Robin Brooke

Buon sangue non mente

Sicuramente Robin Brooke è meno noto rispetto a suo fratello maggiore Zinzan, ma questo non significa che anche lui non ha avuto un ruolo chiave nei successi della Nuova Zelanda negli anni ‘90. Robin, infatti, era sorprendentemente mobile negli spazi aperti, e molto potente in mischia, qualità che lo hanno reso un membro prezioso di tutti i pack in nero.

 

Robin Matthew Brooke è nato a Warkworth, il 10 dicembre 1966. Studente del Mahurangi College, ha fatto parte della nazionale di rugby delle scuole secondarie, allenata da Graham Henry.

 

Approdato facilmente ai New Zealand Colts nel 1987, Robin ha però dovuto attendere parecchio prima di diventare titolare sia con Auckland sia con gli All Blacks. Nella squadra di club ha dovuto battere la concorrenza del suo terzo fratello Martin, di Gary Whetton e di Mata’afa Keenan, mentre in nazionale si è trovato di fronte ancora Whetton e il prodigio Ian Jones.

 

Anche se in ritardo, il debutto con la maglia nera è comunque arrivato il 6 giugno 1992, contro l’Irlanda a Wellington (59 a 6), la stessa gara in cui ha debuttato un altro Aucklander, Olo Brown. La partita, infatti, era parte del processo di ricostruzione della nazionale neozelandese, a seguito del mezzo disastro nella Coppa del Mondo dell’anno precedente e ha visto la presenza di molti nuovi atleti.

Nonostante tutto, anche allora la sua chiamata è stata considerata una decisione coraggiosa, ma nelle mani del coach Laurie Mains, Robin si è trasformato in un giocatore di classe mondiale ed è diventato un appuntamento fisso negli All Blacks per i seguenti sette anni, inanellando ben 62 caps e segnando 20 punti dovuti a 4 mete.

 

Il suo primo match è stato giocato al fianco di Ian Jones, di un anno più giovane di lui, ma con già due stagioni di rugby internazionale alle spalle. Essi, probabilmente, non avevano la medesima classe degli immortali Colin Meads e Maurice Brownlie, ma nelle touche sono stati entrambi stelle che avrebbero brillato in qualsiasi squadra e in qualsiasi epoca. Come coppia di seconde linee, i due arriveranno a battere il record di presenze della Nuova Zelanda.

 

Proprio la rimessa laterale è stato un settore in cui talvolta la Nuova Zelanda ha avuto problemi e quando nel 1993 hanno affrontato i Lions, anche Brooke e Jones sono stati in difficoltà contro gli inglesi Bayfield, Dooley e Johnson.

 

Nella stessa stagione, Brooke è stato costretto a saltare il tour di fine anno in Inghilterra e Scozia a causa di un infortunio al polpaccio, il quale si è protratto anche per buona parte del 1994. Significativamente, quattro delle sei gare in cui Robin è stato assente in quel periodo sono state perse.

 

Il 1995 è stato l’anno della Coppa del Mondo in Sudafrica e le eventuali carenze in touche sembravano essere irrilevanti nel contesto dello strapotere della Nuova Zelanda. Gli All Blacks, come tutti sanno, sono arrivati agilmente in finale, dove hanno affrontato i padroni di casa. Pare però che proprio allora essi siano stati ostacolati da un avvelenamento da cibo. I Brooke Brothers sono stati tra i pochi a salvarsi. Robin e Zinzan, insieme al loro capitano Sean Fitzpatrick e ad una manciata di altri, erano arrivati all’hotel in ritardo e non hanno potuto bere il tè e il caffè, come invece ha fatto il resto della squadra: sembra sia stata quella la fonte della presunta contaminazione.

Da segnalare che nella partita vinta 145 a 17 contro il Giappone, durante la prima fase del torneo, Robin Brooke ha segnato 2 mete.

 

L’anno successivo è stato quello del riscatto per la Nuova Zelanda, ora allenata da John Hart, e Robin ha fatto parte del pack che ha giocato insieme ininterrottamente in tutte e dieci le partite di quella stagione.

Giusto per rifarsi della delusione del mondiale, il neonato Tri Nations è stato vinto con un record di successi del 100%, e i neri hanno trionfato per la prima volta anche nella serie in terra sudafricana, vincendo due gare e perdendone una a risultato già acquisito.

 

In quegli anni Brooke ha dato un grosso contributo pure nei suoi club, in NPC e in Ranfurly Shield con Auckland e, con la nascita del Super 12, nei Blues, con la conquista dei primi due titoli nel 1996 e nel ’97, battendo in finale rispettivamente Sharks e Brumbies.

L’unico problema di Robin era dato dal suo carattere caustico, che lo ha portato spesso a dure polemiche finite di fronte alla giustizia sportiva. Lui e Eric Rush, ad esempio, hanno preso parte all’infame “battaglia di Onewa”, durante la finale NPC del 1994, per la quale entrambi hanno ottenuto una lunga sospensione.

 

Tornando agli All Blacks, uno degli spettacoli più soddisfacenti della squadra è stato l’incredibile 43 a 6 di Wellington con cui i neri hanno schiantato i cugini australiani nel Tri Nations 1996, in una partita valutata come una delle dimostrazioni di rugby d’attacco più perfette della storia.

 

L’anno dopo, se possibile, gli All Blacks sono stati ancora più spettacolari, anche se alcuni osservatori hanno rilevato che essi subivano troppi punti nel loro desiderio di attaccare in ogni occasione. Naturalmente nessuno si sognava di discutere l’impressionante sequenza di vittorie, ma gli ex uomini duri della nazionale sono rimasti basiti dalle mete troppo facili che essi concedevano agli avversari.

 

Per quanto riguarda la nostra seconda linea, in giugno, contro l’Argentina, ha avuto l’onore di schiacciare l’ovale 2 volte oltre la linea, portando a 4 il suo bottino personale di segnature.

La lunga stagione si è conclusa con un tour in Gran Bretagna, una visita caratterizzata dalla vittoria per 25 a 8 all’Old Trafford di Manchester contro gli Inglesi.

 

Durante il 1998 Brooke era ormai diventato un veterano della nazionale neozelandese ed è stato eletto vice capitano della squadra. Sembrava che ad un certo punto egli potesse anche ereditare la fascia da Taine Randell, ma proprio in quella stagione la Nuova Zelanda ha subito cinque sconfitte consecutive, la peggiore serie negativa di sempre, e molti hanno ritenuto che proprio Robin ha giocato al di sotto dei suoi standard abituali e ha fatto mancare la necessaria leadership che ci si aspetterebbe da un anziano All Black.

 

Nonostante tutto Robin ha mantenuto la maglia per la Coppa del Mondo del 1999, anche se la partnership con il famoso Ian Jones era ormai sciolta.

L’ultima sua partita è stato il 31 a 43 nella semifinale contro la Francia, una delle sconfitte più disastrose nella storia dei neri, che ha anche decretato la fine di John Hart dopo quattro anni passati alla guida della nazionale.

Alla fine, i profeti di sventura avevano ragione a parlare di fragilità difensiva e di tendenza a concedere inutili mete.

 

Uscito dal giro internazionale, Brooke è rimasto capitano dei Blues nel Super 12 sia nel 2000 sia nel 2001, ed ha giocato anche nella squadra di Auckland in NPC in entrambe quelle stagioni, prima di ritirarsi definitivamente alla fine del 2001.

 

Oggi l’ex seconda linea è proprietario di un supermarket New World nella città di Tauranga.

 

È proprio di questi giorni il brutto episodio che vede Robin Brooke accusato di avere molestato sessualmente una ragazza quindicenne, e di avere aggredito un ragazzo di 17 anni accorso in suo aiuto, mentre si trovava in vacanza alle Fiji. L’inchiesta è in corso.

 

 

 

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