Olo Brown

Campione in mischia

(Con i migliori auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti coloro che navigano su questo sito)

 

Se analizziamo le performance che questo pilone destro (in grado però di giocare anche come tallonatore) ha svolto nell’arco della sua carriera, si può tranquillamente affermare che Olo Brown sia stato uno dei più affidabili giocatori che abbiano indossato la maglia degli All Blacks durante gli anni novanta. Con Laurie Mains prima, nel periodo 1992-95, e in seguito con John Hart tra il 1996 e il 1998, è stato indiscutibilmente un membro fisso di tutti i XV scesi in campo, tanto da diventare il primo pilone neozelandese a superare la quota di 50 convocazioni nei test match. Insieme a Sean Fitzpatrick e Craig Dowd ha costituito un trio di prime linee da record, un partenariato che ha gettato le basi per eccellenti prestazioni e notevoli risultati durante quel periodo.

Fuori dal campo Olo era molto ben voluto da tutti; una persona pacifica, che non amava la visibilità pubblica tanto da non rilasciare quasi mai interviste, e che si poteva trovare spesso intento a giocare tranquillamente a scacchi con qualche compagno nel bel mezzo di un frenetico tour. Un uomo che, nonostante l’avvento del professionismo, ha sempre continuato a svolgere anche il suo lavoro di contabile. A causa del suo carattere bonario e senza pretese, questo samoano è stato talvolta sottovalutato, ma quei piloni che hanno ingaggiato mischie con lui non hanno mai esitato nel definirlo come uno dei migliori professionisti al mondo.

 

Olo Max Brown è nato a Appia, nelle Western Samoa, il 24 ottobre 1967. 24 anni più tardi, esattamente il 6 giugno 1992, è arrivata la sua prima esibizione con la felce sul petto, quando Laurie Mains lo ha inserito nel team che ha affrontato l’Irlanda a Wellington. Quella serie ha visto, oltre che la prima volta di Sean Fitzpatrick con la fascia di capitano, anche l’inizio della nuova era del rugby: il professionismo. La gara è stata vinta 59 a 6 e Olo ha svolto superbamente il suo compito sotto la tutela del veterano pilone sinistro Steve McDowell.

Ad agosto poi, dopo avere perso giusto un mese prima la Bledisloe Cup contro l’Australia di Campese, i tuttineri sono andati a vincere a Johannesburg con gli Springboks per 27 a 24.

 

Nel 1993 la Nuova Zelanda ha ricevuto la visita dei British Lions di Gavin Hastings e Ian McGeechan. La prima partita della serie è stata vinta 20 a 18, ma nella seconda prova gli avanti britannici hanno dominato e i neri sono stati sconfitti 20 a 7. Sean Fitzpatrick, in particolare, ha ammesso che il suo rendimento non era stato dei migliori, ma Laurie Mains ha rifiutato di accettare il fatto che la prima linea dei rossi, Jason Leonard, Brian Moore e Nick Popplewell, fosse in qualche modo superiore ai suoi uomini. Così, con orgoglio e determinazione, nella partita finale Fitzy, Dowd e Olo si sono impegnati al massimo per vincere la sfida con i rivali ed hanno contribuito al successo per 30 a 13.

Un paio di settimane più tardi, a Dunedin, gli All Blacks hanno battuto l’Australia 25 a 10 quindi, a novembre, sono partiti per il Regno Unito dove si sono imposti 51 a 15 a Edimburgo, per poi essere sconfitti a Londra 15 a 9. Infine, il 4 dicembre, nella classica sfida di Cardiff, hanno battuto i Barbarians 25 a 12.

 

Dopo gli alti e bassi del 1994, che ha segnato due sconfitte subite in casa ad opera della Francia, una da parte dell’Australia e due vittorie ed un pareggio con gli Springboks, nel 1995 la Nuova Zelanda ha raggiungendo il suo apice di forma.

Il 22 aprile di quell’anno, in una partita con il Canada finita 73 a 7, Olo Brown ha segnato la sua prima meta in nazionale.

Successivamente i Kiwis hanno demolito l’Irlanda, il Galles, la Scozia e l’Inghilterra nella Coppa del Mondo, ma hanno perso la finale contro i padroni di casa del Sudafrica in dubbie circostanze.

 

Da questa debacle era logico aspettarsi che gli All Blacks si sedessero delusi a meditare su quanto era accaduto, invece i neri si sono subito ripresi ed effettivamente nella stagione 1996 sono diventati la più forte compagine del mondo. Tanto per cominciare si sono affermati nella prima edizione del Tri-Nations, vincendo tutte le partite sia in casa sia in trasferta. Quindi sono tornati vittoriosi dal suolo sudafricano dove hanno avuto ragione degli Springboks in 3 test match su 4.

I successi di quell’anno possono essere in parte attribuiti alla coerenza delle scelte da parte del coach. Infatti, Olo e i suoi compagni in avanti, Sean Fitzpatrick, Craig Dowd, Ian Jones, Robin Brooke, Josh Kronfeld, Michael Jones e Zinzan Brooke, hanno giocato insieme tutte le dieci gare della stagione, aumentando così il loro affiatamento e fornendo una base dominante sulla quale i talentuosi tre quarti potevano operare. Una delle loro gare simbolo è stata la vittoria per 32 a 25 a Brisbane contro l’Australia, una partita tutta in rimonta che il coach John Hart ha successivamente descritto come "The Great Escape".

Il 7 giugno poi, contro la nativa Samoa, Brown ha marcato la seconda meta personale con la maglia degli All Blacks.

 

Nel 1997 i neozelandesi hanno proseguito sulla stessa falsariga dell’anno precedente. La stagione era iniziata con due vittorie pesanti a giugno contro l’Argentina, dove Olo ha segnato una meta per gara. Quindi hanno proseguito con un altro successo nel Tri Nations e poi sono partiti in tournée nel Regno Unito, dove hanno battuto Irlanda, Inghilterra (a Manchester) e Galles, e che si è concluso in un memorabile pareggio a Twickenham 26 a 26 che ha negato loro il Grande Slam.

 

Purtroppo la carriera internazionale di Olo è giunta alla fine in maniera prematura, durante la disastrosa stagione 1998. Egli ha subito infatti il prolasso al disco della colonna vertebrale durante una partita del Tri-Nations contro il Sudafrica, il 15 agosto a Durban (24 a 23 per i verdi) e non ha più potuto giocare a rugby con la maglia della nazionale.

Con Fitzy anche lui ritirato a causa di un infortunio, la defezione di Olo Brown è stata un duro colpo per la Nuova Zelanda che si stava preparando ad affrontare i Mondiali del 1999. Infatti, anche se la squadra almeno sino alla semifinale aveva funzionato abbastanza bene, senza il celebre trio in prima linea è venuto a mancare loro l’acciaio sufficiente per contrastare una potente formazione francese che li ha battuti 43 a 31. La vittoria dei francesi, che in estate proprio in Nuova Zelanda erano stati demoliti dagli All Blacks, è stata costruita con quattro mete segnate dai trequarti.

 

In totale, Olo Brown ha giocato 56 gare con gli All Blacks e ha segnato 4 mete.

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