Le qualità nascoste dei giocatori della nazionale di rugby

Un tratto emblematico, ma esemplificativo, in chiave scherzosa, degli eroi di Roma reduci dalla “lezione inglese”.

Il cubo di Rubik: la soluzione di Perugini

Prima di presentare la squadra inglese, ns. avversaria di domenica prossima (Stadio Flaminio – Roma – ore 15:30)
del 2° turno dell’RBS VI Nations, ecco una breve descrizione di quella italiana:

15 Luke MCLEAN (Benetton Treviso, 15 caps): detto “boomerang”, è un simbolo per i suoi calci di spostamento, di rara inefficacia; comunque è uno che ha la testa sulle spalle, anche se non si è ancora accorto di averla. Una garanzia per gli avversari.

14 Andrea MASI (Racing-Metro Paris, 47 caps): è dotato di una finta ubriacante: infatti, dopo averla eseguita, vaga pel campo inebetito, a zig zag, sguardo fisso nel vuoto, bersaglio inconsapevole delle successive incursioni avversarie. Per rimetterlo in sesto, deve intervenire di persona la Madonna Di Fatima.

13 Gonzalo CANALE (Clermont Auvergne, 52 caps): non guarda in faccia a nessuno, corre sempre diritto davanti a se, con o senza palla. A volte lo si deve rincorrere, in auto, perchè non si accorge di essere uscito dallo stadio e di aver percorso già qualche decina di chilometri. Gli avversari gli hanno affibbiato il soprannome di “Forrest Gump”, non tanto perchè corre, quanto perchè è un po’ suonato.

12 Gonzalo GARCIA (Benetton Treviso, 14 caps): parente del più famoso sergente Garcia (quello di Zorro, per intenderci), ne conserva la corporatura “a mongolfiera”, la tranquilla paciosità ed il cervello che funziona “part-time”.
Più che dagli avversari è temuto dai suoi compagni di squadra per le sue sgroppate all’indietro. Della serie: “dove cavolo sto andando?”

11 Mirco BERGAMASCO (Stade Francais, 67 caps): ha un fratello che è suo figlio, o viceversa: non si è ancora capito. Sul fatto che sappia giocare a rugby c’è qualche diatriba, specialmente da quella volta che è entrato in campo con una racchetta da tennis ed il gonnellino.

10 Craig GOWER (Bayonne, 7 caps): è un centro fortissimo, infatti con l’Italia gioca apertura. Ma solo perchè è parente del più famoso attore, protagonista della serie TV, “McGiver”; reclutato per i suoi lampi di genio, riesce ad essere assente anche quando c’è. Precisissimo nei calci piazzati, è riuscito a mancare, calciando il pallone, un elefante in un corridoio.

9 TEBALDI: fino a qualche tempo fa era una riserva: non di lusso e nemmeno a livello di media macelleria: ma tant’è. A lui le mani non servono, poichè anche il migliore dei passaggi sembra essere fatto con i piedi. Il suo punto forte è il placcaggio: infatti, quando è placcato, anche solo sfiorato, cade senza equilibrio che sembra uscito dal ta-ga-dà.

8 Alessandro ZANNI (Benetton Treviso, 38 caps): ultimamente si è fatto notare, in campo, perchè nessuno si accorgeva che ci fosse anche lui. Friulano di Alberobello Fiorentino (RC), il suo eroe è Chabal, nel senso che “c’ha le balle”, mentre lui si limita a portare a spasso i suoi maroni.

7 Mauro BERGAMASCO (Stade Francais, 80 caps): è il cugino del padre di sè stesso, come quello di prima. Pur di farlo giocare l’hanno provato anche a mediano di mischia, con ottimi risultati soprattutto per gli avversari. Placca anche l’erba, quando non se la fuma.

6 Josh SOLE (MPS Viadana, 42 caps): molto lunatico per indole, è una forza della natura soprattutto quando non gioca. Dal nome sembra di origine  italiana, ma il cognome lo tradisce: infatti è egiziano, stretto parente della divinità RA, che era originaria di Ravenna (Canton Ticino).

5 Marco BORTOLAMI (Gloucester RFC, 78 caps): è soprannominato “sciolina” dal modo in cui riesce a farsi scivolare la palla quando tenta di prenderla con le mani. Maestro nel chiamare le touche un attimo prima del proprio tallonatore, e un attimo dopo il suggerimento avversario, è utile come una pulce nel pube.

4 Quintin GELDENHUYS (MPS Viadana, 7 caps): nipote del famoso regista Quentin Tarantino,  è dotato dello stesso genio dello zio dietro una macchina da presa: e allora, perchè non ha intrapreso la strada del cinema, dove avrebbe senz’altro fatto un figurone, anzichè intestardirsi con il rugby, dove non sfonderebbe nemmeno se giocasse contro nessuno?

3 Martin CASTROGIOVANNI (Leicester Tigers, 63 caps): pericolosissimo; soprattutto per chi si chiama Giovanni, il rischio è di finire a cantare in un coro di voci bianche. Detto “gambe di sedano”, per la sua consistenza in mischia chiusa, preferisce il gioco di movimento: infatti, gira a vuoto senza costrutto, inseguito, invano, dal suo barbiere personale.

2 Leonardo GHIRALDINI (Benetton Treviso, 25 caps) – capitano –: era sottotenente, ma l’hanno promosso a capitano per farlo smettere di piangere e fare i capricci. Gioca con gli occhiali da vista e l’apparecchio acustico. E’ anche balbuziente; infatti, quando si appresta a chiamare la giocata in touche, l’arbitro ferma il tempo, lo stadio si svuota ed i giocatori, salvo quelli impegnati disgraziatamente nella rimessa laterale, vanno in centro a fare shopping.

1 Salvatore PERUGINI (Bayonne, 67 caps): è così intelligente che il famoso “cubo di Rubik” riesce ad ingoiarlo in sette secondi. In campo, quindi, risulta spigoloso per chiunque, nonostante i suoi 140 kg. per 40 cm. di altezza! Tecnici e critici dicono che piloni così ne nasce uno ogni 100 anni: per fortuna.

E QUESTI SONO I MENO BRAVI!

16 Fabio ONGARO (Saracens, 65 caps)

17 Matias AGUERO (Saracens, 13 caps)

18 Valerio BERNABO’ (Futura Park Rugby Roma, 13 caps)

19 Paul DERBYSHIRE (Petrarca Padova, 1 cap)

20 Pablo CANAVOSIO (MPS Viadana, 26 caps)

21 Riccardo BOCCHINO (Femi-CZ Rovigo, 1 cap)

22 Kaine ROBERTSON (MPS Viadana, 42 caps)

5 responses to “Le qualità nascoste dei giocatori della nazionale di rugby”

  1. Io mi chiedo con stupore, come ha fatto una Armata Brancaleone, come descritta in modo divertente da Franco, a

    vincere quelle pochissime partite,negli ultimi anni. Allora non siamo i peggiori, ma tra i peggiori. Come si dice?- " Mal comune, mezzo gaudio"

    E pensare che ci sono migliaia che li vanno ad applaudire, non solo al Flaminio, ma anche all’estero! Freud, ispiraci una risposta comprensibile!

    Con sconcerto

    Gianni

    • Tra quelle migliaia di persone che hanno seguito – ed incitato gli azzurri – da Roma a Milano a Parigi a Udine ect. ci sono anch’io. E ti garantisco che ogni volta le gambe sono molli ed il cuore in tumulto.

      La vera tristezza è vedere che non si sa distinguere il serio dal faceto, come si suol dire. Si, Freud dovrebbe proprio darci una risposta.

      Franco

    • Noi andiamo a vedere l’Italia che gioca, anche quando perde, perchè amiamo il RUGBY e amiamo la nostra NAZIONALE. Comunque VADAAAA.

      • arivo alle vostre pagine con ritardo, ma continuerò a leggerle. La faceta descrizione della nostra Nazionale avrebbe fatto ridere se fosse stat racconatat a mo’ di barzelletta dopo un terzo tempo da qualche parte. Riassunto: una accozzaglia di imbecilli cacciapalloni in mutande e maglia azzurra, guidati da peggiori imbecilli in giacca blu crest e cravatta. Grazie, ma non ce ne eravamo accorti e non se ne sono accorti neppure quelle squadre francesi o inglesi che li hanno nelle loro file (forse per folclore latino) La osannata intoccabile splendente e tripudiante di trofei nazionale di calcio azzurra, da sempre nell’olimpo sportivo, di calci in beep beep faccia ne ha presi diversi Corea, sudafrica ecc, ma npn li seguo e quindi non so. I mentecatti suonati azzurri del Rugby si cimentano sempre con le nazioni più forti del globo, che fra loro fanno scintille e aver retto nove mischie consecutive agli All Blacks vale un campionato, aver minimamente contenuto la Francia pigliatuttodovunque è stato onorevole lotta anche se si dice di una scarsa nostra aggressività, rinunciataria. Siamo la 10 o 11 squadra nel mondo, andremo ai mondiali 2011 chiedendoci come mai tale armata rincoglionita sia riuscita a esserci e le altre enne nazioni no. Potremo sempre dire di aver osato, di essere stati battuti, ma non vinti…forse perchè siamo stupidi e la prossima volta saremo ancora lì.

  2. Il Rugby è sempre una festa, notiamo con grande gioia come si confondano le varie tifoserie talvolta con colori sociali simili, come l’arbitro sia sempre un elemento esterno come si suol dire, ma rispettato dai giocatori e come questo divertente articolo tra il serio e il faceto faccia un sunto di quello che è successo sempre del punto di vista di chi lo verga, cmq la cultura del rugby non è ancora insita nella nostra indole abituata a polemiche settimale tipiche del fratello calcio, ciascuno di quei ragazzi che è sceso in campo onorando la propria maglia rientrando negli spogliatoi sicuramente ha fatto mea culpa e sicuramente cercherà di non ripercorrere gli sbagli fatti.

    c’è da sottolineare come i nostri ragazzi siano cresciuti di giorno in giorno di anno in anno ponendosi di fronte a vere e proprie armate dove il rugby è posto come sport numero uno.

    C’è da sottolineare cmq come ancora la nostra nazionale sia imbottita da "chi sta bene in Italia" e non da ragazzi cresciuti nei nostri vivai coltivati giorno per giorno da allenatori dell’aquila, treviso, roma, alghero…..e arrivati al successo possano essere da traino e propulsivi per la divulgazione di questo sport.

    Colgo l’occasione per voler Incoraggiare i nostri Ragazzi in tutti i loro Match e nel saper cogliere da questo articolo il vero significato vale a dire alla prossima vi vogliamo Vincenti !!! Forza Ragazzi !!! Tommy

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