi, una necessità di
ragionare sul futuro azzurro.
 E come in tutte le crisi, se ne aprofitta per cambiare regole, per
cercare idee, per sbirciare l'orizzonte di un 2009 durissimo (6
Nazioni a breve e test di giugno e novembre doppi contro Australia e
Nuova Zelanda, più Samoa) e oltre verso il mondiale 2011 il cui
imminente sorteggio dirà in quale girone infernale navigheranno gli
azzurri.
 Detto che il tema Celtic League inseguito da Benetton e Calvisano per
dare un progetto di respiro ai propri club tiene banco da anni ed è al
centro delle frizioni nella Lega Rugby (4 squadre su 10 si sono
defilate) e con la Fir stessa, il ko di Reggio ha rotto più di un
equilibrio. In quale sport, pur folgorato da moda improvvisa, ci si
può permettere di non aver risultati?, la pubblicità e il marketing
gongolano vendendo i valori sinora "immacolati" del rugby e circa
80mila spettatori in tre partite stanno lì a dimostrare che la
Nazionale "tira". Ma per quanto? L'anno prossimo San Siro potrebbe
esaurirsi per il ritorno degli All Blacks. Ma il fenomeno non si
gonfia all'infinito se in campo non ritorna a vincere.
 Sabato Carlo Checchinato, team manager azzurro, non ha avuto bisogno
di una domanda per chiosare sulla risposta di Mallett sulla necessità
di far qualcosa. «Il consiglio federale di metà dicembre - ha detto -
deciderà su campionati e altri provvedimenti per garantire un futuro
decente. È sempre più difficile avere giocatori a disposizione.
Dobbiamo avere un maggior controllo su di loro per mantenere un
livello alto di competizione».
 Tradotto serve una franchigia: l'Irlanda - per fare un esempio - ne
ha quattro pubbliche, finanziate dalla Union, di cui una - il Munster
- capace martedì di tenere in scacco gli All Blacks per 78 minuti,
senza neppure i nazionali impegnati con l'Irlanda.
 Il Galles conta sulla forza degli Ospreys che raggruppa il meglio di
club gloriosi (ma destinati all'oblio con il professionismo) e si
batte per vincere l'Heinenken.
 Sinora l'Italia è l'unica squadra che pesca da bacini diversi. Un po'
come se Lippi fosse costretto a chiamare giocatori anche dalla serie
B. In Inghilterra si pesca dalla Premiership, in Francia dal Top 14: i
due tornei migliori al mondo assieme al Super 14. Irlanda, Galles e
Scozia piccoli per popolazione e tornei, usano le franchigie.
Raggruppano le forze. Mallett cerca fra il Super 10 (60 giocatori in
tutto di formazione italiana), equiparati potenziali in Italia e
all'estero (brutte sorprese, anche recenti non sono mancate), azzurri
in servizio all'estero (non tutti giocano con continuità, non sempre
sono tutelati a scapito di altri interessi nazionali, il caso
Troncon-Mignoni su tutti). Di fatto molti non hanno retto la sequenza
di tre match consecutivi, arrivando spompati.
 Una selezione farebbe tornare a casa molti "emigranti", non certo
Castrogiovanni, Nieto, Bergamasco, Parisse, Bortolami considerati
fuoriclasse anche a Parigi e Londra. Il gruppo azzurro sarebbe agli
ordini di Mallett non solo per brevi raduni ma, con un'altra maglia,
tutto l'anno per giocarsi tornei importanti. Come O'Driscoll e soci
col Leinster, o il pack irlandese che corrisponde a quello del
Munster. Senza neppure i problemi imposti dai club inglesi nel
concedere i propri tesserati al XV della Rosa.
 Giancarlo Dondi ieri sera al gala di Londra per il miglior giocatore
dell'anno rimugina sulla prova di Reggio: «Ho visto subito che si
aspettavano in casa nostra i Pacific - dice - e quando il placcaggio
non è in progressione, non rimanda indietro l'avversario, è fatta.
Anche il brocco diventa campione. È venuta meno la voglia di andare al
contatto fisico».
 Allora è arrivato il tempo delle selezioni? Si cambia già a dicembre?
«Non so se è una soluzione. Per sapere cosa fare bisognerebbe
conoscere cosa non funziona. Devo sentire i club: la Federazione non è
un fatto privato ma è di proprietà delle società. Sarà una decisione
collettiva. Prima con loro, poi al Consiglio. Eppoi bisogna vedere se
la Celtic ci vuole».
 Mallett lavora con giocatori dal diverso ritmo sulle gambe, alla fine
si salvano giocatori come Parisse e Bergamasco del Top 14. «Non sono
d'accordo che il problema sia solo il Super 10: abbiamo molti italiani
che giocano solo spiccioli di gara all'estero».
 La Fir ha un bilancio di 28 milioni, una selezione se ne porta via
almeno 7 o 8. Quante ne potete fare? «Se si sceglie quella strada,
solo una. Non possiamo finanziarne altre. Se lo spirito è quello di
ricreare qualità, se va a vantaggio della Nazionale allora mi van bene
le selezioni».



Maggiori informazioni sulla lista Rugbylist