Mark Donaldson – Il proiettile

Il neozelandese Mark “Bullet” Donaldson, attivo negli anni ’70 e ’80, è stato valutato dagli esperti come uno dei mediani di mischia più dotati di tutti i tempi, migliore addirittura di gente del calibro di Gareth Edwards e Sid Going.

Il giocatore più importante della provincia di Manawatu negli anni ‘70 e ’80 è stato senza dubbio il brillante mediano di mischia Mark "Bullet" Donaldson. Dal 1976 Bullet è stato un membro fondamentale della squadra di Manawatu durante il suo periodo di maggior successo. Egli sapeva calciare con precisione letale, correre veloce e aveva quella rara capacità di anticipare sempre l’avversario e di essere nel posto giusto al momento giusto. Nel suo ruolo Mark non aveva eguali, tant’è che è stato valutato dagli esperti come uno dei mediani di mischia più dotati di tutti i tempi, migliore addirittura di gente del calibro di Gareth Edwards e Sid Going, anche se, nonostante tutto il talento in suo possesso, egli non ha mai veramente ricevuto il riconoscimento che meritava a livello internazionale.

Mark è nato a Palmerston North, il 6 novembre 1955. Figlio di Bill Donaldson, un mediano di mischia che ha giocato per Manawatu negli anni ’50, ha frequentato prima la College Street School, quindi il New Plymouth B.H.S., dal 1969 al 1973, dove negli ultimi due anni ha fatto parte del XV titolare. Entrato a far parte dell’High School Old Boys nel 1974, il diciottenne ha giocato per New Zealand Colts prima di fare il suo debutto per Manawatu contro Horowhenua. Dopo avere trascorso la stagione 1975 con Hawke’s Bay, l’anno seguente Mark è tornato a dirigere la mischia di Manawatu, conquistando il Ranfurly Shield.

Mark ha fatto irruzione sulla scena nazionale nel 1977, grazie ad un bel tour in Australia con i New Zealand Barbarians, seguito dal primo trial per gli All Blacks. A quel punto il giovane è stato convocato in nazionale per affrontare i Lions nel loro tour del 1977. Purtroppo i selezionatori hanno deciso di escluderlo dalla squadra per avere reagito in malo modo a un fallo di un avanti britannico durante la partita infrasettimanale con Palmerston North. Tuttavia, ha giocato per la squadra Juniores e si è dimostrato talmente bravo che si è guadagnato la selezione per il tour di fine anno in Francia. Mark ha disputato entrambi i test match: il primo, a Tolone, è finito con la vittoria dei galletti per 18 a 13, mentre il secondo, disputato a Parigi, ha visto la squadra di Graham Mourie prevalere 15 a 3.

Conquistata la Bledisloe Cup del 1978, a fine anno Mark ha partecipato alla tournée nelle isole britanniche. Dopo avere giocato e vinto le prime tre prove, per colpa di un infortunio non ha potuto disputare quella decisiva per la conquista del Grande Slam contro il Galles. La partita vista da fuori è stata straziante per Donaldson, perché giocare contro il Galles al Cardiff Arms Park era il suo sogno d’infanzia; un sogno che non si è mai realizzato.

Nel 1979 Mark era ancora il mediano di mischia numero uno: ha giocato con il World XV in Sudafrica e con gli All Blacks in due partite contro la Francia, una vinta e una persa, segnando anche una splendida meta nella prima, quando ha intercettato un calcio di rinvio deviato e si è precipitato oltre la linea. Quell’anno Donaldson ha giocato anche nel test contro l’Australia, ma la partita è stata persa e gli All Blacks sono stati costretti a guardare l’allenatore australiano Dave Brockhoff mentre ballava intorno al Sydney Cricket Ground sventolando la Bledisloe Cup.
A quel punto Mark ha perso il posto in nazionale per il più affidabile, ma meno dotato, Dave Loveridge. A novembre, durante il tour europeo, ha giocato solo uno scampolo di partita contro la Scozia, entrato per sostituire Loveridge, ma è stato titolare con l’Italia a Rovigo il 28 novembre, dove i neri hanno vinto 18 a 12.

L’anno seguente Bullet ha partecipato alla tournée in Australia, ma dopo solo due gare è tornato a casa con una mascella rotta. Quella stagione ha capitanato Manawatu, vincendo il campionato nazionale e ha giocato per gli All Blacks gare di poco conto, con le Fiji e poi a San Diego contro gli Stati Uniti. Nel mese di ottobre è partito alla volta del Galles, dove ha guidato la squadra contro Newport.

Nel 1981 l’uomo di Manawatu ha giocato solo pochi minuti della sfida finale contro il Sudafrica ad Auckland, quando ha sostituito l’infortunato Loveridge. Quei pochi minuti si sono rivelati gli ultimi in maglia nera per il mediano di mischia, ma sono stati memorabili perché, proprio grazie al suo opportunismo, Mark ha guadagnato il penalty a tempo quasi scaduto con il quale Alan Hewson ha consegnato la vittoria ai suoi.

Selezionato per il tour in Romania e Francia, Mark ha rinunciato per motivi personali, chiudendo in quel modo la sua carriera internazionale, con 13 caps e 1 meta segnata.

Egli ha comunque continuato a condurre Manawatu anche nel 1982 e nel 1983, fino all’improvviso abbandono del gioco a metà stagione. Dopo una pausa, però, è tornato in tempo per la sfida finale. Trasferitosi al Te Kawau Club nel 1984, Donaldson ha subìto un infortunio alla gamba all’inizio dell’anno che gli ha fatto perdere l’intera stagione. È comunque tornato in campo nel 1985 per condurre il suo club e Manawatu fino al successivo infortunio, che ha causato il definitivo ritiro.

Proprietario di un negozio di articoli sportivi, in seguito Mark, in partnership con l’ex Manager All Black Mike Banks, è diventato titolare di un albergo.
Per quanto riguarda la palla ovale, Bullet ha allenato Manawatu dal 1990 al 1992.

Mark Donaldson ha avuto i suoi alti e bassi. Lodato, come si addice ai veri campioni, ha però ricevuto anche numerose critiche ingiuste ed è stato spesso coinvolto in polemiche fini a se stesse. Gli infortuni gli hanno causato parecchia frustrazione e in molte partite di vitale importanza egli ha assunto iniezioni di antidolorifici pur di essere in campo. Il suo impegno per il rugby è stato totale, ha dato il meglio di se in ogni tour e ha sempre sfoggiato aggressività e coraggio. Il rugby neoazelandese non ha mai conosciuto un atleta più grande e Manawatu non avrebbe avuto tanto successo senza il fascino di Bullet.

 

 

 

 

 

 

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