Dal Gazzettino (08.12.2008)

Scommessa persa, i rugbisti nudi per la strada
Il Rugby Paese sconfitto in casa dal Petrarca. E i trevigiani escono
dagli spogliatoi in slip – Jordan e Lewis propensi a discutere l’ingresso dell’Italia, ma
vogliono proposte concrete
La Celtic chiede a Dondi un progetto – COPPE EUROPEE – volumi di pallaovale – Il Carrera passa a Bucarest – SERIE A1 – SERIE A2 – SERIE B/3 – La Fir deve dire dove vuole andare – Il rugby comincia da un bravo educatore –

Scommessa persa, i rugbisti nudi per la strada

Il Rugby Paese sconfitto in casa dal Petrarca. E i trevigiani escono dagli spogliatoi in slip

Treviso
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Lo sponsor lascia la squadra in mutande. E’ accaduto ieri pomeriggio a
Paese, alle porte di Treviso, quando i giocatori della Asd Rugby sono
stati costretti a correre per le vie del centro coperti solo da
candidi perizoma. Questa volta, però, non c’è di mezzo nessuna crisi
finanziaria, ma semplicemente una scommessa che la squadra, iscritta
in serie B, ha perso con il suo sponsor maggiore, il gruppo Padana. In
caso di tre vittorie consecutive i titolari si erano impegnati a
pagare a tutti una serata di festa in un locale del trevigiano. Ma la
striscia positiva si è fermata dopo due incontri. Domenica scorsa è
arrivata la sconfitta contro il Rugby Riviera, e ieri il pagamento del
piccante pegno sancito addirittura davanti a un notaio.

Nudi alla meta. E non è un modo di dire. Anzi, dopo giorni di pioggia
anche il sole ha voluto baciare le tornite cosce, incorniciate dalle
sottili linee dei perizoma, che i trenta giocatori hanno esibito di
corsa per il centro di Paese. Centinaia di spettatori hanno affollato
gli spalti, mai così pieni, in attesa del singolare terzo tempo. Alla
fine della partita contro il Rugby Petrarca, persa anche questa per 16
a 3, i giocatori si sono armati di perizoma e scarpe da ginnastica e
hanno lasciato il campo facendosi largo tra due ali di folla
incuriosite e divertite, passando proprio davanti alla chiesa per poi
imboccare la via principale e raggiungere il bar Osto Novo, dove il
gruppo Padana aveva preparato panettoni e spumanti.

Tra flash, sorrisi e colpi d’occhio comparativi, con qualche fidanzata
in apprensione, il gruppo ha poi ripreso la via dello stadio. Dopo la
sconfitta di ieri al Rugby Paese restano due incontri per tentare di
vincere la seconda scommessa e passare una notte di festa a spese del
gruppo Padana. Con quattro vittorie lo sponsor avrebbe offerto a tutti
un weekend a Valencia, ma questo è ormai definitivamente saltato. E
ora la squadra dovrà tentare di vincere ancora per allontanare lo
spettro di una nuova maratona in perizoma, questa volta però guidata
dal capitano in pectore in tenuta adamitica. Ma si sa, ogni promessa è
un debito. Sia per lo sponsor che per la squadra.

 

Mauro Favaro

 

Jordan e Lewis propensi a discutere l’ingresso dell’Italia, ma vogliono proposte concrete

La Celtic chiede a Dondi un progetto

(im) «Al consiglio della Magners League del week end scorso abbiamo
discusso la possibilità di sviluppare relazioni con le squadre
italiane» ha affermato Roger Lewis, presidente della federazione
gallese, alla Bbc sport. «Per quanto ci concerne c’è la volontà di
verificare la possibile entrata di nuove squadre del torneo, tuttavia
siamo in attesa di alcune proposte concrete da parte dell’Italia» ha
spiegato sempre alla Bbc David Jordan, presidente della Magners Celtic
League.
Non solo i presidenti del club italiani, vedi servizio, sono in attesa
di progetti e risposte da parte della federazione italiana. Anche i
dirigenti della lega celtica, il campionato a dieci franchige
irlandesi, gallesi e scozzesi a cui ambirebbe aggregarsi non si
capisce ancora in quale modo l’Italia, sono in attesa di una proposta
concreta della Fir. In particolar modo del suo leader Giancarlo Dondi,
che durante il viaggio a Dublino per il direttivo dell’Irb aveva
chiesto agli organizzatori della Celtic League se fossero davvero
interessati al un ingresso italiano.

La risposta è stata positiva. L’interesse c’è per questa e per tutte
le iniziative che assicurino «vitalità commerciale, fascino e
attrazione per i fans, come avverrà la prossima stagione con
l’introduzione dei play-off nell’assegnazione del titolo» ha
continuato Lewis. Ora la palla ripassa a Dondi. Deve dire lui come
l’Italia intende eventualmente farla ruzzolare sui campi di Celtic (un
solo superclub o più selezioni, franchige federali o legate ai club
come Treviso e Calvisano avevano chiesto nel 2005, squadre solo di
italiani o rinforzate di stranieri). Anche di questo si dovrebbe
parlare nell’incontro con i presidenti di mercoledì, e poi nel
consiglio federale, per arrivare a quella proposta concreta
dall’Italia che i dirigenti della Magners League aspettano per
iniziare a discutere.

Una volta ottenuta tale proposta «ci saranno molte valutazioni da fare
– ha spiegato ancora Jordan – sull’impatto commerciale, finanziario e
sul calendario che avrebbe il nuovo ingresso». «Esploreremo con
piacere tutte le implicazioni finanziare e rugbistiche» ha chiuso
Lewis. Dopodichè la Celtic prenderà una decisione. Ma perchè ciò
avvenga ora serve una seria proposta italiana.

COPPE EUROPEE.

NEL TERZO TURNO DI CHALLENGE VITTORIE DEL VIADANA E DEL PETRARCA CHE PREVALE NELLA SFIDA FISICA CON I RUMENI

Gli Harlequins gelano Parisse e conquistano Parigi di fronte a 77mila

spettatori. A Tolosa grave infortunio cervicale a Stcherbina: operato

d’urgenza, muove gli arti

Spettacolo in diversi campi nel 3° turno di Heineken Cup. I Wasps
(Cipriani 20 punti) vincono a Murrayfield con una meta trasformata di
Rees a 2′ dal termine proprio quando i padroni di casa con solo 14
unità stavano arrembando la difesa giallonera. Il Leicester vince una
dura battaglia col Perpignan dove non ha esordito Dan Carter che è
andato in tribuna. Il jolly Flood ha contribuito con 23 punti al
successo dei Tigers che domenica prossima restituiranno la visita per
il retour match in terra catalana. Gli Harlequins espugnano lo Stade
de France davanti a oltre 77mila spettatori. Finisce 15-10 per gli
uomini di Richards avanti 12-0 dopo 25′ e che chiudono la gara con un
piazzato del kiwi Evans negli ultimi minuti: Parisse gioca 80′ mentre
Mauro Bergamasco è entrato al 55′.
Grande paura a Tolosa dove la partita è stata sospesa per 10′ causa il
gravissimo infortunio cervicale subito dalla 32enne ala australiana
Marc Stcherbina. L’immediato intervento chirurgico ha fortunatamente
fissato la frattura ed i primi responsi medici parlano di assoluta
mobilità degli arti superiori ed inferiori. I padroni di casa
(Perugini uscito al 49′) vincono comunque 26-7 con 4 mete Doc ad opera
di Poitrenaud, Médard, Jauzion e Fritz.

Al Recreation Ground di Bath i locali faticano oltre misura per avere
ragione del coriaceo Glasgow mai domo fino al fischio finale. Negli
ospiti da segnalare 3 mete di Thom Evans mentre per i locali ne segna
2 Michael Stephenson. Exploit del Clermont che supera il Munster:
tutti i punti sono ad opera del cecchino australiano Brock James che
nella ripresa ribalta le sorti della contesa. Il Castres (Staibano
entrato al 57′) crolla a Dublino, gli Scarlets incassano la decima
sconfitta consecutiva in questa manifestazione mentre il bilancio
delle italiane continua ad essere negativo: Treviso incamera 10 mete
(4 Bowe e 2 Walker) dagli Ospreys rimaneggiati e Calvisano non entra
mai in partita col Gloucester (Nieto 80′, Bortolami 80′ e 1 meta). Nel
Challenge non bastano 2 mete di Mahoney al Rovigo né quella di
Quartaroli all’Overmach laddove buone notizie arrivano dal Petrarca
che vince a Bucarest (meta Padrò e 5 piazzati Mercier) e dal Viadana
che con 7 punizioni di Hore espugna Mont de Marsan. Risultati: 3°
turno Heineken Cup (tra parentesi i punti in classifica): Gruppo 1
Sale (10)-Montauban (2) 36-6, Clermont (8)-Munster (9) 25-19; Gruppo 2
Edinburgh (4)-Wasps (8) 16-25, Leinster (14)-Castres (1) 33-3; Gruppo
3 Ospreys (10)-Benetton (0) 68-8, Leicester (14)-Perpignan (5) 38-27;
Gruppo 4 Ulster (4)-Scarlets (1) 26-16, Stade Français (10)-Harlequins
(13) 10-15; Gruppo 5 Toulouse (13)-Newport-Gwent (5) 26-7, Bath
(10)-Glasgow (3) 35-31; Gruppo 6 Cardiff (14)-Biarritz (6) 21-17,
Calvisano (0)-Gloucester (9) 17-40.

Giampaolo Tassinari

"Mini Rugby chi cosa, dove quando e perchè"

Fra i tanti volumi di pallaovale che affollano gli scaffali delle librerie (quasi alla pari del calcio) finalmente ne arriva uno dedicato al mini rurgby.
Lo ha curato Paolo Piersanti, giornalista romano padre di un bambino
under 11, con contributi, tra gli altri, di Andrea Lo Cicero, dei
presidenti della Fir Giancarlo Dondi e della Lire, Sandro Manzoni, del
responsabile del centro studi federale Francesco Ascione.

"Mini Rugby chi cosa, dove quando e perchè" (Società stampa sportiva,
22 euro) risponde alle domande di molti genitori alla ricerca di
un’attività sportiva adatta per i figli.

Una sorta di "Manuale delle giovani marmotte" ovale in cui si
affrontano le virtù educative del rugby: dallo spirito di squadra,
alla solidarietà, al lealtà e al rispetto delle regole. Ma che
comprende anche una mappa completa delle società suddivise per
provincia (con nomi di responsabili e recapiti telefonici) e un
capitolo sulle regole in vigore nelle varie categorie.

Non manca l’intervento del medico, Fernando Di Paolo del Coni, che
racconta: «Spesso mi sento chiedere: dottore che ne dice se iscrivo al
nuoto il mio bambino? Certo, se vuole, dico. Ma ha mai pensato al
rugby? A questo punto il genitore impallidisce e io comincio a
spiegare…».

Il Carrera passa a Bucarest nel terzo turno dell’European Challenge Cup.

I neri sono ora terzi nella classifica del girone a soli due
punti dal Bourgoin e a tre dal Worcester. Quindi ancora in corsa per
la qualificazione.I padovani si sono imposti per 20-14 dopo aver
chiuso in vantaggio il primo tempo (11 a 8). Si è trattato di una
partita fisicamente dura, non bella. I rumeni allenati dal campione
del mondo il pilone All Blacks Steve McDowell hanno tenuto bene il
campo anche con buone individualità, come l’estremo Vlaicu, l’ala
Makapelu e il centro Dascalu. Il Petrarca, pur non disputando un gran
match, ha sempre controllato la partita tatticamente con Mercier e
Little. Unica colpa per i petrarchini è il non avere chiuso il match
nel secondo tempo, fallendo due mete con Rosa e Domolailai. Comunque
obiettivo centrato: vittoria e nessun infortunio.
Questa la formazione del Carrera: Mercier – Acuna, Bartholomeusz,
Leaega (37′ st Bertetti), Innocenti – Little (28′ st Rosa),
Pastormerlo (33′ st Billot) – Galatro, Padrò (20′ st Bezzati),
Derbyshire (10′ st Domolailai) – Stoltz, Cavalieri – Paoletti (28′ st
Matteralia), Giovanchelli (37′ st Chistolini), Rizzo. Marcatori: pt:
10′ cp Vlaicu, 21′ cp Mercier, 35′ m. Padrò, 38′ cp Mercier, 40′ m.
Makapelu; st: 8′ cp Mercier, 10′ cp Vlaicu, 13′ e 34′ cp Mercier, 40′
cp Vlaicu.

SERIE A1

9

Milano – Lazio 1927 22 – 44

Colorno – Udine 42 – 10

Alghero – Firenze 14 – 10

Consiag Po – L’aquila 21 – 10

San Dona’ – Livorno 19 – 15

San Marco – Piacenza 30 – 24

 

SERIE A2

9

Lyons – Badia 15 – 15

S. Gregorio – Mirano 2008 42 – 13

Colleferro – Benevento 14 – 7

Benetton Tv – Vibu Noceto 17 – 24

Calvisano – Brescia 22 – 23

 

 

 SERIE B/3

9

Cus Padova – Tarvisium 27 – 14

Rubano – Valsugana 20 – 16

Cus Verona – Casale 29 – 7

Riviera – Villorba 38 – 5

Valpolic. – Villadose 55 – 7

Paese – Petrarca 3 – 16

 

La Fir deve dire dove vuole andare.

Deve fare una proposta concreta di riforma della stagione e del movimento italiano.

«Noi club la valuteremo e diremo la nostra di conseguenza, solo dopo aver sentito e analizzato il progetto federale, che al momento nessuno ha capito quale sia».

I presidenti dei quattro club veneti sono sulla stessa linea.
Sfumatura più, sfumatura meno, questa è la sostanza di quanto si
aspettano dall’incontro di mercoledì alle 10 a Bologna fra il
presidente federale Giancarlo Dondi e i numeri uno del Groupama Super
10. Incontro di concertazione dal quale dovrebbe prendere le mosse la
rivoluzione del rugby italiano, fatta per dare più competitività alla
Nazionale. Una svolta resa più urgente dopo i tre ko nei test
autunnali. Al summit l’esecutivo dei sei club rimasti in lega hanno
chiesto partecipi anche il presidente della Lire Sandro Manzoni, che
ne era stato escluso. Il secondo passaggio dopo il vertice dei
presidenti sarà, sempre a Bologna, il consiglio federale del 19
dicembre. Dove dovrebbero essere prese le decisioni.

Selezioni, superclub, soldi alle società per trattenere in Italia gli
azzurri che vogliono andare all’estero, riforma del campionato,
partecipazione alle Coppe diversa da oggi, Celtic League, sistema
misto (selezioni più campionato), o altro? Nessuna ricetta è preclusa
secondo i club. Basta che Dondi, il lider maximo legittimato a
indicare la strada da percorrere con il suo 97% di voti alle ultime
elezioni, dica cosa intende fare. Lo metta sul piatto. Lo illustri con
un progetto concreto. E non il contrario, ovvero che siano i club a
fare le proposte. Tutti i quattro presidenti veneti si aspettano
questo mercoledì. Vediamo uno a uno in che termini.

TOMMASO PIPITONE (Casinò di Venezia)«Sarebbe importante sapere cosa si
vuole fare del rugby di vertice, senza ombre e ambiguità. Il ruolo
propositivo ce l’ha la Fir. Io e i colleghi andremo a Bologna per
ascoltare, torneremo a casa con la proposta, ci faremo una riflessione
sopra e solo dopo saremo in grado di rispondere. Sulle selezioni non
si è ancora capito come le vogliono fare e come intendono farle
funzionare. Personalmente, poi, Dondi mi ha assicurato in ben due
occasione che non nasceranno. Sulla Celtic League idem. Ci andiamo
solo con gli italiani? Non ci sono i numeri, nemmeno la Nazionale
riesce ad averli tutti in squadra. Ci andiamo anche con gli stranieri?
Non sono d’accordo che la Fir li paghi. Anche sull’idea di un
campionato a 12 squadre sono scettico. Aspettiamo di vedere quali
saranno le proposte».

FULVIO LORIGIOLA (Carrera Padova)«È la Fir che ci deve dire dove
intende andare. Spero si arrivi a Bologna con una proposta ufficiale,
fino ad oggi mai presentata, su cui confrontarci. Trovo giusto che
tutto questo venga discusso con la componente più oberata
finanziariamente del movimento, le società del Super 10. Da parte del
Petrarca non c’è nessuna preclusione, nemmeno sull’ipotesi delle
selezioni. Ma al momento sul piatto non abbiamo ancora un progetto.
L’unica cosa che mi sembra certa è che non si può stare fermi,
qualcosa va fatto. Vedremo cos’ha elaborato la federazione .

SUSANNA VECCHI (FemiCz Rovigo)Andiamo per capire cosa vuole realmente
fare la Fir. Per capire quali paletti pone sul percorso da compiere
insieme. Da parte nostra riteniamo prioritaria la valorizzazione del
campionato e dei giovani. In Italia il Super 10 non è a livello dei
tornei inglese e francese, ma può crescere. Se ammazziamo il
campionato ammazziamo anche la Nazionale nel medio-lungo periodo,
invece di farla crescere. E penalizziamo le singole piazze,
l’attaccamento del pubblico, il reclutamento. I giovani talenti perché
crescano vanno fatti giocare in prima squadra. Rovigo quest’anno ha
già deciso di farlo, investendo sull’acquisto dei loro cartellini, e
lo farà inserendone anche l’anno prossimo. Ci auguriamo che le
proposte della federazione vadano in tale direzione».

AMERINO ZATTA (Benetton Treviso)«Da alcuni anni abbiamo chiesto di
conoscere il programma globale nel quale vengono inserite le attività
della Nazionale, delle partecipazioni europee e dei campionati.
Abbiamo auspicato e sollecitato la convocazione degli stati generali
del rugby, che coinvolgesse la partecipazione di addetti ai lavori
(tecnici, arbitri, giocatori, agenti, dirigenti) e giornalisti
specializzati, ritenendo fosse il modo migliore per riunire l’intero
movimento attorno alle problematiche, alle idee, alle soluzioni. Nelle
sedi opportune il Benetton ha sempre auspicato che gli organi della
Fir indicassero, con chiarezza e in modo definitivo, la direzione da
prendere, in modo da permettere a ogni singolo club di partecipare al
movimento, dopo aver valutato le indicazioni federali, secondo le
proprie competenze, aspirazioni e possibilità economiche. Come sempre,
perciò, ci atterremo alle decisioni federali e decideremo della nostra
attività futura di conseguenza.

Ivan Malfatto

 

 

 Il rugby comincia da un bravo educatore

Un All Black quando parla delle cose fondamentali della sua formazione
spesso racconta di esperienze legate all’infanzia. Mi colpirono le
frasi di Zinzan Brooke che attribuiva alla mamma, dirigente della
squadra scolastica, il sacro imprinting al suo stile di gioco. «Prima
delle partite ci riuniva – raccontava Brooke – e ci diceva
semplicemente: andate in campo e divertitevi. Aggiungeva un altro
messaggio: siate gentili quando perdete. Sono insegnamenti che porto
sempre con me. Ho imparato da piccolo ad esprimermi con libertà ed
istinto». Un mondo felice vissuto senza assurde pressioni sportive,
come sarebbe normale per la maturazione di un bambino. Degli All
Blacks a Brooke non importava un fico. Il suo sogno fino a 14 anni è
stato un altro: vincere il campionato di tosatura dei montoni. Passava
i pomeriggi tra lana e pecore nella fattoria di famiglia: pare che sia
arrivato a tosarne 300 in un giorno. Solo tra i 15 e i 16 anni ha
cominciato a prendere in seria considerazione il rugby.
Viene da pensare al nostro mini rugby e ai settori giovanili. Ai
troppi allenatori sergenti di ferro, convinti di dover inculcare ai
ragazzini la rigida disciplina il comandamento della vittoria. Alle
società che si vantavano, e purtroppo in certi casi ancora lo fanno,
di aver conquistato questo o quel torneo. Mentre dovrebbero essere
fiere solo del numero dei praticanti e della loro buona educazione.
Penso a quei ragazzini che hanno abbandonato troppo presto, a quei
giocatori che lo hanno fatto più tardi, nel pieno della loro carriera,
perchè precocemente logorati dall’agonismo. Ai tanti campioncini di
tutte le categorie inferiori che poi hanno scoperto la loro modestia
tecnica all’approdo nella massima serie.

Se hai uno o due tipi di 10 anni dal fisico oltre la norma può essere
più facile vincere i tornei. Gli si dà la palla e tutta la
responsabilità. E lui va dritto. È dura fermarlo, butta giù tutti.
Magari la sua squadra vince la coppa, ma i compagni non si divertono.
E il bimbo-cannone non impara a giocare, a passare, a vedere il gioco.
Si prosegue all’età in cui si comincia a calciare e a piazzare: sul
gioco al piede si possono costruire titoli italiani. Ma se si fa solo
quello non si apprende il resto. La specializzazione precoce di ruoli
e funzioni nuoce al rugbista. Da bambini è giusto sbagliare. Imparare
a perdere è un grande insegnamento. Ci si diverte e si apprende a
stare in gruppo. Si fa la scuola di vita. La selezione verrà più
tardi: chi diventerà un buon giocatore, chi allenatore o dirigente.
Meglio ancora un genitore consapevole o un cittadino migliore.

Molto è cambiato oggi nei vivai italiani. C’è della qualità. La
federazione ha indirizzi chiari e bravi formatori. Ma è
nell’applicazione dei programmi che ci sono ancora buchi. Mi è
capitato di ascoltare il discorso di un allenatore prima di una
partita tra under 11 a un concentramento del Civ: una raffica di
minacce contro chi avesse sbagliato un placcaggio e non avesse corso
abbastanza. Puntualmente alla fine del primo tempo, in preda all’ira,
ne ha cacciati dal campo due. Tutto il gioco della sua squadra
consisteva nel dare la palla al più grosso. Il ragazzo era triste. Gli
avversari invece si divertivano cercando di metterlo giù. Specie i
piccoletti. Ho pensato che non diventeremo mai gli All Blacks. Però si
potrebbe rendere un po’ più seria la formazione degli animatori
educatori: per gli under 9 è limitata a una mezza giornata di corso
mentre ne bastano due (12 ore) per l’under 13. Forse si dovrebbe
pensare a un percorso più lungo, a dei tutor, a degli esami. E, perchè
no, a ripensare le formule stesse dei tornei.

Antonio Liviero

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