Dal Gazzettino (01.03.2009)

I commenti e i resoconti del Gazzettino sul triste sabato di 6 nazioni appena trascorso. Naufragio. Byy Bye. Non se ne parla nemmeno. Nazionali minori.

Naufragio

Edimburgo

NOSTRO INVIATO
Naufragio dell’Italia a Murrayfield nel terzo turno dell’Rbs Sei Nazioni. La partita che doveva salvare il torneo azzurro si è rivelata la più disastrosa. Un peccato per le migliaia di tifosi, molti veneti, che hanno applaudito la squadra fino in fondo, e anche dopo. Quando è andata a metà campo a ringraziarli mentre un streaker in kilt attraversava il terreno. L’unico sorriso che il match è riuscito a strappare agli italiani. L’elenco degli "orrori" azzurri messi insieme nel 26-6 è presto fatto. Sconfitta con il peggior passivo in 10 anni di torneo con la Scozia. Squadra fallosa e sterile, capace di produrre tonnellate di "in avanti" e punizioni contro, ma nessuna meta. Minor numero di punti segnati finora nel Sei Nazioni (11, 9, 6 la sequenza). Piano di gioco inesistente, o quasi. Capacità di tenere viva la palla con i ricicli nulla e punti d’incontro al rallentatore. Mischia triturata. Trequarti inefficaci in attacco e crollati in difesa (le mete subite potevano essere almeno quattro). Solo Parisse si è distinto per iniziativa, con 17 corse palla in mano e addirittura un drop. Ma un fuoriclasse non fa primavera. E sull’Italia di Nick Mallett cala così il più freddo degli inverni. Doveva essere il match della giubilazione del collega Frank Hadden se avesse perso (tutti i giornali scozzesi lo davano per scontato). Il ko e l’ormai probabile cucchiaio di legno potrebbe invece rivelarsi il capolinea della sua esperienza azzurra. Come nel 2005 con una prestazione altrettanto deludente costò il posto a John Kirwan.

Eppure l’inizio sembrava promettente. Con la Scozia a perdere al 1’ una delle tante touche e a commettere fallo. Un auspicio, visto che Parisse aveva detto: «Il match si deciderà sulla disciplina». Difatti subito dopo partiva la raffica di falli (6 più 3 calci liberi) che affonda l’Italia. Perugini non lascia il placcato a terra, 3-0. Bortolami entra laterale sul punto d’incontro creato dal break di Jacobsen (migliore dei suoi), 6-0. A piazzare è Paterson, cecchino numero uno al mondo ma relegato in panchina, approfittando della ferita sanguinante di Godman. Anche l’Italia cambia Garcia (groggy per colpo in testa e finito all’ospedale), inserendo all’ala il baby Bacchetti (2. cap) e spostando centro Bergamirco.

L’Italia reagisce. L’annunciata alternanza McLean-Marcato in cabina di regia si vede poco. L’australiano gioca meglio del padovano. Trovando belle rasoiate tattiche come al 15’, quanto porta gli azzurri a 5 metri, la Scozia pasticcia nella touche corta e l’Italia si trova una ghiotta mischia a favore. Risultato? Perde la chiusa per fallo di Perugini, che come un irriconoscibile Castrogiovanni patisce i rivali. Ma non avevamo la prima linea più forte d’Europa? Al 22’ un intercetto di Zanni su Southwell fa rivivere agli scozzesi gli spettri di due anni fa. Il flanker è acciuffato a un passo dalla meta e della piattaforma successiva nasce dai 22 il drop di Parisse. Miglior azzurro insieme a Zanni (recordman di placcaggi con 13) e bravo anche al piede.

Il canovaccio dei falli però riprende. Con il rientrato Godman che prima grazia l’Italia calciando fuori (23’ tenuto di Mc Lean), poi la giustizia (30’, avanti volontario di Bergamauro su Blair). Siamo sul 9-3 e arriva la mazzata. Su azione da touche in prima fase a metà campo l’apertura trova l’incrocio interno con Morrison che superata la linea di difesa azzurra lancia Danielli come una lama nel burro. È la meta che decide il match.

Nella ripresa nonostate un 73% di possesso azzurro nei primi 12’ e 4 falli scozzesi (capovolta la situazione disciplina), l’Italia  trova solo il calcio di McLean per tallonnaggio con la mano. È ancora la Scozia invece a costruire una splendida meta su combinazione dei fratelli Evans e Morrison, con Tom placcato sulla linea capace di un delizioso riciclo per Gray. Oltre che vincere potrebbe dilagare. Ma al 23’ il tmo nega la meta a Danielli per avanti dopo fuga a seguito di up and under (avanti su placcaggio di Mc Lean). Al 33’ è Dickinson a commettere avanti su Godman lanciato oltre la difesa. Resta solo il tempo per uno spunto al piede di Bergamauro, annullato in area dal tocco di un rivale, e poi tutto finisce. Forse anche l’era dell’Italia targata Nick Mallett.

Ivan Malfatto

 

 

Bye bye

Nelle cifre disastrose frutto di un gioco deludente, della realtà italiana povera di talenti e di un commissario tecnico che non ha più in pugno la situazione.

Sembra lontano anni luce il Mallett I, andato in scena nel torneo 2008. Appena arrivato il ct ha infilato quattro partite e mezzo su cinque giocate alla pari contro le big. Vittoria sfiorata in Irlanda, minor passivo di sempre con l’Inghilterra, successo all’ultimo secondo con la Scozia, grazie a un drop di Andrea Marcato spostato apertura in quel frangente decisivo, minor numero di mete subite nella storia azzurra del Sei Nazioni (13). Non c’era più Alessandro Troncon, leader dei due eccezionali successi del 2007, ma la Nazionale sembrava non sentirne l’assenza. Aveva trovato equilibrio, difesa ferrea e forze fresche. Sembrava potesse solo progredire, tenuta per mano dal nuovo leader carismatico in panchina, che dopo i fasti con Springboks (record di 17 vittorie consecutive) e Stade Francais (2 scudetti) aveva portato la sua scienza rugbistica in un Paese emergente.

Invece dodici mesi dopo tutto questo non c’è più. Spazzato via sotto i colpi dei rivali e delle cifre impietose. Il Mallett II assomiglia a un’agonia, nonostante i giocatori a disposizione siano gli stessi. Con il tecnico capace di appellarsi solo alla povertà del movimento italiano che non produce talenti. Al basso livello del campionato (anche ieri alle telecamere di La7, suscitando lo sdegno di un presidente di club veneto) da sacrificare sull’altare della Celtic League. Al fatto che l’Italia affronta solo avversarie più forti (la Scozia proprio no) e perciò il bilancio di 2 vittorie e 10 sconfitte del ct sudafricano in panchina è inevitabile.

Tutto vero. Tutto sacrosanto. Ma vien da chiedersi: Mallett non lo sapeva prima? Non sapeva che l’Italia del rugby non è il Sudafrica? Se la risposta è sì non ha il diritto di affermare questo. Se la risposta è no ha la colpa di non essersi informato. Qualunque sia, per lui è una sentenza di condanna, certificata dai risultati e dalle prestazioni del Sei Nazioni. Nessuno mette in dubbio che Nick sia un grande tecnico, ma evidentemente non è quello adatto a guidare la nostra Nazionale. Perciò bye bye mister Mallett, con immutata stima e nessun rancore.

I tempi del calcio vorrebbero che l’addio avvenisse subito. Prima del match contro il Galles. Ma il presidente della Fir ha già detto che eventualmente se ne parlerà solo a Sei Nazioni finito. Come vogliono i tempi del rugby. La vera uscita in bellezza per tutti (Fir e tecnico) è la finestra biennale del contratto che scade a giugno e prevede la rescissione unilaterale senza penali. Salutato Mallett, però, non avremo risolto nulla. I problemi della Nazionale e del rugby italiano sono altri, ben più gravi e profondi dell’esonero di un ct. Speriamo che tutti si mettano davvero intorno a un tavolo per risolverli.

I. M.

 

Non se ne parla nemmeno

Edimburgo

NOSTRO INVIATO

«Un esonero di Nick Mallett? Non se ne parla nemmeno. Faremo i conti a fine torneo». La frase più attesa nel dopo Scozia-Italia è del presidente Giancarlo Dondi. Andatosene con la faccia rabbuiata come quindici giorni fa al Flaminio, dopo il ko con la Irlanda. Ma mentre lì aveva scaricato le responsabilità solo sui giocatori, stavolta ha fatto capire che una riflessione sulla permanenza del ct ci sarà. E a cucchiaio di legno in mano (se come vogliono i pronostici arriverà) potrebbe non essere indolore.

Sul tema lo stesso Mallett è stato punzecchiato in conferenza stampa da un giornalista. La risposta è stata irritata: «Se vuoi trovare un altro allenatore vai a cercarlo. Hai fatto la stessa domanda dopo la sconfitta con i Pacific Islanders e non mi piace sentirla». Irritazione che segue la stizza del giorno prima al quesito su Marcato estremo («Vedrai domani!»), che dal ct riceve una solenne bocciatura come mediano d’apertura: «A questi livelli devi giocare con un numero 10 di grande presenza fisica. Luke Mc Lean è la migliore apertura oggi in Italia, possiamo andare avanti con lui. Andrea Marcato da estremo ha avuto problemi nelle accelerazioni, ma ha già disputato cinque partite nel ruolo. Dell’argomento, comunque, non voglio più parlare!». Sembra proprio di capire che dopo i 3 test autunnali e i 28’ di Twickenham l’avventura di Marcato con il numero 10 azzurro sulle spalle sia già finita. Almeno Andrea Masi di match ne aveva giocati cinque.

Mallett poi se la prende con l’arbitro. Come nella miglior tradizione calcistica. Pur premettendo che «non mi piace farlo a caldo, senza aver prima rivisto il match al video». Ma le bordate a mister Nigel Owens, famoso per il suo outing sull’omosessualità raccontato in un libro, arrivano lo stesso: «I falli fischiati contro Perugini, Bortolami e Mauro Bergamasco nel primo tempo, che hanno determinato 9 punti della Scozia, non c’erano. L’ho detto anche ai ragazzi negli spogliatoi». Bergamauro conferma: «I nostri falli non c’erano assolutamente. Quello di Perugini l’ho visto bene, ero dalla sua parte, e nel mio caso ho cercato di chiudere il placcaggio, non di fare avanti volontario».

Capitan Sergio Parisse analizza la pessima prestazione del pacchetto di mischia. «Non è la stessa mischia vista l’anno scorso, anche se i giocatori sono gli stessi. Alcuni di loro non sono al top della forma, non riescono più a imporsi sugli avversari. E’ un problema mentale e fisico, condizionato pure dalla brutta prestazione contro l’Irlanda. Sono fiducioso che nelle prossime due partite miglioremo».

I.M.

 

NAZIONALI MINORI

 

A Dundee nel Sei Nazioni under 20 Scozia-Italia 14-10 (tutti i punti del trevigiano Benvenuti), a Edimburgo fra le donne Scozia-Italia 13-10 (m. Stefan, 1 tf e 1 cp V.
Schiavon).

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