Dal Gazzettino (23.10.2009)

L’Italia contro il Sudafrica ha confermato di possedere
“un pack dell’altro mondo” – Il Nordest merita
un grande test l’anno – Sabato atto finale con Samoa – Scozia vs. Australia – L’INTERVISTA a Zanni – regali rugbistici – Gonzalo Garcia è stato uno dei protagonisti… – trevigiani in nazionale – L’EVENTO DEL RUGBY a Udine – stadio “formato famiglia” – Casinò di Venezia

L’Italia contro il Sudafrica ha confermato di possedere "un pack dell’altro mondo", arma per vincere sabato.

Azzurri, e adesso con la mischia stritolate Samoa!

Lo slogan è cambiato. Da "gli All Blacks della mischia siamo noi" a "una mischia dell’altro mondo". La sostanza no. A Udine contro il Sudafrica dominatore da due stagioni del rugby internazionale l’Italia ha confermato di aver ritrovato il suo punto di forza da almeno un decennio: la mischia.

L’aveva perso l’anno scorso, durante i test e il Sei Nazioni, per una serie di motivi. Le nuove regole (poi abolite) che penalizzavano la maul. L’usura o la cattiva condizione fisica di alcuni capisaldi del pack. Il pilone Martin Castrogiovanni su tutti, che allora in giro per il campo sembrava un fantasma, oggi spinge, placca, disturba, strattona e in due match con la sua esperienza (61 caps) ha demolito le due speranze dell’emisfero sud Waytt Crockett (2 caps) e Wian du Preez (esordiente). Il tentativo velleitario di fare un gioco strutturato, aperto o comunque lontano dal pacchetto che l’Italia purtroppo non sa fare (figuraccia sui Pacific Islanders docet). Un ritrovato spirito di corpo e di gruppo, che nel disastroso Sei Nazioni scorso non c’era stato.

Aver ritrovato questa certezza ha permesso prima di mettere in difficoltà gli All Blacks. Poi di reggere l’urto del Sudafrica. Le regine dell’emisfero sud e del ranking mondiale, non due squadre qualsiasi. Nazionali che pur giocando piene di rincalzi, badando più agli esperimenti che alla prestazione, sfinite da una stagione logorante, sono ancora fuori portata dell’Italia per una vittoria. Come si è visto a Milano e Udine. Non sono però fuori portata di una bella figura. Proprio questa grazie alla prestazione della mischia è stata pienamente centrata dagli azzurri. Con due sconfitte per -14 (Nuova Zelanda) e -22 (Sudafrica) che senza misfatti arbitrali (Dickinson), indisciplina (Favaro, ma non solo), errori nei calci (Gower, McLean) e altre sbavature avrebbero potuto essere sotto i 10 punti di scarto. Ovvero l’obiettivo che aveva prefisso alla vigilia il ct Nick Mallett.

Ora contro Samoa, nell’ultimo test di sabato ad Ascoli, l’obiettivo si alza. Non è fare bella figura, ma vincere. L’ha detto alla vigilia e l’ha ripetuto al "Friuli" il ct senza mezzi termine.

«Tutti si aspettano una vittoria, ma non sarà scontata» ha messo le mani avanti capitan Sergio Parisse. Vero, anche perchè contro i samoani l’Italia nei tre precedenti scontri diretti ci ha sempre rimesso le penne. Ma la chiave per aprire la porta del successo c’è. È proprio la mischia ordinata. Samoa vista contro la Francia non è sembrata una squadra di rugby, ma una sgangherata compagnia circense. Un po’ come Tonga che nel 2005 beccò 48-0 da noi a Prato. Stritolare i suoi primi otto uomini, metterla in difficolta con un gioco ancorato al pack in avanzamento e difendere contro le sue disordinate folate offensive è un compito all’altezza di un’Italia con una "mischia dell’altro mondo".

Ivan Malfatto

 

IL SUCCESSO DI UDINE

Il Nordest merita un grande test l’anno

(im) E adesso qualcuno verrà ancora a dire che il Noredest, culla del rugby italiano, non merita un grande test-match della nazionale ogni autunno? Forse sì, com’è successo in questa corsa contro il tempo per fare il tutto esaurito allo stadio Friuli (30.210 spettatori paganti, incasso circa un milione di euro distribuito al 50% fra Rcs e Fir). Ma i fatti continueranno a smentirlo. Dopo Padova con l’Australia (30mila spettatori) e Udine con il Sudafrica c’è la dimostrazione che quest’area geografica sa appassionarsi al rugby oltre le mode.

Gli organizzatori friulani, pilotati dal trio Elio De Anna, Enzo Cainero e Claudio Da Ponte, in un mese e mezzo hanno fatto quello che la Rcs con la sua potenza di fuoco ha fatto in sei mesi per gli 80mila di San Siro. Salvando la faccia anche alla Fir dopo la brutta figura di Firenze (che ha rifiutato il test). «Il complimento più bello – dice Cainero – è stata proprio la frase del presidente Giancarlo Dondi al banchetto: non me l’aspettavo». Noi sì.

Sabato atto finale con Samoa, per la seconda volta in Italia;

l’inedita Ascoli Piceno è la 36esima città ad ospitare gli azzurri. Tre precedenti e 3 le sconfitte, 51 punti fatti e 102 subiti. Cinque le mete azzurre contro le 12 subite.

Amari i precedenti con Samoa, nel 1995 World Cup in Sud Africa: l’Italia perde – male – 18 a 42, scoppia un pandemonio con corollario di lite tra l’allenatore Coste e Marcello Cuttitta. Nel 2000 ad Apia, Samoa demolisce 43 a 24 una fragile Italia dalla difesa approssimativae 5 debuttanti. Nel 2001 a L’Aquila con freddo polare – la Fontana Luminosa era un blocco di ghiaccio – azzurri disastrosi, pur in superiorità numerica per 49′ sono inguardabili e perdono 9 a 17, che è il migliore risultato della serie.

Walter Pigatto


 

 

Giampaolo Tassinari

Mentre gli Azzurri nei test autunnali si accontentano di limitare danni e passivo contro gli squadroni dell’emisfero sud, c’è chi invece non rinuncia a sognare sebbene sia alla pari qualitativamente con l’Italia.

Sabato, dopo 27 anni di digiuno, la Scozia è tornata al successo contro l’Australia superata 9-8 al termine di una partita mozzafiato con tanto di mancata trasformazione, allo scadere, della meta che avrebbe significato il ribaltamento del risultato. Non sarebbe potuta iniziare meglio la traiettoria dell’inglese Andy Robinson al timone del sofferentissimo XV del Cardo, primo punto di riferimento dell’Italrugby per evitare annualmente il Cucchiaio di legno nel Sei Nazioni. Ma in Scozia, seppure da anni i ricambi generazionali non siano all’altezza del gloriosissimo passato, sanno fare di necessità virtù e il ricorso allo straniero è sempre meno alla moda. Chi gioca, ancora prima che per il vil denaro, ha un’ulteriore ragione di dare il 101%: vestire con orgoglio la casacca del proprio paese di origine. La Scozia che ha battuto una pur debilitata Australia è figlia del quadriennio di gestione di Frank Hadden dove, a parte sconfiggere a St Etienne l’Italia nel 2007, non ha mai combinato nulla di importante.

A quei resti Robinson ha saputo inserire i nuovi volti sperimentati in primavera alla Coppa delle Nazioni in Romania, riuscendo ad appaiare giovani e meno giovani come un Godman in ascesa ed un Paterson verso fine carriera senza preoccuparsi di limitare i danni. L’importante è guardare avanti e con questa ritrovata fiducia la Scozia si presenterà al via nel Sei Nazioni dove l’Italia spera di partire con la vittoria su Samoa sabato ad Ascoli Piceno. Gli isolani sabato sono stati travolti sotto sette mete transalpine da una Francia molto solida in mischia, ordinata, ma anche lestissima nei punti di incontro che hanno propiziato accelerazioni improvvise e devastanti. E sabato a Marsiglia i ragazzi di Lièvremont, che ha richiamato Ouedraogo, aspettano col coltello tra i denti gli All Blacks. Per non limitare i danni. Ma per infliggergliene che di più non si può.

Qualificazioni Rwc 2011: Stati Uniti-Uruguay 27-6 (andata 27-22), Eagles al mondiale nel girone dell’Italia. Altri risultati: Giappone-Canada 27-6, Portogallo-Argentina “A” 13-24, Scozia “A”-Tonga 38-7.

L’INTERVISTA

Zanni: «Dal Leonorso a un metro dal paradiso di fare meta ai Boks»

Ad un metro dal paradiso. Così si è sentito il flanker azzurro Alessandro Zanni, quando a metà del primo tempo si è involato, davanti alla gente della sua città, verso la linea di meta dei campioni del mondo.

«In quel momento – conferma – non sono stato lucido, perchè ci tenevo tantissisimo a realizzare una meta contro gli Springboks davanti alle persone che mi sono più care. Pensavo di farcela a raggiungere la linea, mentre avrei dovuto passare la palla a Mirco Bergamasco, che mi era venuto in sostegno. Invece ho perso gli appoggi facendo mancare per colpa mia una grossa opportunità alla squadra».

Soddisfatto dell’accoglienza di Udine?
«Nella mia città il rugby non è molto seguito, ma vedere lo stadio pieno mi ha riempito di gioia. L’incitamento non è mai mancato, e molto ci è servita la spinta del pubblico nella fase del primo tempo in cui li abbiamo messi in difficoltà».

A bordo campo c’erano i ragazzini della Leonorso…
«Quando sono uscito dal tunnel li ho visti non ho potuto non ripensare a quando ero uno di loro e desideravo vestire l’azzurro. Ora mi rendo conto di rappresentare un punto di riferimento, e voglio dire loro di impegnarsi sempre al massimo e di continuare a divertirsi senza smettere di inseguire il sogno. Il mio si è avverato».

Cosa vi è mancato contro il Sudafrica?
«Direi nente, perchè tutti ci siamo espressi al 110%. Abbiamo pagato a caro prezzo l’espulsione iniziale di Favaro che ci è costata lo svantaggio di 12 punti, ma poi ci siamo ripresi bene ed abbiamo fatto vedere cosa possiamo fare».

Il vostro punto di forza resta la mischia…
«Il nostro pacchetto è di assoluto livello mondiale, e gli stessi sudafricani lo hanno riconosciuto. Stavolta vorrei però sottolineare anche la buona prestazione dei trequarti, che ci hanno permesso qualche variazione anche nel gioco offensivo».

Cosa vi sta trasmettendo Nick Mallet?
«Sicurezza nei nostri mezzi. Da quando è arrivato i nostri progressi sono stati costanti, e la partita con i campioni del mondo la ha dimostrato. Dobbiamo ancora evitare di commettere errori, perchè a questi livelli si viene subito puniti e rimediare diventa poi difficile».


 

(im)

Saverio Girotto, speaker rodigino della nazionale, in fatto di caccia ai cimeli rugbistici è più efficace di Heinrich Brossow come cacciatori di palloni. Al termine di Italia-Sudafrica ad Udine è riuscito a farsi regalare la maglia nientemeno che da Victor Matfield, signore delle touche e giocatore simbolo degli Springboks. Non una maglia qualsiasi, ma quella dove c’è ricamata sopra la dedica per il suo 90° cap internazionale. Non è andata male neanche a Mirco Bergamasco, che a fine match ha scambiato la sua maglia con Brian Habana.

NAZIONALE

Gonzalo Garcia è stato uno dei protagonisti della gara contro il Sudafrica segnando anche una meta

Al dodicesimo test match con la maglia della Nazionale italiana, Gonzalo Garcia ha coronato il sogno della meta.

Da questa estate centro del Benetton, Garcia ha segnato sabato a Udine una meta molto bella, oltretutto la soddisfazione è lievitata perché segnata contro i Campioni del Mondo del Sudafrica.

«Una bellissima meta – ammette il centro italo-argentino – Penso abbiano visto tutti come è stata realizzata. Avevamo lavorato tanto in allenamento per preparare quella giocata, finalmente ce l’abbiamo fatta. Purtroppo, però, quella marcatura non è bastata per vincere».

Ad un certo punto avete creduto nella possibilità di poter centrare l’impresa?
«Sì, certamente. La possibilità c’era, purtroppo nel secondo tempo abbiamo commesso due-tre errori in fase difensiva e il Sudafrica ne ha subito approfittato per trasformare in mete quelle opportunità. Sono cose che possono anche capitare, ma sicuramente dovremo lavorare sodo perché non succedano ancora certi episodi. Comunque, abbiamo dimostrato di potercela giocare contro queste squadre, l’avevamo fatto contro gli All Blacks, l’abbiamo confermato contro il Sudafrica. Non è più l’Italia che subiva passivi pesanti contro certe squadre, è un’Italia che tiene e si toglie anche delle belle soddisfazioni».

 

Adesso sotto con le Samoa…
«Sarà una partita durissima, perché quella samoana è una squadra molto forte e soprattutto molto fisica. Dovremo assolutamente vincere e se avremo la stessa tenacia e la stessa attitudine dimostrate contro la Nuova Zelanda e il Sudafrica, penso potremo centrare un buon risultato. Delle tre partite di questo mese è quella più alla nostra portata e non dovremo assolutamente lasciarcela sfuggire. Se contro la Nuova Zelanda e il Sudafrica abbiamo ottenuto dei buoni risultati, ma siamo usciti dal campo sconfitti, contro Samoa dovremo portare a casa a tutti i costi il risultato positivo».

 

Hai giocato con Sgarbi al centro, come in Heineken Cup e come contro Viadana: potrà essere la nuova coppia di centri anche nel futuro azzurro?
«Perché no? Noi due ci troviamo molto bene quando giochiamo assieme: abbiamo fatto coppia nelle partite più importanti giocate con il Benetton – conclude Garcia – quindi perché non potrebbe essere lo stesso anche in Nazionale?»

Ennio Grosso

 


 

(e.g.)

 

Sono 15 i trevigiani (o militanti nelle file del Benetton) ad aver giocato nell’ultimo fine settimana tra Nazionale Maggiore e Nazionale A.

 

Un apporto importante tant’è che le due mete, una della Nazionale Maggiore e l’altra della Nazionale A, portano la firma di Gonzalo Garcia, centro del Benetton, e di Paolo Buso, trevigiano in forza alla Futura Park Roma (nella foto).

Chiusa la parentesi della Nazionale A, rimane ancora il test match contro le Samoa di sabato ad Ascoli Piceno della Nazionale Maggiore, prima di concludere i test autunnali. Poi di azzurro se ne riparlerà da febbraio con la disputa del Sei Nazioni.

Ieri, intanto, il ct azzurro Nick Mallett ha diramato la nuova lista dei 30 giocatori che domani si ridurrà a 24. Tra questi i giocatori del Benetton sono 10: Tommaso Benvenuti (esordiente), Lorenzo Cittadini (1 cap), Gonzalo Garcia (12 caps), Leonardo Ghiraldini (24 caps), Luke McLean (13 caps), Antonio Pavanello (4 caps), Simon Picone (19 caps), Ignacio Fernandez Rouyet (6 caps), Alberto Sgarbi (5 caps), Alessandro Zanni (36 caps).

Inoltre, il trevigiano Simone Favaro (4 caps) attualmente in forza al Rugby Parma.

L’EVENTO DEL RUGBY Ha colpito tutti l’educazione degli spettatori

Sfida vinta, si punta al bis

Cainero: «Speriamo di far valere il diritto di credito conquistato»

Camilla De Mori

SUCCESSO Lo stadio "formato famiglia" ha fatto il pienone per l’incontro di rugby. E ora il Friuli punta a "bissare" l’esperienza. Enzo Cainero dice: «Abbiamo un diritto di credito che speriamo di poter esercitare in futuro».

EDUCAZIONE A colpire tutti è stato il clima inedito che si respirava allo stadio. A conferma dell’educazione degli spettatori, c’è il dato della raccolta dei rifiuti. Nonostante le cifre da record di scarti prodotti (80 quintali contro i 20 di una partita normale), come nota la Net, «c’era meno sporcizia per terra». La Polizia municipale ha individuato due venditori abusivi fuori dallo stadio, sequestrando la merce.

Lo stadio "formato famiglia" ha fatto il pienone per l’incontro di rugby. E ora il Friuli punta a "bissare" l’esperienza. Enzo Cainero dice: «Abbiamo un diritto di credito che speriamo di poter esercitare in futuro».

Lo stadio "formato famiglia" visto durante l’incontro Italia-Sudafrica è piaciuto a tutti. E gli spalti gremiti dalla prima all’ultima fila hanno fatto inneggiare al successo. Per non parlare dei guadagni dell’indotto. E ora, a Udine c’è tanta voglia di "bis". L’assessore regionale De Anna non ha fatto mistero di puntare ad avere l’Argentina in Friuli.

Enzo Cainero, per ora, si gode il risultato di quella che ritiene «una sfida vinta». «È andata meglio di ogni previsione – dice -. Non ho mai visto lo stadio così pieno. Anche il presidente di Federugby Dondi ha detto a De Anna e a me: "Non me l’aspettavo così". Abbiamo cercato questa partita, abbiamo promesso uno stadio semi-pieno e siamo riusciti ad averlo pieno. Credo che sia nato un diritto di credito, che speriamo di poter esercitare in futuro per avere un’altra partita. L’Argentina? Di certo lavoreremo perché questo evento non sia un fatto solo episodico. Tutto il mondo economico, dai commercianti agli albergatori, è stato entusiasta». Anche il presidente della Regione Tondo non ha nascosto la sua soddisfazione e, sul blog, ha detto di sperare che «oltre alla partita ci possa essere un secondo incontro fra campioni del mondo in occasione dei Mondiali di calcio» del 2010 in Sudafrica. L’assessore allo Sport del Comune Kristian Franzil nota: «Lo stadio così pieno non l’avevo mai visto, neanche l’anno scorso per la partita della Nazionale di calcio. La prova chenon occorre che ci sia il calcio per fare un grande evento. E poi c’era un clima di assoluta serenità durante il match. Un’altra partita a Udine? Non è facile. Intanto spero che il fatto di aver avuto un evento così e di avere una società di rugby in serie A spinga sempre più persone ad avvicinarsi a questo sport».

Del «clima» diverso che c’era allo stadio parla anche la maggiore educazione nel buttare via i rifiuti: la maggior parte sceglieva il cassonetto e non il marciapiede. Da Net fanno sapere che «le persone sono state più educate, c’era meno sporco per terra. Negli stand abbiamo trovato gli scarti tutti accatastati». Complice il terzo tempo, però, i rifiuti erano comunque tantissimi: «Abbiamo raccolto 80 quintali, contro i 15-20 che di solito raccogliamo dopo una normale partita di calcio. Hanno lavorato 16 persone, con 3 spazzatrici, dalle 5 alle 8.30. Dalle 3 alle 5 di mattina ci siamo occupati anche dell’area del luna-park, dove sono stati raccolti 15 quintali di materiale. La Polizia municipale ha impegnato 23 persone più altre dieci unità. Come spiega il comandante Giovanni Colloredo, sono stati compiuti «due sequestri amministrativi per commercio abusivo», fra i venditori di gadget fuori dallo stadio.


Casinò di Venezia entrato ormai sotto la gestione del nuovo tecnico Alejandro Canale, in queste tre settimane di pausa agonistica che sono servite anche per “sgomberare” l’infermeria, in vista della ripresa del campionato di Super Dieci in programma sabato 28 novembre con il terribile Casinò-Benetton.

Dai giorni scorsi hanno ripreso ad allenarsi regolarmente tre elementi davvero importanti per il gioco dei veneziani, due “veterani” come la terza linea Willem Wium e il trequarti-centro Manuel Dallan, e il più giovane estremo Garth Ziegler alla sua seconda stagione con il Casinò. I tre rientranti dovrebbero dunque farcela per il derby contro i biancoverdi trevisiani, la prima volta con Canale in panchina in una gara di campionato, visto che dopo l’esonero di Innocenti il posto era stato occupato temporaneamente dall’assistente Marcuglia, promosso a capo allenatore nella gara di Prato contro la Consiag.

In settimana Canale ha già avuto modo di “assaggiare” la tenuta della sua nuova squadra in una “simulazione agonistica”, svoltasi martedì 17 nel campo interno di via Monte Cervino contro il Marchiol Mogliano, la compagine “cugina” di serie A1, guidata dall’ex tecnico veneziano Eugenio Eugenio.

Come già sperimentato in un’iniziativa analoga in ottobre, le due società hanno tenuto una sessione congiunta di allenamento, alla quale è seguita appunto una prova amichevole “regolare”, seppure per una durata ridotta di trenta minuti.

Un’opportunità per verificare alla prova del campo i nuovi insegnamenti di Alejandro Canale, che durante questi giorni ha concentrato le attenzioni in particolare sui meccanismi difensivi, la rimessa laterale e la mischia chiusa, un momento del gioco conosciuto fino nei minimi dettagli dal tecnico vincitore di un campionato nazionale argentino con La Tablada.

Michele Salin

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