Hugo Porta

Tango argentino

Per chi scrive di rugby, o almeno per chi ci prova, è sempre rischioso proporre dei paragoni fra il nostro ed un altro sport, soprattutto se si tratta del calcio. Lo snobismo che caratterizza noi della palla ovale è risaputo e se decidiamo di spendere due parole sui nostri cugini calciatori è solo per parlarne male.

A costo di fare arricciare un bel po’ di nasi però, questa volta io nuoto controcorrente e vado a cogliere alcune similitudini fra due campioni come Hugo Porta e Diego Maradona. Entrambi sono argentini di origine italiana e ambedue hanno indossato la maglia numero 10 della nazionale, anzi, La Maglia Numero 10 (con le maiuscole). Tutti e due poi erano bravi sia con i piedi sia con le mani (come non ricordare la famosa Mano de Dios con cui Diego ha deriso gli inglesi nel 1986). Ci sono, è vero, anche molte differenze, soprattutto se guardiamo come è stata gestita la loro vita privata; ma limitandoci al fattore sportivo è innegabile che ci troviamo di fronte a due geni di fama mondiale, che hanno fatto volare la nazionale argentina, delle rispettive discipline, molto in alto.

 

Huguito come Dieguito allora? Perché no? Visto che da giovane poi, lo sport che Porta ha praticato è stato il calcio e che in quella veste ha suscitato pure l’interesse del Boca Juniors il club, ecco un’altra analogia, di Diego Maradona. Su consiglio del padre però, Hugo ha preferito proseguire i suoi studi ed è rimasto coinvolto nel dilettantismo del rugby, firmando per il Banco Nación.

Di questo sport sarebbe diventato in breve tempo una vera leggenda, entrando di diritto a fare parte del ristretto elenco dei migliori mediani di apertura del mondo. Questo perché Hugo Porta è stato un numero 10 completo, che ha saputo combinare il grande acume tattico ed il passaggio che fu di Stuart Barnes con la coerenza e l’abilità nel calcio di un Rob Andrew. Tarchiato e incredibilmente veloce nello spazio breve, Hugo è sempre stato un’enorme e costante minaccia per le difese avversarie.

 

Nato a Buenos Aires l’11 settembre 1951, Hugo Porta aveva iniziato a giocare a rugby nel ruolo di mediano di mischia, ma è stato solo dopo lo spostamento all’apertura che è arrivato il debutto con la maglia dei Pumas, contro il Cile a Montevideo, l’11 ottobre 1971, in una partita vinta 20 a 3.

I suoi primi successi con l’Argentina erano, a dire il vero, limitati al povero campionato sudamericano, che i bianco-celesti hanno sempre vinto a mani basse; ma in quei primi anni settanta sono cominciati ad emergere alcuni risultati veramente impressionanti contro le grandi nazioni del rugby. Infatti, l’Argentina era diventata molto pericolosa quando giocava a Buenos Aires, come dimostrano le due prime sfide ufficiali contro la Nuova Zelanda nel 1976, perse certo, ma con un divario non così trascendentale, soprattutto per quanto riguarda l’equilibrio delle forze in campo..

Lo stesso anno i Pumas hanno fatto visita al Galles, campione in carica del Cinque Nazioni, spaventandolo non poco e perdendo di un solo punto, 19 a 18. In quella gara, disputata a Cardiff, l’Argentina ha dimostrato di sapere giocare un rugby altamente spettacolare ed ha meritato gli applausi del tifo gallese il quale, naturalmente, presumeva che la loro squadra potesse assumere il controllo della situazione in qualsiasi momento, ma che alla fine degli ottanta minuti ha tirato un sospiro di sollievo per essere almeno riusciti a vincere, anche se solo grazie ad un penalty calciato all’ultimo minuto.

 

Nel 1977 Hugo ha segnato tutti i punti in un 18 a 18 contro la Francia fresca di Grande Slam. Era ormai palese che l’Argentina stesse diventando una potenza rugbistica di livello mondiale: il miglioramento delle tattiche di gioco ed il piede di Hugo Porta erano una formidabile combinazione.

 

Nel 1978 l’Argentina ha giocato contro l’Inghilterra, a Twickenham, pareggiando 13 a 13 con Huguito che ha segnato 5 punti.

 

L’anno seguente i Pumas hanno confermato il loro stato di forma vincendo contro una delle superpotenze del rugby mondiale: un trionfo 24 a 13 sull’Australia a Buenos Aires. Il successo è maturato sfruttando appieno il possesso di palla, surclassando gli avversari in mischia e, naturalmente, grazie alla classe di Hugo Porta che ha segnato 16 punti tra cui tre drop.

 

Nel 1980, mentre la sua nazionale aggirava il bando imposto ai sudafricani affrontandoli in casa loro con il nome di Jaguars, Hugo era stato invitato a giocare un match per i South African Barbarians, in una delle partite infrasettimanali contro il British Lions. La gara è stata persa 25 a 14, ma il rendimento di Porta è stato immenso, tanto da meritarsi gli elogi del mitico Carwyn James.

 

Nel 1981 l’Argentina ha ospitato l’Inghilterra nella prima serie ufficiale tra i due Paesi e ha reso la vita molto difficile ai bianchi. Il primo test, finito 19 a 19, ha visto Hugo centrare i pali con un penalty, una trasformazione ed un drop. L’Inghilterra ha vinto poi la seconda prova 12 a 6 e si è aggiudica la serie 1 a 0.

 

L’anno 1982 ha visto forse la più grande prestazione di Hugo Porta, anche se questa è arrivata vestendo la maglia dei South American Jaguars, anziché quella dell’Argentina.

Contro l’enorme classe degli Springboks, tra i quali giocavano personaggi del calibro di Naas Botha, Rob Louw, Danie Gerber e Ray Mordt, i giaguari hanno perso la prima partita con un sonoro 50 a 18. Per la seconda partita, disputata a Bloemfontein, Hugo ha istruito i suoi uomini indicando loro che l’obiettivo principale era semplicemente quello di ripristinare l’orgoglio della squadra; ma a metà gara i sudamericani avevano capito che avrebbero potuto anche vincere. Supportato dalla micidiale mischia, per la quale gli argentini sono sempre stati famosi, che ha svolto un prezioso lavoro di conquista e di possesso, Hugo ha trovato la gara della vita ed ha segnato tutti i punti che hanno dato loro la vittoria per 21 a 14: una meta, una trasformazione, un drop e 4 penalties.

 

Un anno più tardi la stessa mischia Argentina ha ispirato la vittoria 18 a 3 a Brisbane contro l’Australia. La serie con i Wallabies è finita 1 a 1 ed il bottino complessivo di Hugo Porta è stato di 19 punti.

 

Nel 1985 la “fortezza” di Buenos Aires ha visto la nazionale bianco-celeste esibirsi in altre due prestazioni degne di nota, entrambe nuovamente ispirate da Hugo. La prima è stata una vittoria 24 a 16 con Francia, la prima sui galletti in sedici tentativi dal 1949. La seconda ha visto un lodevole 21 a 21 contro gli All Blacks in tournée, dopo che il primo test era stato perso 33 a 20.

 

Con questi grossi risultati nel carniere, i Pumas hanno affrontato l’avventura della prima Coppa del Mondo di rugby, disputata nel 1987. Purtroppo però, l’Argentina sembrava che avesse raggiunto il suo apice troppo presto ed ha concluso il torneo nella prima fase, avendo subito due sconfitte, contro Fiji (28 a 9) e Nuova Zelanda (45 a 15) e svincendo con l’Italia  25 a 16.

Tuttavia, a fine mondiale, il nostro mediano di apertura ha avuto l’onore di guidare il proprio Paese nella sua prima importante serie in Australia. I Pumas sono stati sconfitti in una partita ed hanno pareggiato la seconda.

 

Tre anni più tardi, nel 1990, quando l’Argentina si trovava in tour nel Regno Unito, Hugo Porta ha deciso di ritirarsi.

Non è stata proprio una tournèe gloriosa per i Pumas, che sono stati sconfitti 51 a 0 e 49 a 3 nelle due gare contro l’Inghilterra e la Scozia. Quest’ultima partita, giocata il 10 novembre, è stata l’ultima di Hugo, a parte qualche comparsa una tantum nel 1997 con il World XV.

 

Al momento del pensionamento, Porta aveva realizzato 58 caps fra Argentina e Jaguars, con un totale di 590 punti segnati nei test, compreso un record mondiale di 28 drop.

 

Nel 1991 è stato nominato ambasciatore argentino in Sudafrica dal presidente Carlos Menem, mentre nel 1994 è diventato ministro per lo sport.

 

Nel 1997 Hugo è stato introdotto nella International Rugby Hall of Fame, unico argentino fino a questo momento

 

Nel 2000, e questo è un episodio simpatico, la sua auto è stata rubata a Buenos Aires, ma i ladri, dopo avere letto a chi apparteneva la vettura, l’hanno restituita.

 

Nel settembre 2007 Will Carling, il celebre capitano inglese degli anni ‘90, lo ha inserito tra i primi dieci giocatori di rugby più forti di tutti i tempi.

 

Infine, all’inizio del 2008, Hugo Porta è stato nominato dalla UAR, la federazione argentina, suo rappresentante presso l’IRB. Sarà dunque suo il difficile compito di traghettare la nazionale del suo Paese nel Tri Nations.

 

La domanda resterà sospesa nell’aria, lo so, ma io mi chiedo ugualmente: se Hugo Porta avesse deciso di firmare per il Boca Juniors e avesse giocato a calcio, magari al fianco di Maradona, come sarebbe andata?

 

Giada

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