Dal Gazzettino (12.11.2007)

Questione stranieri, 1 milione di incentivo – Skinstad e du Randt dal trionfo mondiale al passo d’addio – Difesa e disciplina La legge delle due D – L’allenatore del Benetton deluso per il pesante passivo contro i London Irish – Presutti: c’è stata la reazione che mi attendevo – Prima giornata delle coppe europee – Un milione di euro per gli italiani di formazione

Questione stranieri, 1 milione di incentivo

Un milione di euro per aumentare il numero dei giocatori di formazione italiana nelle squadre di campionato e, di conseguenza, in nazionale.
È la cifra stanziata dalla Federugby per un progetto che dovrebbe
partire nel 2008 e portare in futuro a non vedere più con l’Italia 15
giocatori su 30 di formazione straniera, come in Coppa del Mondo. Ne
parla il presidente Giancarlo Dondi (nella foto), mettendosi sulla
stessa linea di calcio, volley e Coni sulla "questione stranieri"
nello sport. Dondi annuncia poi che Alessandro Troncon ha firmato con la Fir per entrare nello staff tecnico e che il Flaminio arriverà a
30mila posti con tribune mobili. Sul fronte Eurocoppe, Benetton e
Carrera spiegano i motivi delle sconfitte. Sul dopo Mondiale, punto
tecnico e ritiri eccellenti.

 

Skinstad e du Randt dal trionfo mondiale al passo d’addio

Vincere e dirsi addio. E quale migliore palcoscenico di una Coppa del
Mondo appena conquistata per compiere questo estremo passo? E’ il caso del pilone sudafricano Os du Randt che già ad inizio anno aveva detto che dopo il Mondiale avrebbe lasciato.Tipico uomo d’acciaio del veld di Free State e dintorni, Os ci ha fatto tornare alla memoria decine di Boks del passato che dopo un’illustre carriera rugbystica sono
tornati a lavorare nell’azienda agricola di famiglia. Così come
avevano fatto Jannie de Beer e André Venter, ad esempio, dopo il
Mondiale del 1999. Os du Randt si rivelò giovanissimo negli Springboks
di Kitch Christie che trionfarono al Mondiale del 1995 e fino a quando
non ha avuto problemi con le ginocchia ha rappresentato un colosso di
tecnica e fisicità insuperabile in mischia. Dopo cinque anni di stop
(1999-2004) vissuti in semi-ritiro causa infortuni ecco l’improvviso
ritorno dopo un lungo colloquio con White. Al quale non ha potuto dire
no. Anche perché in mischia, tornato in piena forma fisica, ha ripreso
ad imporre la sua legge.Os lascia dopo ottanta caps (terzo assoluto
nella storia Bok), due titoli mondiali e due Currie Cup vinte con i
Cheetahs di Vrystaat sapendo che può dormire sonni tranquilli. Infatti
sembra sia già stato individuato il suo sostituto naturale in
nazionale: Heinke van der Merwe dei Golden Lions che a giorni andrà in
tour in Galles.Con minore clamore all’atto dell’addio ha appeso le
scarpe al chiodo anche Bobby Skinstad. Ex-golden boy del rugby
sudafricano, ha vissuto agonisticamente in un periodo molto difficile
dovendo adattarsi alla trasformazione del pensiero ovale non più "solo
per i bianchi". Nato nello Zimbabwe, Bobby si segnalò come seconda
linea e flanker con Western Province riuscendo nel 1999, dopo un
incidente stradale in cui si infortunò ad un ginocchio, a detronizzare
l’allora capitano dei Boks, Gary Teichmann, che fu escluso da Mallett
tra i convocati al Mondiale di quell’anno in mezzo ad una ridda di
polemiche.Dopo un break "sabbatico" di quattro anni spesi in
Inghilterra tra lavoro e rugby part-time, Skinstad è tornato a giocare
in patria quest’anno con gli Sharks ricevendo la considerazione di
White che l’ha riportato in maglia verdeoro dove c’era bisogno di una
terza centro di esperienza che potesse rimpiazzare "Pakslae" Rossouw.
Dodici volte capitano in quarantadue test, Skinstad ha però raramente
dimostrato quelle doti di leadership richiestegli per il ruolo. Se non
altro ha avuto l’onore cronologico di essere stato il cinquantesimo
capitano degli Springboks.
Giampaolo Tassinari

 

Difesa e disciplina La legge delle due D

Hanno vinto ancora le difese. All’avvicinarsi di ogni Coppa del mondo
tecnici e giornalisti si interrogano sulla tanto attesa rivincita
degli attacchi. Tutto inutile. E devo dare atto a Patrice Lagisquet,
uno dei massimi guru dell’attacco, di avermi consigliato per tempo di
lasciar perdere la questione: «Saranno sempre le difese a decidere le
grandi competizioni» mi avvertì.
Puntualmente la legge delle due "D", difesa e disciplina, ha
trionfato. Nelle partite che hanno deciso il mondiale di Francia, da
quarti alla finale (esclusa la sfida per il terzo posto, non sempre
sorretta da sufficienti motivazioni) sono state segnate 20 mete, che
rappresentano il 41% dei punti totali. Il 54% se si aggiungono le
trasformazioni. Ma bisogna considerare che di queste 20 mete ben 12
(il 60%) sono venute da due soli incontri, quelli del Sudafrica
contro Figi e Argentina, cioè dalle due sfide più squilibrate della
seconda parte del mondiale, senza nulla voler togliere ai meriti dei
figiani e dei Pumas. E sono anche le sole partite nelle quali una
squadra ha vinto realizzando complessivamente più di 20 punti.

Ma per cogliere in pieno il valore tattico che nel gioco attuale
svolgono le difese, bisogna considerare la loro importanza in termini
offensivi. Il 45% delle marcature sono nate infatti da attacchi su
palloni di recupero e da intercetti, esattamente come quelle su lanci
di gioco da fase statica.

Il cerchio si chiude prendendo in esame la disciplina. Ho contato
nelle seconda parte della competizione 55 calci di punizione
piazzabili, cioè dalla metacampo in poi. Appena il 63% sono stati
realizzati. Ma va detto che le difese sono state molto attente a
concedere il 43% dei falli al di là della linea di 10 metri, vale a
dire tra i 40 e i 55 metri. Una distanza che rende ovviamente incerti
gli esiti di qualunque cecchino.

Un particolare interessante e di indubbia tendenza è che appena 7
punizioni sono state ottenute attraverso sequenze lunghe, oltre la
quarta fase. I sistemi di opposizione ormai hanno dimostrato di
possedere l’organizzazione e la tenuta per riuscire a fronteggiare
senza errori, e spesso recuperando la palla, azioni della durata di
più di un minuto. Ripiazzandosi puntualmente e con pazienza. Una
osservazione che vale anche per le mete: solo un quarto, se sono
esatti i dati che ho segnato sul mio taccuino, sono maturate in capo
ad azioni complesse e strutturate a più fasi. L’esempio più eclatante
di questa capacità lo ha dato la Francia contro gli All Blacks. Non
solo 197 placcaggi francesi contro 47. Ma è significativa, all’inizio
della ripresa, la sequenza di 2’46" articolata in 20 fasi (delle quali
ben 18 nella fascia dei 15 metri a ridosso dell’area de 22) che ha
visto i francesi uscirne immacolati. E che dire della palla recuperata
a terra dai galletti dopo un’azione durata 3’08" nel finale?

È risaputo: servono più energie per attaccare che per difendere. Ma
questa coppa del mondo lascia l’impressione che sia addirittura
svantaggioso avere il possesso della palla. La zona di placcaggio è il
territorio in cui si generano i massimi squilibri tra attacco e
difesa. L’opposizione non vi consuma di regola più di due o tre
giocatori. Un numero sufficiente a rallentare l’uscita del pallone.
Mentre chi ha il possesso, per conservarlo, deve impiegare un paio di
uomini in più. Ed è chiaro che quando chi attacca muove la palla si
trova spesso non solo gli spazi chiusi, ma anche in inferiorità
numerica.

 

L’allenatore del Benetton deluso per il pesante passivo contro i London Irish in Heineken Cup: «Meritavamo una sorte migliore, la squadra ha mostrato coraggio»

Smith: «Non voglio più questi crolli nel finale»

«Dopo il primo tempo credevo nella vittoria. Ci manca l’abitudine ai  ritmi elevati, nel Super 10 non si va oltre la terza fase. Ma  cresceremo»

Londra
Un crollo fisico nell’ultimo quarto di gara ha costretto il Benetton
alla quattordicesima sconfitta consecutiva in Heineken Cup, la terza
di seguito in questa stagione, tra campionato e Coppa Europa.

Una battuta d’arresto imprevista per quanto riguarda il punteggio, una sconfitta pesante che suona ingiusta nelle proporzioni.

«Purtroppo siamo fisicamente molto stanchi – ha ammesso il tecnico dei
trevigiano Franco Smith – abbiamo dato tutto, ai miei ragazzi non
posso imputare alcuna colpa, purtroppo questa è la dura realtà».

In campo europeo è tutta un’altra cosa rispetto al nostro campionato.

«Due situazioni diametralmente opposte e lo abbiamo potuto constatare
soprattutto nella fasi di gioco: in Italia è raro vedere più di
due-tre fasi, in campo europeo invece questa è quasi un’ abitudine.
Purtroppo abbiamo subito un pesante passivo che comunque reputo
esagerato, ma dobbiamo continuare in questa maniera per abituarci a questo tipo di rugby. Sabato abbiamo tenuto per sessanta minuti e poi siamo crollati negli ultimi venti, bisognerà crescere soprattutto sotto questo aspetto».

Poche opportunità e tanta difesa.

«È vero, poche opportunità e anche un po’ di sfortuna nei momenti più importanti e delicati, poi tanta difesa e quando si gioca tanto sulla
difensiva prima o poi si capitola. La squadra ha dimostrato tanto
coraggio, ma questo ovviamente da solo non basta. Oltretutto in campo
c’erano giocatori che disputavano per la prima volta la Heineken Cup,
sicuramente avranno capito che l’intensità di gioco è completamente
diversa rispetto al campionato. Lo ritengo pertanto un nuovo passo
avanti di questo gruppo».

Sul 13-6 alla fine del primo tempo ci credevi?

«Chi non ci avrebbe creduto? In fin dei conti c’era una sola meta di
differenza, se avessimo "impazzato" il punteggio la partita sarebbe
probabilmente cambiata. Invece loro hanno continuato a giocare a ritmi
vertiginosi e negli ultimi venti minuti non siamo praticamente spariti
subendo altre quattro mete».

Sabato arriverà il Perpignan a Treviso.

«Sappiamo che la strada è in salita, contro il Perpignan sarà un’altra
sfida durissima, ma se i ragazzi continueranno a giocare con questo
coraggio e questo impegno potremmo sperare in un buon risultato».

Ennio Grosso

 

Il tecnico del Carrera trova motivi di soddisfazione nella sconfitta di Bayonne e promuove i giovani

Presutti: c’è stata la reazione che mi attendevo

Padova

NOSTRO SERVIZIO

La sconfitta su divari contenuti (37-20) subita dal Carrera Petrarca a
Bayonne nella prima giornata dell’European Cup, ha lasciato
complessivamente soddisfatto l’allenatore Pasquale Presutti: "Avevamo
tantissime assenze – spiega – eppure, dopo un avvio difficoltoso in
cui i francesi ci hanno messo sotto, abbiamo saputo reagire, siamo
entrati in partita e oltre a giocare bene ci siamo tolti la
soddisfazione di segnare due mete. Peccato solo aver subito così tanto
nel primo tempo; con maggior attenzione forse potevamo evitare almeno
una meta e fare ancora meglio".

"E’ stata anche l’occasione – prosegue Presutti – per vedere all’opera
alcuni dei nostri giovani, tipo Gatto, Billot, Giovanchelli,
Innocenti, e loro, come del resto quelli che finora hanno trovato poco
spazio, cito Gastaldi, Bezzati e Saccardo, hanno fatto appieno il loro
dovere. Ho mandato in campo tutti i 22 giocatori a disposizione e ho
avuto le risposte che mi aspettavo. Insomma, rispetto alla prestazione
di campionato con il Calvisano, ho visto dei progressi e ho avuto la
conferma di allenare un gruppo interessante che sta crescendo e che
potrà togliersi delle soddisfazioni".

Con il Bayonne, stante la contemporanea assenza di Little, Mercier e
Preo, ha giocato nell’inedito ruolo di apertura, Silao Leaega. "Che se
l’è cavata piuttosto bene – dice ancora Presutti – Del resto si tratta
di un giocatore che ha classe ed esperienza e che può ricoprire molti
ruoli. Oltre a far giocare la squadra, ha messo a segno due calci e
realizzato una meta".

Nel prossimo impegno di Coppa, il Carrera ospiterà sabato prossimo
allo stadio Plebiscito, i fortissimi inglesi del Sale Sharks, la
squadra dove milita tra i tanti campioni, anche l’"orco" Sebastien
Chabal, giocatore simbolo della nazionale francese. "E’ una formazione
fuori dalla portata – spiega il tecnico padovano – nettamente la
favorita per la vittoria finale. Noi cercheremo di onorare l’impegno,
come sempre. Mi auguro che il Sale arrivi a Padova con tutti i suoi
titolari, così avremo l’opportunità di vederli all’opera".

Alberto Zuccato

 

Prima giornata delle coppe europee

Mirco Bergamasco a segno, ottimi Perugini e Canale.Infortunio per il pilone azzurro. Cammi travolgente, Castrogiovanni out

(G.T.) Partono bene le francesi nel primo turno di Heineken Cup. Lo
Stade Français trascinato daParisse e daiBergamasco (perMircometa nel
finale) travolge gli Harlequins mentre il Biarritz diDellapéeMasi
(quest’ultimo entrato ad inizio ripresa) vince a fatica a Viadana
(meta di StevenBortolussie due punizioni diPilat) con due piazzati
segnati nel bollente finale di gara.
Nella difficile vittoria tolosana ad Edimburgo ottimoPerugini che è
uscito a dieci minuti dal termine. Risolve tuttoElissalde con quattro
calci tra i pali. Nel festival delle mete (ben dieci) il Clermont
travolge gli Scarlets con unCanalein gran spolvero uscito al 69′.

Nel clou della giornata i Wasps sotto di dieci punti (13-23 al 44′)
superano il Munster con una strepitosa rimonta guidata dalla giovane
apertura DannyCipriani, autore di 14 punti. Vince invece facile il
Gloucester diNieto (in campo fino alla fine) eBortolami(ha giocato
solo l’ultima mezz’ora) contro l’Ulster diDel Fava, sostituito al 52′.
Niente da fare per il Leicester diCastrogiovanni(uscito dopo soli 29
minuti per infortunio) contro il Leinster di FelipeContepomi (17 punti
dalla piazzola).

Nella Challenge Cup vanno Ko le due parmensi (Overmach 23-28 al
"Lanfranchi" con l’Albi e Gran travolto a Montauban 65-6) ed il
Petrarca a Bayonne 20-37 (nei francesi si è
rivistoLoprestiex-Benetton). Solo il Calvisano in casa salva l’onore
travolgendo il Dax 54-19 segnando sette mete (Fraser24 punti). Infine
decisivoOrquera con quattro punizioni per il Brive contro il Connacht.

RISULTATI – 1° turno Heineken Cup (tra parentesi i punti in
classifica):Gruppo 1 -L.Irish (5)-Benetton (0) 42-9, Perpignan
(4)-Dragons (1) 23-19;Gruppo 2-Ulster (0)-Gloucester (5) 14-32,
Ospreys (4)-Bourgoin (1) 22-15;Gruppo 3-S.Français (5)-Harlequins (0)
37-17, Blues (5)-Bristol (0) 34-18; Gruppo 4 -Viadana (0)-Biarritz (4)
11-19, Saracens (5)-Glasgow (1) 33-31;Gruppo 5-Wasps (4)-Munster (1)
24-23, Clermont (5)-Scarlets (0) 48-21;Gruppo 6 – Leinster
(4)-Leicester (0) 22-9, Edinburgh (1)-Toulouse (4) 15-19. Challenge
Cup – Gruppo 1: Overmach Parma-Albi 23-28, Auch-Bath 6-28.Gruppo 2:
Montauban-Gran Parma 65-6, Bucuresti-Worcester 8-18.Gruppo 3:
Brive-Connacht 15-6,El Salvador-Newcastle 10-71. Gruppo 4:
Bayonne-Petrarca 37-20, Sale-Montpellier 49-6. Gruppo 5: Leeds
Carnegie-Castres 35-18, Calvisano-Dax 54-19.

 

È la cifra stanziata dalla Fir per incentivi da assegnare ai club che li utilizzeranno effettivamente in campo. Una svolta per Super 10 e nazionale

Un milione di euro per gli italiani di formazione

Dondi: «L’obiettivo sarà averne la metà nel XV. Troncon ha firmato per lo staff azzurro, al Flaminio 30mila posti»

Un milione di euro per aumentare il numero di giocatori di formazione
italiana nelle squadre del campionato e, di conseguenza, in nazionale.
È la cifra stanziata dalla Fir per un progetto che dovrebbe partire
nel 2008 e portare in futuro a non vedere più con la maglia azzurra 15
giocatori su 30 di formazione straniera, come all’ultima Coppa del
Mondo.
«In realtà la cifra è anche superiore – conferma il presidente
federale Giancarlo Dondi – Stiamo studiando il modo più efficace per
utilizzarla. Sia chiaro, non vogliamo andare a comandare in casa
d’altri (leggi i club, ndr). Ma non è più tollerabile che nei 15
titolari in campionato ci siano troppi giocatori di formazione
straniera e la maggior parte degli 11 atleti di formazione italiana
previsti dal regolamento finiscano in panchina. La direzione verso cui
muoversi l’hanno indicata anche il Coni, il calcio e il presidente del
volley mondiale Ruben Acosta nei giorni scorsi: l’obiettivo sarà
arrivare ad avere la metà effettiva di italiani in campo».

In che maniera? Premiando economicamente i club che li fanno giocare.
Soprattutto se sono i giovani che usciranno dalle accademie (under 19
a Tirrenia, under 16-17 nei club) e dai vivai in genere. «Fai giocare
tot italiani, prendi tot soldi sarà la linea guida – spiega Dondi – E
dovranno giocare tutto il campionato, non sporadicamente». Ancora da
stabilire criteri e quantificazione degli incentivi. «Dobbiamo mettere
in piedi un sistema fattibile, concreto, che non si riveli poi
inapplicabile nella pratica». Si sta valutando se dare contributi per
tutti gli italiani in campo, o solo per quelli oltre gli 11 ora
previsti dalla normativa, o se finalizzarli soprattutto ai giovani
delle accademie. «L’utilizzo di questi ultimi nel Super 10 per noi è
fondamentale – spiega il presidente – Altrimenti lo sforzo fatto per
migliorare fisicamente, tecnicamente e mentalmente i giovani è
inutile».

È importante che un simile progetto emerga, pur nelle linee generali,
alla vigilia della presentazione di Nick Mallet (mercoledì a Roma).
Significa che questa è la direzione sulla quale dovrebbe muoversi
anche il nuovo citì azzurro. Uno dei tecnici di rugby più qualificati
al mondo in fatto di competenze e risultati. «Mallet è un vincente –
continua Dondi – Il fatto che abbia accettato di allenare l’Italia
significa che ci crede almeno quanto ci credo io. Spero sia l’uomo
giusto per riuscire in quanto non ci è riuscito al Mondiale con la
Scozia, e che ancora mi brucia: cogliere le occasioni quando si
presentano. Questo sarà l’obiettivo dell’Italia nelle sua gestione».

Obiettivo da raggiungere con al fianco Alessandro Troncon. «Ha chiuso
l’accordo con la Fir nei giorni scorsi – spiega Dondi – Entra a tempo
pieno nello staff. Seguirà la nazionale, le accademie e frequenterà
supercorso di allenatori. Perdere un uomo della sua esperienza sarebbe
stato un vero peccato».

Infine una chicca sul fronte Sei Nazioni. Per cui da oggi sono in
vendita i biglietti singoli dei match con Inghilterra e Scozia
(www.listicket.it e sito Fir). «Ne restano circa 4000 a testa – chiude
Dondi – e saranno a disposizione solo degli italiani. Prevedendo di
esaurirli in fretta, intendiamo installare tribune aggiuntive per
4-5000 posti. Avremo così un Flaminio, per la sistemazione del quale
ringrazio tutti coloro che stanno lavorando giorno e notte, vicino ai
30mila spettatori. La maggioranza dei quali saranno italiani». Come i
giocatori che indosseranno in futuro la maglia azzurra. Un bel viatico
per l’Italia di Mallet che dal Flaminio, dopo il debutto al Croke Park
di Dublino, inizierà la sua avventura.

Ivan Malfatto

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