Dondi si è dimesso?

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La notizia è arrivata alle agenzie poco dopo che io l’avevo saputa da
un cugino di mia moglie che lavora in un palazzo adiacente la FIR a
Roma, come portiere.
Il primo ad essere sorpreso da questa decisione è stato proprio Dondi
che, alle agenzie di stampa, ha dichiarato testualmente: "Non sapevo
di essermi dimesso".
Poi, ha così continuato: "effettivamente, dopo non aver fatto nulla
per il rugby in un ventinaio di anni, ho pensato di dimettermi (la
lettera di dimissioni me l’ha scritta un amico non analfabeta); l’età
ancora florida e la competenza maturata in questi ultimi lustri mi
porteranno ad andare a fare danni da altre parti. Sono orgoglioso di
quello che ho fatto: nessun altro, infatti, avrebbe saputo fare
peggio di me, e questo è un risultato.
Nei pressi della sede della FIR, migliaia di giovani, e non solo, si
sono ritrovati a stappare bottiglie di Champagne, Prosecco e
Franciacorta (acquistate con un mutuo collettivo), con le lacrime agli
occhi ed un sincero atto di riconoscimento al gesto di colui che fu
Presidente: la parola d’ordine era: "perchè non dieci anni fa"?
Il commiato del Presidente uscente  è stato coerente con il
significato del suo mandato: "scusate, non mi hanno voluto al
Cottolengo e , così, sono approdato al rugby. Chiedo scusa a tutti i
pallanuotisti ed ai cavallerizzi del fitofarmaco caduco."
Poi le solite frasi di rito: "bah, beh, birra, mangiare, magnare,
infornare, deglutire, ingurgitare e quant’altro… Vino? Solo due
volte al giorno: prima e dopo i pasti.
Alleluja.

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