Ancora su Francia – Italia

Considerazioni a mente fredda

Per dirla all’emiliana, ci hanno imbragato come il ripieno dentro al
tortellino. Ci hanno messo 30 secondi a capire dove dovevano puntare
per assicurarsi il match. L’intervallo tra Gower ed i centri è stato
esplorato con efficacia più volte, considerato il fatto che le ns.
terze linee erano più predisposte ad aspettare gli avversari piuttosto
che ad anticiparli e che la ns. apertura tendeva a “scollarsi” dalla
diga difensiva facilitando le penetrazioni avversarie.
Si metta anche in conto la difesa ad uomo anzichè sugli spazi, quando
si sarebbe dovuto intervenire sugli spazi anzichè sull’uomo. E
viceversa.
Inoltre, dato che siamo migliorati moltissimo in difesa (?), nessuno
inculca ai nostri baldi giovanotti di non seguire il pallone, ma di
puntare il proprio uomo?
E poi: touche o Carneade. Chi era costui? Ghiraldini ha l’Halzeimer,
dato che ben 5 touche nel primo tempo sono state buttate nel letamaio?
Perchè loro sapevano le nostre chiamate? Nessuno ha pensato a
codificare meglio la nostra “Enigma”? E fare le cose semplici, mai?
Perchè non si evita quel “tourbillon” di gente che va su e giù come la
pelle degli occhi, per poi lasciare il pallone all’avversario? Almeno
quando è evidente la supremazia dell’altra squadra è meglio effettuare
lanci semplici e più sicuri.

Mischia: eravamo quelli che “tremare il mondo facevano”. Ora le gambe
molli sono nostre: arti dinoccolati e scarsamente combattivi: gamberi
del Sei Nazioni, ma senza chele difensive. Terze linee che, essendo a
guardia di un pack pur in sofferenza, si lasciano bucare da atleti ai
quali nulla dovrebbero invidiare. E per contro, risultiamo essere
sterili in attacco senza l’avanzamento dei ns. arieti.

Mediana? Tebaldi non sfonda, non riesce a proporre, non prova
l’attacco;  in difesa lascia a desiderare. Unica risorsa, a dire il
vero anch’essa negativa, l’uso ostinato, indefesso, sistematico – ed a
volte inutile – del piede. Della serie: butta là, che tanto qualcuno
provvede. Gower si sacrifica parecchio, ma non ha molto senso tattico
nell’uso del pallone al piede. Tra lui ed un’apertura di ruolo, la
differenza è lampante: però difende ed attacca palla in mano. E
questo, a volte, ci tiene a galla.
Aspettiamo con fiducia il rientro di Picone, anche se, ormai, credo
abbia perduto l’essenza dello scontro fisico a causa dei vari
infortuni accorsigli. Ma non si può mai sapere. Dicono bene di lui nel
match di Coppa Italia giocato dal Benetton con il Viadana.

Tre quarti: abbiamo schierato quattro centri, invero lenti ed
impacciati, senza, purtroppo, poter comparare il loro livello con con
quello dei colleghi d’oltralpe. Il gioco del rugby, per i francesi, è
divertimento puro, e quando trovano chi li fa divertire a proprie
spese , ne approfittano alla grande. Non abbiamo talenti, e nemmeno
talenti veloci: Masi è irriconoscibile (fors’anche non per colpa sua).
Siamo scarsamente efficaci nel sostenere la continuità e
l’aggressività difensiva (quelle che, di solito, facevano ottenere
all’Italia il buon giudizio anche se non vinceva).

Il gioco al piede è stato deficitario perchè non abbiamo gli uomini
giusti per trasformarlo in un’arma più insidiosa: ma questo è il ns.
limite,  e se la lettura del gioco per Wilkinson, O’Gara, Hook e
qualche altro è un parametro dettato dall’intelligenza e dall’istinto,
per i ns. preposti a tale ruolo diventa arduo gestire la cosa in una
frazione di secondo ed azzeccarci.. Non è tutta colpa loro.
Qualcuno, però, dovrebbe anche insegnare che, salvo evidenti  esigenze
tattiche, si deve evitare di calciare palloni all’interno dell’area
dei “22″ avversaria: come minimo, in caso di pressione pericolosa, il
ricevente chiamerebbe il “mark” e la palla cambierebbe padrone. Nella
peggiore delle ipotesi, ci si potrebbe trovare, invece, di fronte ad
un contrattacco bello e buono (e pericoloso).
Il calcio rasoterra, a scavalcare la linea difensiva avversaria, quasi
non sappiamo cosa sia (Castrogiovanni docet – vedi Scozia!!).

Altro punto dolente è il placcaggio. Oltre ai falliti, anche quelli
impattati ci vedono quasi sempre ricadere all’indietro, dimostrando
che il ns. “potere d’arresto” è piuttosto basso. Siamo stati incapaci
d’incutere quella pressione che in altre occasioni ha messo in
soggezione  più di qualche ns. avversario.

Infine, solo uno psicanalista in gamba potrebbe spiegare questi cali
di tensione e quest’atteggiamento quasi riverente, che porta la ns.
squadra a fare delle prestazioni comunque vigorose, alternate ad altre
decisamente disarmanti. Sappiamo fare di meglio e questo lo vedremo
già nella prossima sfida con il Galles. Chi sarà più affamato di rugby
e di riscatto?

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