Ci vuol altro che una vittoria contro le Samoa

Dopo Samoa, l’opinione di Franco Meneghin

Abbiamo vinto

La sbornia di vittorie l’abbiamo fatta con la strabiliante performance dei ns. beneamati contro Samoa, probabilmente la più squinternata squadra di "perlustrati" che mai l’arcipelago abbia avuto. Però abbiamo vinto! E qesto è importante. E chi mai si sognerebbe di affermare il contrario?

Pazienza se abbiamo visto di nuovo la ns. mischia chiusa e la ns. maul  avere qualche difficoltà; paziemza se la touche non ha funzionato proprio a dovere; pazienza se non disponiamo di uno straccio d’apertura di ruolo che, oltre a gestire la gara al piede, sappia anche buttare qualche calcio in mezzo ai pali; pazienza se, con la palla in mano, non sappiamo ancora cosa e come fare; pazienza se anche invocando il ritorno di Masi, probabilmente le nostre chances in attacco cambierebbero di poco; pazienza se negli ultimi tredici anni la federazione ha fatto di tutto per affossare i nostri talenti; pazienza se un qualsiasi responsabile, in qualsiasi azienda del mondo, dopo tredici, diconsi TREDICI anni di presidenza FIR, non sia stato cacciato via per la pochezza – o nullità – dei risultati ottenuti; pazienza se chi lo ha sostenuto, forse, non sapeva se fare del bene al rugby o a qualcos’altro.

Comunque, sincero e sentito onore al merito per la squadra e per il suo onesto impegno.Le colpe non sono di Parisse & Co.!

 

Ma ci vuole altro. Dopo 10 anni di VI Nazioni è stata cavalcata solo la politica del populismo e della demagogia: una federazione incapace di valorizzare i vivai a favore della spinta mediatica che ancora ci tiene a galla da quella prima – e storica – vittoria sulla Scozia. Investimenti, soprattutto a livello umano, quasi a zero. E lasciamo perdere le accademie… misero riflusso di quello che avrebbe potuto – e dovuto – essere un grande sviluppo dei ns. talenti.

Dicono che la NZ sia "Carter dipendente". Noi, invece, dipendiamo da tutto! Il mio augurio è quello di evitare che, ogni anno, la partita della vita si giochi contro il moribondo di turno, cercando di assestargli il colpo mortale con il manganello di Pulcinella.

Quindi, partiamo proprio dalla partita di sabato scorso (Samoa) per far intendere ai nostri vertici ed ai nostri giocatori che non possiamo più confondere, per esempio, la NZ con il Canada o il Sudafrica con il Giappone (che ci sta con il fiato sul collo). La confusione è deleteria ed ognuno si rende consapevole dei propri mezzi quando si confronta con le diverse abilità avversarie.

Certo, può essere interessante vedere come la NZ ha steso la Francia, sabato scorso. Ma l’importante è stabilire come. Avere dei parametri di confronto e degli obiettivi progressivamente raggiungibili. Questo è importante. Non la sfida all’ultimo sangue con la Scozia o l’annuale avversario, predestinato alla ns. portata, decisiva per credere di salvare una stagione.

Abbiamo visto che, per il momento, la gente segue e crede in questo sport molto diverso dal calcio, più "vero" e sanguigno, più credibile ed entusiasmante.

Non deludiamo chi ci segue con politiche assurde e con proclami ancora più patetici.

Chi di dovere si dia, finalmente, da fare. Gli avversari, ora, ci rispettano: lo faccia anche la federazione e chi, almeno a parole, dice di amare il rugby.

2 responses to “Ci vuol altro che una vittoria contro le Samoa”

  1. Quante chiacchiere… tu sei di quelli che quando l’Italia (non solo del rugby) perde sei contento per poter parlar male di questo o quello e quando vince hai da ridire lo stesso su questo o quello. Se avessi VERAMENTE giocato/capito il rugby non avresti scritto ‘ste fregnacce da giornalista mancato.

    • Il tuo messaggio, caro Mario, e’ solo un attacco alla persona, che evita accuratamente di entrare nel merito.

      Legittimo da parte tua non condividere. Ci mancherebbe. Però, i tuoi giudizi sono assolutamente campati in aria. Potresti motivare cosa non condividi di quanto ha scritto Franco e soprattutto perché?

      Altrimenti, se devi scrivere commenti solo per insultare, puoi anche astenerti.

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