Oltre la linea bianca

Commento al libro di Franco Paludetto

Franco Paludetto 

  • Titolo: Oltre la linea bianca. Leggende del rugby
  • Autore: Paludetto Franco
  • Editore: Libreria dello Sport
  • Data di Pubblicazione: 2004
  • Collana: Narrativa
  • Pagine: 160 
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«Con questo libro mi rivolgo agli anziani giocatori, con la speranza di rinfrescare i ricordi della giovinezza e delle antiche amicizie. Invito i giovani a giocare con umiltà, lealtà e spirito di sacrificio seguendo l’esempio dei padri per creare un legame tra passato e presente e guardare al moderno che avanza senza dimenticare che il rugby è soprattutto una grande scuola di vita».

 

 

 

Franco Paludetto, giocatore tra gli anni ’50 e ’60, ripercorre con sobrietà e divertimento la propria storia di rugbista, buttando nel frattempo uno sguardo alla realtà italiana dagli anni del Secondo dopoguerra.


La sua scoperta del rugby avviene in terza media per merito del professore di geografia, il quale ‘rubava dieci minuti alla lezione per spiegare le regole del gioco e illustrare alla lavagna i ruoli e la posizione dei giocatori in campo’  Per divulgare fra i ragazzi lo sport che amava il professore mise in palio un abbonamento per assistere alle partite del Treviso. La sorte decise che uscisse proprio il nome di Franco Paludetto.

 

Erano gli anni dove nel Treviso militava Maci battaglini, arrivato da Rovigo con il ruolo di giocatore-allenatore e ‘lo spettacolo di quei trenta giocatori che si accanivano nel fango a contendersi un ridicolo pallone ovale’ iniziò pian piano a fare breccia nel suo cuore di ragazzino semplice. Egli pensò che  ’se il professore, che era un onesto padre di famiglia, aveva in gioventù praticato il rugby, significava che quello sport  doveva contenere qualche valore nascosto sotto la scorza di botte, sudore e fango.’

 

Iniziò quindi a giocare, imparando ben presto che ‘il rugby è un scuola che riesce ad insegnare i valori della vita’.

Non molto alto di statura, Franco fu sistemato nel campo come mediano di mischia. La semplicità del gioco, la povertà degli strumenti necessari, il fatto di dividersi fra gioco e lavoro sono state caratteristiche della sua crescita e di quella di intere generazioni di giocatori.

Da ricordare il momento in cui, nel campionato 57/58, l’allenatore fece partire Franco titolare. Mediano di mischia era a quel tempo il grande Ferdy Sartorato, al quale venne chiesto di spostarsi al centro dei trequarti per lasciare spazio a questo ragazzino. ‘Sartorato, sapendo di essere un fuoriclasse e sapendo che nel nostro gioco chi possiede di più ha il dovere di dare di più, accettò’.

 

Sono tantissimi gli aneddoti, alcuni divertenti e altri di grande impatto emotivo, che Paludetto si prodiga a raccontarci.

Le squadre venete, la sua Treviso, ma anche Rovigo e Padova, differenti realtà sia nell’approccio al rugby, sia dal punto di vista economico. Rovigo e Treviso prettamente agricole, mentre Padova, la città dell’Università, più prospera.

L’Amatori Milano, squadra in cui sarà quasi costretto a trasferirsi perché a Treviso non riusciva a trovare lavoro. Società blasonata e ricchissima quella milanese, ma che proprio per questo implode. ‘I dirigenti milanesi hanno sempre avuto la colpa di non coltivare un vivaio e la società si è dissanguata per acquistare giocatori professionisti. E lui, ragazzo di campagna, che non si è mai del tutto adattato alla vita della metropoli e a quel rugby fatto di denaro, sognava più spesso di quanto volesse il suo paese natale.

E poi anche la maglia azzurra della nazionale (da leggere il capitolo sulla trasferta in Polonia) e la squadra dell’esercito durante il servizio di leva a Napoli. Un periodo quest’ultimo di nuove esperienze, di un grave infortunio durante la partita contro Padova e di meditazione sul proprio futuro, che lo portano a fare ritorno a Treviso. Finalmente a casa.  

Fino al momento in cui decide di farsi da parte. E’ la scelta più difficile, ma lui lo sa che è inevitabile. ‘Il rugby è scuola di vita. Se avevo imparato quella lezione dovevo abbandonare quella linea bianca inseguire una meta molto più importante.’

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