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Re: [RUGBYLIST] Notizie del lunedì - coda

Angelo Volpe a fast volpe_angelo a fastwebnet.it
Mar 8 Set 2009 18:32:12 CEST


Boh, non capisco. Chiunque si accosti all'argomento Treviso-Celtic esordisce assrendo che l'esclusione del Veneto è una grande ingiustizia e una scelta sbagliata. Immediatamente dopo invece incominciano una serie di distinguo, di precisazioni, si fa appello alla democrazia (?), alla politica, a tutto e di più per lasciare le cose come sono in nome di non si sa che cosa e no si sa di quali principi. Bisogna ad un certo punto decidersi: o la scelta di lasciar fuori Treviso e il Veneto è sbagliata o è giusta. Non si può affermare una cosa e difendere al tempo stesso lo statu quo deliberato dalla Federazione. E se è sbagliata la decisione deve essere rivista per sanare l'errore e porre rimedio alla palese ingiustizia. Altrimenti si dica chiaramente "mi sta bene così, il Veneto meritava di essere escluso" e finisce lì. Il piede in due staffe proprio non si può tenere.

angelo
  ----- Original Message ----- 
  From: Salvatore Messina 
  To: rugbylist a rugbylist.it 
  Sent: Tuesday, September 08, 2009 10:47 AM
  Subject: I: [RUGBYLIST] Notizie del lunedì - coda


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  Premesso che nessuna regione come il Veneto è in grado di rappresentare il rugby d'alto livello (e con questo intendo riassumere anche tutti gli altri numerosi meriti di questa regione), premesso che se le documentazioni presentate non fossero state corrette si dovrebbe rivedere il tutto, premesso che se la votazione stessa non fosse stata secondo il regolamento si dovrebbe rifare, non capisco come si possa dire che se io ho votato in base alle mie idee politiche, convinzioni personali, interessi od antipatie, non ho votato correttamente.

  Mi da estremamente fastidio che persone che si professano liberali e democratiche passino sopra i propri principi quando vengono prese decisioni che non rispettano le proprie ideee.
  La libertà di espressione e di voto deve essere sempre tutelata, anche quando appare evidentemente male espressa.

  Cosa avreste detto se fosse stata approvata la candidatura di Treviso e tutto il resto d'Italia fosse insorto per ricusare la votazione?

  Siamo tutti d'accordo che il Veneto è la massima espressione attuale del rugby italiano, facciamo tutti i doverosi controlli sullo svolgimento della votazione ma smettiamola di condannare i membri del consiglio federale che hanno votato diversamente.

  Sono stati regolarmente eletti e hanno le proprie idee. Se anche avessero voluto votare altri per antipatia cosa possiamo farci?
  Come avete detto l'incapacità (di valutazione politica in questo caso) è un grave difetto ma non un reato.
  Sarebbe ben più grave se una decisione politica regolare venisse stravolta sotto pressioni esterne, anche se popolari (ma lo sono poi o sono solo strumentalizzate?)
   
  PEACE & LOVE & PLAY RUGBY 



  Salvatore Messina 




  ----- Messaggio inoltrato -----
  Da: allrugby <allrugby a gmail.com>
  A: rugbylist a rugbylist.it
  Inviato: Lunedì 7 settembre 2009, 22:38:32
  Oggetto: [RUGBYLIST] Notizie del lunedì - coda

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  Ecco l'articolo di Antonio Liviero, dal Gazzettino di oggi (trascritto).
  Non so... Altri articoli di discutibile interesse, sul rugby,  non si
  possono scaricare dal Gazzettino. Permalosi?
  Se qualcuno ci legge, al Gazzettino, ci (mi) risponda. Se qualsoca non
  quadra, siamo (sono) qui. Non lasciateci, anche voi, digiuni dal
  rugby.
  Grazie per una risposta.

  L'articolo di Antonio Liviero, sotto riportato, mi sembra sia una
  caustica, precisa ed evidente denuncia di un fatto gravissimo, che il
  rugby italiano non potrebbe sopportare se le cose continuassero ad
  andare nella direzione voluta da chi, a suo tempo, ha chiesto la
  votazione segreta nel consiglio FIR e di chi, a torto e forse con
  troppa sufficienza, ha aderito ad una prassi evidentemente scorretta
  (art. 18 del regolamento). Dobbiamo continuare a lasciare in mano il
  ns. rugby a gente disinformata, poco attenta al regolamento e succube
  dei propri risentimenti verso Tizio e/o Caio, atteggiamenti tali da
  menomare seriamente l'intero movimento?
  Ragazzi, il tempo delle birre del dopo partita è finito. Soprattutto
  per chi gestisce una federazione ambigua nelle decisioni e nelle
  scelte.
  Dondi & C. avete sbagliato. L'ho sempre detto e scritto. Andatevene,
  per grazia di Dio. Lasciateci almeno la speranza che con altri
  personaggi meno attenti alla "carega" e più sensibili alle
  problematiche del rugby nostrano, si possa auspicare in un futuro
  migliore.
  Ciao.
  Franco (TV)

  MISCHIA APERTA
  Perchè è il Veneto ad essere tagliato fuori (di Antonio Liviero - Dal
  Gazzettino)

  Si è detto che l'esclusione di Treviso e del Veneto dalla Celtic
  League è stata una scelta politica. Bisogna intendersi sul termine. Se
  la politica è considerata un mezzo di mera conquista e conservazione
  del potere, ma anche il luogo di patti segreti e inconfessabili, di
  logiche clientelari, allora se ne può comprendere l'uso da parte dei
  tifosi arrabbiati per il torto subito. Ma se la s'intende
  nell'accezione più nobile (sempre più in disuso, purtroppo) di scienza
  del buon governo, se misuriamo un uomo pubblico dalla capacità di
  mettersi al servizio del bene comune, allora quella della FIR non si
  può dire una scelta politica. O almeno di buona politica.
  Lasciamo stare per una volta la candidatura di Treviso, i suoi meriti
  sportivi (che mancano alle altre candidature) e le credenziali
  economiche del gruppo Benetton, un nome di cui nessuna federazione al
  mondo si priverebbe. Concentriamoci invece sul Veneto. Prima regione
  italiana per praticanti, per club nel massimo campionato (4 su 10) e
  naturalmente quella più scudettata: 28 titoli negli ultimi 40 anni,
  contro gli 8 della Lombardia, 3 dell'Abruzzo, uno del Lazio, zero
  dell'Emilia.
  Vogliamo prendere invece in considerazione i settori giovanili? O il
  pubblico? Oppure la tradizione? Da qualunque parte si esamini la
  questione non c'è alcun motivo ragionevole per tagliare le radici del
  rugby italiano, per escludere il Veneto dall'attività di vertice.
  Un tifoso di Rovigo o di Belluno dovrebbe andare a settimane alterne a
  Viadana o a Roma per poter assistere ad una partita di èlite? E perchè
  mai un settore giovanile veneto dovrebbe continuare a reclutare
  ragazzini con lo stesso impegno se poi non avrà la soddisfazione di
  veder giocare i più bravi nello stadio di casa o almeno della città
  vicina? E i giocatori stessi? Se sono i più forti e i più numerosi,
  perchè obbligarli un giorno ad andarsene?
  Dal prossimo anno, se non ci saranno ripensamenti da aprte
  anglosassone, l'Italia avrà tre sole squadre professionistiche
  (nazionale compresa) e due tornei d'alto livello: il VI Nazioni e la
  Celtic League. Disputandosi il VI Nazioni a Roma, sembrerebbe
  scontato, se non si vuol affondare il rugby italiano, disputare la
  Celtic al nord e in ogni caso stabilire la base di una delle due
  franchigie in Veneto. Una logica stringente che non sfugge al
  presidente federale Giancarlo Dondi, che ha avuto modo di esprimersi
  duramente e pubblicamente contro l'esito del consiglio FIR di luglio.
  Un consiglio in cui il presidente, per sua stessa ammissione, è finito
  clamorosamente in minoranza su una questione strategica per il rugby
  italiano. Una sorta di "sfiducia" a scrutinio segreto che pone
  preoccupanti problemi di governabilità oltre che di buon governo e
  potrebbe aprire prospettive di forti turbolenze dagli esiti
  imprevedibili all'interno del movimento.
  Spetta a Dondi ora una pubblica assunzione di responsabilità.
  Riprendere le fila, promuovere un chiarimento all'interno del
  consiglio federale attraverso un confronto aperto. E fare sintesi
  delle posizioni. Per mettere infine in votazione la proposta del
  presidente, alla luce del sole e non con voti segreti espressamente
  sclusi dall'articolo 18 del regolamento (altrimenti come farebbe, in
  caso di parità, ad essere decisivo il voto espresso dal presidente?).
  Ben conoscendo i rischi di una nuova sconfitta di Dondi: l'azzeramento
  del consiglio federale e la richiesta di nuove elezioni.
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