Italia – Inghilterra (di Stefano Villa)

Il mio primo intervento di Stefano Villa. Un commento, l’analisi e la cronaca sulla partita di Italia – Inghilterra della seconda giornata del 6 nazioni 2010.

Domenica 14 febbraio 2010, ore 15.30

Stadio Flaminio, Roma

RBS 6Nazioni, 2^ giornata

 

 

ITALIA – INGHILTERRA        12-17

 

E’ questo che vogliamo vedere. I dubbi usciti dal Croke Park settimana scorsa esigevano di essere immediatamente cancellati. Così è. Al Flaminio, una grande Italia disputa una delle migliori partite della propria storia, mostrando un netto passo in avanti. E non è solo un prestazione di cuore (come spesso, ahi noi, è successo), ma questa volta i ragazzi vi affiancano una grande testa, una grande compattezza e, soprattutto, una grande tecnica.

Gli azzurri sono quasi perfetti, riescono a tener testa ai vicecampioni del Mondo dell’inghilterra (a onor del vero leggermente sotto tono), mettendogli pressione ovunque e lasciandogli poco campo aperto per ampliare la manovra e far muovere le loro gambe veloci. Anzi…in alcuni frangenti sono i nostri ad agire in maniera rapida: Tito Tebaldi (siamo sicuri che a Dublino fosse lui?) è sveltissimo nel smistare palloni, usando sempre le mani (evitando quegli odiosi calcetti subito dopo l’uscita dell’ovale dalla maul), riuscendo ad allargare bene la palla, a volte anche incrociando. E’ così che si mette timore agli avversari. Così si deve giocare per mettere in difficoltà chi si ha davanti. Proprio così al 4′ quando, dopo un recupero di Mauro Bergamasco, Gower (la sua è stata un’eccellente partita per accortezza tattica e tecnica, dando grande sicurezza e rendendosi molto efficace insieme a McLean nelle fasi di botta e risposta al piede, dove in Irlanda si erano commessi troppi errori) calcia e Zanni vola verso la meta: i bianchi, però, lo fermano a quattro metri dalla linea.

A margine c’è da sottolineare la grande prova del nostro numero 8: sulle palle alte che provengono dalla metà campo inglese c’è sempre, ed è così che da sicurezza e stimolo a tutta la squadra. Sono i suoi recuperi che permettono alla maul di accorrere veloce sulla palla e spingere, sfiancando gli inglesi, che non possono far altro che rallentare il gioco. Sostituisce egregiamente, e senza sentirne la pressione, il capitano Parisse (a proposito sabato lo si è visto in campo per qualche corsetta, assaggiando anche l’ovale).

L’Italia è, però (e qui i miglioramenti da fare sono ancora notevoli), troppo indisciplinata: al 9′ un fallo della maul nei propri 22 manda Wilkinson in piazzola e dimostra di essere il solito cecchino. Due minuti dopo, però, tocc a noi: mani in ruck di Haskell. Mirko deve riscattare le pessime prove al calcio delle partite contro Sudafrica e Irland; l’occasione è facile: punizione abbastanza centrale nei loro 22. E’ dentro. 3-3. Il problema del piazzatore dovrà comunque essere risolto presto, perchè nel rugby moderno il gioco al piede è sempre più importante e i punti realizzati in questo modo saranno sempre più incisivi.

Qui la partita subisce la prima svolta: gli azzurri prendono ancora più coraggio, aumentano il proprio furore e vigore tecnico (che non sfocia, fortunatamente, in foga). La realizzazione da fiducia d Bergamasco per il prosieguo e l’Inghilterra inizia a pensare che portar via i due punti da Roma per rimanere attaccata alla Francia non sarà impresa facile. E a mettere i bianchi in maggior difficoltà sarà un loro stesso uomo, e  nessuno lo avrebbe mai potuto pensare: Jonny Wilkinson. Due pesanti, decisivi errori dalla piazzola: un corto da 35 metri e uno fuori da posizione centrale dalla linea dei 20. Non era mai successo, sarà difficile che capiterà nuovamente e l’evento andava sicuramente sfruttato in miglior maniera.

L’Italia allora ci crede ancora di più. La touch è straordinaria oggi. Ghiraldini mostra il suo reale potenziale, rimette sempre in maniera impeccabile, gli azzurri riescono a non perdere palloni, sporcandone molti e arrivando addirittura a rubarne uno. Sarà, invece, il tallonatore inglese che in alcune occasioni si permetterà di trasmettere in maniera storia, ma l’arbitro non fischierà…

La prestazione è notevole anche in mischia e i ragazzi mostrano di avere il pacchetto più forte d’Europa (sabato scorsa avevamo avuto dei dubbi): tengono frote, spingono, guadagnano metri preziosi, permettendo al mediamo di agire senza pressione come detto prima. Proprio grazie a quest’ottimo lavoro, i nostri avversari commettono fallo a 5 metri dai pali: ormai nessuno ferma più Bergamasco, che sembra essersi scambiato il piede con Wilkinson e mette a segno altri tre punti. L’Italia sogna di chiudere in vantaggio il primo tempo, ma il 10bianco sfrutta un fallo di Totò Perugini mettendo il 6-6 a tempo scaduto.

 

Ad apertura del secondo tempo, placcaggio alto di Flutey su McLean: ci si aspetta un sin bin, sarebbe il minimo…non si dovrebbe mai far polemica, ma qui l’errore del francese Berdos è enorme: solo punizione, che Gower sbaglia. Questo non sarà l’unico placcaggio alto non sanzionato del match: sempre su McLean, al 71′ ci sarà Moody. C’è da chiedersi allora quali siano le reali misure prese in considerazione, tenendo conto di quanto sia successo nella prima giornata. Ora la partita si fa tosta, nessuna delle due formazioni cede metri, ma al 50′ l’Inghilterra riesce a sfondare la linea azzurra, può così agire in velocità come mai aveva potuto fino a quel momento, palla ad Armitage che libera per Tait: meta, l’unica della partita e che risulterà probabilmente come l’episodio decisivo. Qui l’Italia commette l’unico errore, buca due placcaggi e consente così la fuga inglese. La tattica di Mallet di tenere alta la linea e di andare su ogni uomo era corretta e si è dimostrata vincente; solo una lettura sbagliata dell’uomo al largo ha impedito di realizzarla per gli interi 80 minuti. Wilkinson sbaglia la trasformazione: chiuderà con un pessimo 4 su 7…

6-11 che diventa 6-14 quando Castrogiovanni al 58′ metterà le mani in ruck, provocando punizione più esplusione temporanea. Nonostante questo il nostro numero 3 ha giocato una partita di grande concretezza e cuore, resistendo a pieni livello per tutto l’arco del match.

La meta subita, gli otto punti di svantaggio, l’uomo in meno avrebbero fatto crollare chiunque. Non questi 15 leoni. Due punizioni, due occasioni, Mirko è ispiratissimo, porta a casa sei punti e fissa il tabellone sul 12-14. Fa sognare, fa esplodere il Flaminio che incita i ragazzi a dare tutto, per arrivare all’impresa. Basterebbe una punizione, un drop…Lo fanno i bianchi. Lo fa Wilkinson che tira fuori il coniglio dal cilindro: non varrà quanto quello del Mondiale 2003, ma basta per tarpare i sogni azzurri. Finisce 12-17.

Ma è una grande Italia. E questo volevamo vedere.

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