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[RUGBYLIST] Dal Gazzettino del lunedi

Angelo Volpe a fast volpe_angelo a fastwebnet.it
Lun 1 Mar 2010 17:25:11 CET


           
           
            NOTIZIARIO 
            Sconfitti gli under 20 azzurri. In Coppa Rovigo qualificato
           
            Pari delle donne, vince l'Italia A 
            Oltre alla vittoria della Nazionale maggiore, fine settimana positivo anche per la Nazionale A (con 10 veneti) che ha sconfitto la Scozia A 13-3 (M. Pratichetti 1 m., Orquera 1 tr. e 2 p.) e per la Nazionale femminile che ha pareggiato con la Scozia 6-6 (Ver. Schiavon 2 p.) fallendo negli ultimi minuti un piazzato (Ver. Schiavon) e un drop (Tondinelli). Sconfitta invece l'Under 20, battuta dai pari età scozzesi 18-16 (Gori 1 m., Jannone 1 tr. e 3 p.).

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                  COPPA ITALIA - Tre venete in semifinale. Dopo Benetton e Petrarca anche il Femi CZ qualificato. Girone 1: Femi CZ-Consiag 28-14, Gran Parma-Banca Monte 13-16, riposava Benetton; Benetton 15, Femi CZ 14, Consiag, Banca Monte 4, Gran 1. Ultimo turno: Benetton-Femi CZ, Consiag-Gran. Girone 2: Petrarca-L'Aquila 27-34, Futura Park-Casinò Ve 10-14, riposava Montepaschi; Petrarca 16, L'Aquila 8, Montepaschi 6, Casinò 5, Futura 2. Ultimo turno: L'Aquila-Futura, Casinò-Montepaschi.

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      DIFESA AZZURRA, MAI COSI' ERMETICA 
      di Ivan Malfatto 
      ROMA - Dal cucchiaio di legno 2009 al miglior Rbs Sei Nazioni di sempre, finora. Alla seconda sosta del torneo l'Italia si gode felice questo primato parziale. Un traguardo di tappa, si direbbe nel ciclismo, di buon auspicio per quello finale.
            Non è tanto la vittoria 16-12 sulla Scozia a determinare il primato. La medicina scozzese da vent'anni serve da ricostituente agli azzurri. Già alla secoda sfida contro gli scozzesi nel '93, camuffati da nazionale A, l'Italrugby si è imposta 18-15 a Rovigo. Il secondo confronto senza etichette, Italia-Scozia e basta, ha visto il trionfo 25-21 a Treviso nel '98. Al debutto nel Sei Nazioni nel 2000 i campioni in carica sono stati piegati 34-20.
            La squadra di Nick Mallett sabato ha quindi svolto solo il suo compito. Sconfiggere in casa una rivale da sempre alla portata. Questo non ne sminuisce i meriti. Ma li colloca nella realtà dimensione di un bilancio di scontri diretti che parla di sole 10 vittorie a 6 per gli avversari, 6-5 nel Sei Nazioni. Battere la Scozia, insomma, è sempre una virtù, ma non è più impresa. Lo dicono vent'anni di numeri.
            La vera impresa dell'Italia di Nick Mallett è la somma dei risultati (e dei numeri) nelle prime tre giornate del torneo 2010. Mai erano stati così buoni nelle sei stagioni precedenti in cui abbiamo evitato il cucchiaio di legno. Nemmeno nell'anno di grazia 2007. Quello della doppia vittoria finale. Quando si è svoltato alla terza partita con il trionfo di Murrayfield (37-17), ma con un bilancio di 76 punti subiti e 47 fatti (-29), contro i 58-39 attuali (-19). Ancora più significativo è il dato delle mete. Poche fatte (2), ma soprattutto subite (3). Mai è stato così buono in 11 edizioni del torneo. Segno di una ritrovata efficacia difensiva (l'anno scorso abbiamo chiuso con un disastroso 2-21 in fatto di mete), base di ogni buona squadra.
            Mallett quindi è stato di parola. «Voglio un'Italia che contenga i passivi in 10-15 punti e provi a vincere le partite alla sua portata» aveva detto. C'è riuscito come mai nessuno finora. Complimenti. Ora c'è da mantenere lo stesso passo nella seconda parte del torneo e tagliare il traguardo a Cardiff.


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            La corsa di Canale e il tuffo di Canavosio. Stavolta basta una meta 
            di Antonio Liviero 
            Nell'arido paesaggio del gioco azzurro sboccia un fiore per noi raro, che impreziosisce il match con la Scozia. Un dono inatteso, al 66': una sequenza di cinque fasi durata un minuto e mezzo. Quando la partita si stava mettendo male. Gli highlander avevano cominciato l'assedio. E la gente incoraggiava la squadra cantando "Fratelli d'Italia". Come il suono di una campana a martello erano giunti il drop di Parks per il 9-9 e la punizione del vantaggio scozzese dal piede dello stesso mediano di apertura.
                  Sul successivo calcio di invio, Blair ha rispedito la palla a metacampo. L'ha raccolta Gower e da quel momento gli azzurri, con iniziative di Mirco Bergamasco, Castrogiovanni e Geldenhuys costruivano quattro fasi sulla fascia sinistra in una porzione ristretta di terreno. Quindici metri guadagnati. Non moltissimi. Ma mediani e terze linee presi nel mucchio. Con Canavosio a ronzare e dare ritmo da un raggruppamento all'altro.
                  Infine l'azione si sviluppa al largo lungo la linea dei 10 metri dove Gower si trova di fronte il flanker Strokosch, i centri e l'ala. Con Canale in sostegno. Il mediano sfida la difesa con una corsa obliqua verso l'esterno. Cinque passi rapidi per attirare Strokosch e il centro e allargare lo spazio tra il flanker e Hamilton, il primo che sta sopraggiungendo dalla zona dei raggruppamenti. Gower si gira, incrocia con Canale che infila l'intervallo e come una fucilata corre dritto e solitario per una ventina di metri. Entrato nell'area dei ventidue, si trova circondato: uno scozzese davanti, due ai lati, un altro paio alle spalle. Il centro azzurro allora scarta: lancia avanti la gamba destra, pianta il tallone, abbassa il baricentro e con la sinistra sterza bruscamente bruciando due avversari. Quindi corregge la traiettoria verso l'asse dei sostegni.
                  Quando Kellock lo abbranca da dietro, Gonzo si gira, va giù di schiena, riesce a mettere anche l'altra mano sulla palla e a tendere le braccia verso Canavosio che arriva spinto da vento, col bufalo Castrogiovanni dietro. Il mediano di mischia infila il vicolo stretto tra Canale, Ford e Parks e incrocia verso i pali. La palla sotto l'ascella destra mentre Southwell si abbassa e si distende tentando la più maligna delle francesina. Canavosio fiuta il pericolo. Alza il piede sinistro ad evitare la mano dell'estremo, e alla falcata successiva carica la gamba destra per il tuffo in meta. «Il cambio d'angolo di Gonzo è stato la chiave dell'azione» racconterà più tardi il mediano di mischia italo-argentino. «Ha cercato e atteso l'arrivo del sostegno. Fosse andato dritto si sarebbe isolato».
                  Ce la teniamo stretta questa meta. Rara e bella. Una volta tanto ce ne basta una. Perchè nel giorno in cui la conquista va a corrente alternata e il gioco al piede non si decide a fare il salto di qualità atteso, ci salva la difesa. Organizzata e irriducibile. Con un Mauro Bergamasco placcatore intrattabile e miglior uomo del match. La difesa è la principale certezza che l'Italia si porta in Francia.


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            COVI E MERCIER NELLE SCUOLE PADOVANE

            (a.z.) L'ex capitano della nazionale di rugby e del Petrarca (nonchè attuale diesse dei bianconeri) Corrado Covi e Ludovic Mercier, mediano d'apertura francese del XV della Guizza, sono stati ospiti delle classi quinte del liceo scientifico sportivo Patavinum di via Guarnieri, a San Carlo.
                  Accolti dalla preside Maria Gottardo, i due hanno parlato per un'ora e mezza di come è cambiato il rugby negli ultimi dieci anni. «Quando giocavo - ha detto Covi - era uno sport completamente dilettantistico. Al punto che pur essendo capitano della nazionale, ho dovuto rinunciare all'azzurro per motivi di lavoro. Al giorno d'oggi non accadrebbe, anche se con il rugby non ci si arricchisce».
                  «In Francia - ha spiegato Mercier - ero in una scuola simile a questa, che favoriva l'impegno sportivo. Se perdevo dei giorni di lezione, potevo recuperare in un altro momento». Il francese ha poi parlato della sua avventura rugbistica. «Da piccolo preferivo il calcio perchè avevo un buon piede. Un giorno mio padre, che era stato giocatore di rugby, mi ha portato al campo per farmi provare. E mi sono accorto che calciare bene era importante anche in questo sport, così ho cambiato. È vero che sono un professionista, ma alla base di tutto ci deve essere la passione, il divertimento. Quando non sono impegnato con il rugby, gioco a golf, a tennis, a calcio, perchè per me lo sport è vita».
                 

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                  Capitani padovani: 68 volte su 399 partite della nazionale  
                  (w.pigatto) Leonardo Ghiraldini è il sesto padovano capitano della nazionale di rugby, il primo fu Lelio Lazzarini nel novembre 1973 per una volta, il secondo Corrado Covi - sebbene sia nato a Pieve di Cadore è padovano - lo fu nel 1991 per 4 volte, il terzo Marco Bortolami lo è stato 37 volte, record assoluto detenuto insieme a Massimo Giovanelli. Delle 37 partite da capitano di Bortolami, 15 sono in gare del torneo delle 6 Nazioni, record questo che detiene in solitario. Questi due primati da soli bastano e avanzano per affermare la grandezza e il carisma del padovano Bortolami. Nel tour estivo del 2006 Mirco Bergamasco, quarto padovano, indossa la sua prima e unica fascia di capitano con le Fiji. C'è poi il livornese di nascita e formazione rugbystica Marzio Innocenti che è padovano di adozione, in quanto petrarchino di lungo corso, capitano azzurro 20 volte dal 1985 al 1988.
                        Ora è il turno di Leonardo Ghiraldini, nato a Padova il 26 dicembre 1984; cresciuto nel Petrarca, è stato azzurro a livello di under 16, 18 e 21, ha esordito con la nazionale maggiore nel tour estivo del 2006 in Giappone, evanta al suo attivo 27 presenze nella nazionale maggiore e 9 nella "A". Dopo avere debuttato a 19 anni in campionato con il Petrarca, è passato al Calvisano, di cui è stato capitano contribuendo alla conquista del secondo scudetto dei calvini, quello del 2008. Con l'arrivo di Mallet è diventato la prima scelta nel ruolo di tallonatore e nel giugno 2008 è stato capitano degli azzurri a Cape Town per il test con il Sud Africa. Nominato nuovamente capitano nel novembre 2009 con Samoa dopo l'infortunio di Sergio Parisse, è stato confermato leader della nazionale per il 6 nazioni di quest'anno. Nelle 399 partite totali giocate dalla nazionale per 68 volte al timone c'era un padovano.

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                  COPPA ITALIA - Petrarca sconfitto nell'ultima azione

                  Per il Petrarca arriva una sconfitta casalinga con L'Aquila nella quarta giornata di Coppa Italia. Sconfitta maturata proprio all'ultima azione e che anche per questo lascia più di un rammarico. Il Petrarca resta comunque al primo posto a una giornata dal termine del girone, (i bianconeri nell'ultima riposano). L'unico dubbio riguarda il ricorso pendente di Viadana su cui il giudice sportivo si pronuncerà in settimana e che potrebbe riaprire la corsa al primo posto.
                        Pasquale Presutti a fine gara non è contento di come è stata affrontata la partita: «Abbiamo giocato in modo preoccupante, soprattutto in certe scelte. Dovevamo fare più attenzione e provare a vincere con convinzione: ad un certo punto sembrava che vincere o perdere fosse lo stesso. Abbiamo sbagliato qualcosa di troppo e quando ci siamo portati avanti 19-12 dovevamo mettere la partita sul binario giusto, ragionando di più e fidandoci meno dell'istinto». 
                        In effetti, dopo una partenza velocissima, con tre mete, due degli abruzzesi, dopo poco più di dieci minuti, Mercier e compagni erano riusciti a raddrizzare la situazione. Nonostante Padrò sia stato costretto a lasciare il terreno di gioco in barella per un infortunio alla caviglia, prima della fine del tempo le mete di Chillon e Gatto avevano consentito di arrivare a distanza di break, appunto sul 19-12, prima che Fraser fissasse il punteggio sul 19-15 dalla piazzola prima dell'intervallo. 
                        Il Petrarca va in meta con una bella azione, direttamente da touche, con Ansell che schiaccia dopo una convincente rolling maul. I calci tengono a galla L'Aquila, che pareggia i conti. Quello del 27-27 arriva per un fallo commesso dai petrarchini proprio sul calcio di inizio dopo la realizzazione di Mercier. Nel finale i padroni di casa ci provano ancora, insistendo nei 22 avversari, ma allargando il gioco, in maniera rischiosa. Poi arriva il recupero di L'Aquila che proprio nell'ultima azione della partita va a segno con una bella fuga del "velocista" Nitoglia che segna in mezzo ai pali e regala così il successo agli abruzzesi.
                 


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                  COPPA ITALIA - Semifinale raggiunta
                  La Femi Cz Rovigo però manca il bonus contro un Prato sceso al Battaglini in emergenza 
                 


            È bastato un buon primo tempo alla Femi Cz Rovigo per ipotecare un successo che significa qualificazione anticipata alle semifinali di Coppa Italia. Il Prato, sceso al Battaglini con una formazione d'emergenza, ha raramente impensierito i rossoblù che avrebbero potuto vincere anche con maggiore scarto. Sin dai primi minuti l'iniziativa è stata in mano al Rovigo che al 7' trovano già la via della meta. Partenza rapida di Legora da una mischia ordinata a metà campo e pallone servito a Calanchini che buca la difesa toscana e si invola verso il centro dei pali evitando anche l'intervento di Stanojevic. La spinta della Femi Cz Rovigo mette in difficoltà i toscani che ricorrono al fallo e Bustos ha la possibilità di incrementare il vantaggio con due piazzati. I rodigini controllano il gioco grazie ad un ottimo possesso, ma commettono qualche errore di troppo nelle fasi conclusive dei loro attacchi. Succede al 22' con Mahoney che perde l'ovale a pochi passi dalla meta dopo una bella iniziativa di De Gaspari. Poco dopo è sempre la giovane ala rossoblù a portare scompiglio nella difesa toscana, ma il sostegno arriva in ritardo e l'azione sfuma. Al 34', nell'unico affondo del primo tempo, il Prato trova la meta con Fronzoni, messo in movimento da Wakarua dopo una mischia chiusa rubata dai toscani. Nei minuti di recupero, però, la Femi Cz Rovigo ristabilisce la gerarchia dei valori in campo andando a segno con De Gaspari che riceve un passaggio sporco di Basson e tocca in meta a conclusione di un insistente attacco dei rossoblù. In avvio di ripresa i rossoblù chiudono la partita con la seconda marcatura personale di De Gaspari, bravo nel fare pressione su Tempestini assieme a Immelman dopo un calcio di Bustos. Il trequarti rossoblù raccoglie l'ovale lasciato dall'avversario e segna. Il resto del match ha ben poco da dire con il Prato che attacca di più e al 14' riesce ad andare in meta con Chiesa dopo una lunga serie di mischie ordinate a ridosso della meta del Rovigo. Ma i rossoblù, fino al termine, non corrono altri rischi. Anzi, dopo aver aggiunto un altro penalty di Bustos al proprio vantaggio, creano una ghiotta occasione per segnare la meta del bonus, ma Bacchetti si perde negli ultimi metri di un efficace contrattacco. 
                 

           
     
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