Nick Farr-Jones

Leadership a tutto campo

Nicholas Campbell Farr-Jones è nato a Carringbah, nel New South Wales, il 18 aprile 1962. Fin da giovane ha dimostrato di possedere doti di comando fuori del comune, tant’è che è stato capitano di ogni squadra in cui ha militato raggiungendo sempre standard elevati, a partire dal Newington College sino alla Sydney University, dove ha studiato legge dal 1980-1985, per arrivare infine alla nazionale. Efficace e determinato, Nick ha dimostrato di possedere una leadership naturale ed una grande capacità di motivare i propri uomini ampiamente dimostrati in tutta la sua carriera. Per questo, e per le sue qualità tecniche, egli è stato un ingranaggio molto importante nel successo della nazionale oro, nonché fonte d’ispirazione per l’intero movimento. E quella fredda e intelligente capacità decisionale non solo l’ha messa in mostra sul campo di gioco, ma l’ha anche adottata nel suo lavoro di avvocato presso lo studio legale Garland Hawthorn Brahe.

 

A 22 anni il debutto con la maglia dei Wallabies, successore di un paio di illustri mediani di mischia come Ken Catchpole (1960-1968) e John Hipwell (1968-1982): era il 3 novembre 1984, una gara contro l’Inghilterra a Twickenham dove i canguri si sono imposti per 19 a 3. È stata quella una tournée mitica, che ha visto la squadra australiana vincere anche contro Irlanda (16 a 9), Galles (28 a 9) e Scozia (37 a 12) e conquistare così il Grande Slam. Giocando alle spalle di un formidabile pack, Farr-Jones ha dimostrato subito di possedere una notevole fiducia nei propri mezzi e contro la Scozia, nella partita finale del tour, ha anche marcato una meta.

Da quel momento Nick ha formato una specie di "Santa Trinità" con Michael Lynagh e David Campese. Con il mediano d’apertura ha disputato ben 47 test, mentre si calcola che delle 64 mete internazionali segnate da Campo, Nick vi ha messo la mano in almeno 46.

 

Ulteriori successi sono seguiti nel 1986, quando gli All Blacks sono stati sconfitti sul proprio territorio per ben 3 volte dai canguri.

Quell’anno poi, Nick ha fatto parte anche del team che ha raccolto il meglio dell’emisfero sud per affrontare i Lions nella partita del centenario dell’IRB.

 

A 25 anni il nostro mediano di mischia ha avuto l’onore di diventare capitano dei Wallabies quando, a seguito della fallimentare Coppa del Mondo 1987, è stata tolta la fascia allo storico skipper Andrew Slack. L’inizio di Nick con i gradi è stato buono: una vittoria per 22 a 16 contro l’Inghilterra a Brisbane ed un altro trionfo, sempre con il XV della Rosa, a Sydney per 28 a 8.

 

Tuttavia, per l’Australia era in agguato un periodo povero di risultati. Con due sconfitte e un pareggio la Nuova Zelanda ha tolto loro la Bledisloe Cup del 1988; quindi è seguita la batosta per 28 a 19 contro gli inglesi durante il tour in Europa.

 

Nel 1989 invece, hanno perso la serie con i British Lions per 3 a 1, serie che sarà per sempre ricordata per il gioco duro. In quella occasione Nick ha avuto la peggio nella sfida personale con l’opposto numero 9, il gallese Robert Jones, e alcuni critici hanno iniziato a mettere in discussione il suo temperamento sotto pressione.

Nonostante questo l’australiano ha ricevuto l’invito dei Barbarians per giocare contro la Nuova Zelanda.

 

Quando gli All Blacks hanno vinto 2 a 0 anche la Bledisloe Cup del 1990, sia Nick Farr-Jones che l’allenatore Bob Dwyer sono stati in procinto di diventare i capri espiatori della squadra, e quindi pronti per essere sacrificati. Tuttavia i Wallabies hanno confuso i critici con la terza prova, vinta 21 a 9 a Wellington. Per festeggiare, Nick e il giovane centro Tim Horan hanno nuotato nudi nelle gelide acque di Wellington Harbor. Quella vittoria ha dato enorme fiducia all’Australia e ha avuto ripercussioni anche nella stagione successiva, quando i canguri hanno sconfitto ancora i Tuttineri a Sydney 21 a 12.

Il ritorno ad Auckland è stato perso 6 a 3, ma Nick ancora oggi ritiene che proprio quella sconfitta è servita a motivare la squadra in vista degli imminenti Mondiali del 1991.

 

Di sicuro c’è che in quel torneo l’Australia ha reso alla grande fino all’ultima gara, nonostante Nick avesse subito un infortunio nei quarti contro l’Irlanda, in un match vinto allo scadere grazie ad una meta di Michael Lynagh.

La finale è stata una gara molto combattuta contro l’Inghilterra padrona di casa. La vittoria, 12 a 6, è andata ai Wallabies e Nick ha sollevato il Webb Ellis Trophy al cielo di Londra.

 

Anche la stagione 1992 è stata ricca di successi, con Nick saldamente capitano della squadra che ha condotto i suoi a vincere prima la Bledisloe Cup e in seguito a Cape Town contro il Sud Africa per 26 a 3.

Sempre nel ’92, Farr-Jones ha ricevuto l’onore di capitanare la squadra del World XV contro la Nuova Zelanda, in una partita che serviva a celebrare il centenario del NZ Rugby Union.

 

A quel punto però, Nick Farr-Jones aveva deciso di ritirarsi dal rugby internazionale, ma è stato convinto a tornare sui suoi passi per giocare un’ultima serie contro il Sudafrica l’anno successivo. Anche se ormai non era più capitano, la fascia era nel frattempo passata a Lynagh, Nick ha messo in campo tutta la sua esperienza per guidare i Wallabies ad un trionfale 2 a 1 prima di appendere definitivamente le scarpette al chiodo.

La sua ultima partita è stata giocata a Sidney il 23 agosto 1993, contro il Sudafrica appunto, e si è conclusa con una vittoria per 19 a 12.  

 

In totale, Nick ha giocato 63 volte per l’Australia, di cui 36 come capitano, e ha segnato 9 mete.

 

Nel 1999 Farr-Jones è stato introdotto nella International rugby Hall of Fame.

 

Oggi Nick è sposato e ha quattro figli. Lavora sempre come avvocato, è stato consigliere della città di Sydney, è senatore della Sidney University e anche direttore della Wesley Mission.

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Insomma: motivazione, leadership e lavoro di squadra sono stati una combinazione vincente per questo campione, che è riuscito ad unire una grande energia all’entusiasmo necessario per eccellere in ogni campo.

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