Rugby. Italia-All Blacks 6-20 a San Siro – Umiliata la mischia neozelandese

Dal Gazzettino (15.11.2009) – Record di pubblico (80mila spettatori) per la partita di Milano – Un paio di fiammate per tempo bastano ai tuttineri.

MILANO (14 novembre) – La sfida era storica e l’Italia del rugby l’ha
onorata: non è riuscita a battere gli All Blacks ma dal primo
all’ultimo minuto, davanti agli 80mila spettatori di San Siro, ha
messo sotto la mischia avversaria e alla fine l’ha umiliata,
costringendo i maestri del rugby a piccoli trucchetti per impedire
all’Italia di segnare una meta.

Le formazioni

ITALIA: Luke McLean (Benetton Treviso); Kaine Robertson (Mps Viadana), Gonzalo Canale (Clermont-Auvergne), Gonzalo Garcia (Benetton Treviso), Mirco Bergamasco (Stade Francais); Craig Gower (Baonne), Tito Tebaldi (Plusvalore Gran Parma); Sergio Parisse (Stade Francais – capitano), Mauro Bergamasco (Stade Francais), Alessandro Zanno (Benetton Treviso); Quintin Geldenhuys (Mps Viadana), Carlo Antonio Del Fava (Mps Viadana); Martin Castrogiovanni (Leicester Tigers), Leonardo Ghiraldini (Benetton Treviso), Salvatore Perugini (Bayonne).

Allenatore: Nick Mallett.

A disposizione: Fabio Ongaro (Saracens), Ignacio Rouyet (Benetton Treviso), Josh Sole (Mps Viadana), Simone Favaro (Rugby Parma 1931), Simon Picone (Benetton Treviso), Kristopher Burton (Consiag Cavalieri Prato), Alberto Sgarbi (Benetton Treviso).

NUOVA ZELANDA: Cory Jane; Ben Smith, Tamati Ellison, Luke McAlister, Sitiveni Sivivatu; Mike Delany, Andy Ellis; Rodney So’oialo (capitano), Tanerau Latimer, Liam Messam; Anthony Boric, Tom Donnelly; Neemia Tialata, Corey Flynn, Wyatt Crockett.

Allenatore: Graham Henry.

A disposizione: Andrew Hore, John Afoa, Jason Eaton, Richie McCaw, Jimmy Cowan, Stephen Donald, Mils Muliaina.

ARBITRO: Dickinson (Australia)

È un’altra di quelle giornate che non è un’iperbole definire storiche. Una delle tante degli ultimi anni per l’Italrugby. L’ammissione nel Sei nazioni (’98), il debutto e la prima vittoria nel torneo (2000), la prima volta contro il Galles (’03), la prima doppietta nel Six Nation (’07) che ha lanciato la moda ovale nella penisola. Oggi tocca al record di spettatori in un test (45mila il precedente, Italia-Sudafrica ’95 all’Olimpico). Quando sul prato dello stadio Meazza entreranno gli All Blacks ci saranno 80.014 persone ad osservarli mentre ascoltano gli inni (quello italiano sarà cantato dal rugbista-tenore Denis Dallan) e danzano in faccia all’Italia la leggendaria Haka.

Chi c’era a un altro piccolo-grande tutto esaurito 30 anni fa al "Battaglini" di Rovigo per la prima volta di Italia-Nuova Zelanda (8-10 mila persone, nessuno sa quante di preciso, perchè aprirono i cancelli e fecero accomodare la gente sulla pista di atletica) avrà l’immediata percezione visiva del cammino fatto da allora dal rugby italiano. Chi non c’era e sarà sugli spalti a Milano solo perchè incuriosito dal mito degli All Blacks (la maggioranza del pubblico) si godrà comunque l’evento. Di portata epocale. San Siro tempio degli dèi del pallone tondo (Rivera, Mazzola, Ronaldo, Kaka…), del rock (Bob Marley, Springsteen, Vasco Rossi), e della grande boxe anni ’60 (un epico Loi-Ortiz) diventa anche una cattedrale della palla ovale. Chi l’avrebbe mai detto?

In questo contesto esagerato il significato tecnico della partita diventa un’appendice. A meno che l’Italia proveniente da 11 sconfitte consecutive e con uno 0-11 nel bilancio degli diretti con la Nuova Zelanda non riesca a batterla. Allora per raccontare bisognerebbe scomodare lo Zavattini di "Miracolo a Milano". È più realistico che l’Italia perda e faccia bella figura, trasformando la festa di popolo in festa sportiva. Gli elementi alla vigilia ci sono.

Gli All Blacks odierni con 4 sconfitte stagionali sono sul podio dei più brutti della storia. Peggio di loro ha fatto solo quelli del ’49 (6) e del ’98 (5). L’esasperato turn over voluto dal ct Henry (13/15 di novità rispetto alla sofferta vittoria in Galles, McCaw fuori, Carter squalificato) darà loro più voglia di mettersi in mostra, ma meno spessore tecnico e punti di riferimento nel gioco. In queste maglie dovrà inserirsi un’Italia «mai stata così in forma» a detta del capitano Sergio Parisse. «Non penso tanto al risultato, ma alla qualità del gioco che la mia squadra esprimerà» afferma il ct Mallett. Che comunque l’asticella ai risultati azzurri dei test autunnali l’aveva già posta: «Sconfitta di -10 con All Blacks e Springboks, vittoria con Samoa». Che gli dèi del Meazza gli siano propizi…

Ivan Malfatto

 

La cronaca in diretta

E il momento degli inni nazionali, quello italiano lo canta il giocatore-tenore trevigiano Denis Dallan (42 presenza in nazionale, ora all’Amatori Milano).

Cantano tutti gli 80mila di San Siro: un’emozione fortissima.

Gli All Blacks a centrocampo ballano l’haka. L’Italia schierata di fronte a sfidare i tuttineri.

Ore 15.04, si comincia.

2′ Prima mischia, l’Italia fa arretrare gli All Blacks e conquista un calcio indiretto.

 

4′ Seconda mischia, calcio di punizione per l’Italia, Gower centra i pali, Italia in vantaggio 3-0.

 

8′ Reazione della Nuova Zelanda che conquista due calci di punizione. Il secondo – lontano ma centrale – viene messo fra i pali da McAlister: 3-3.

 

12′ Altra irregolarità italiana a centrocampo, McAlister ci riprova ma sbaglia la punizione.

 

14′ L’arbitro richiama Parisse per i continui falli italiani. McAlister segna, All Blacks in vantaggio 6-3.

 

19′ La mischia italiana continua a mettere sotto i neozelandesi, gli All Blacks sono costretti a un altro fallo, Italia nei 22 avversari. 

 

22′ Altro fallo della mischia neozelandese, questa volta Tialata, e l’arbitro richiama gli All Blacks a una maggior correttezza. Gower calcia la punizione, angolata da destra, palla fuori dai pali.

 

25′ Prima vera azione in cui si riconoscono gli All Blacks. Una decina di giocatori partecipano all’azione che la difesa italiana ferma in extremis.

 

26′ Seconda marea nera, Flynn schiaccia in meta sull’angolo sinistro, l’arbitro chiede l’aiuto del tmo (l’occhio elettronico) e convalida. McAlister sbaglia la trasformazione: 3-11.

 

31‘ Imbarazzante la mischia neozelandese.

 

33′ Ripartenza dell’Italia e fallo neozelandese per fermare Robertson.

 

34′ Sull’azione sucessiva l’Italia vince la touche e spinge indietro la mischia degli All Blacks. La palla non esce, mischia per la Nuova Zelanda vinta dall’Italia: bella occasione ma purtroppo Gower perde l’ovale in avanti nei 22 avversari.

38′ Dopo un infortunio a Canale gli All Blacks ci provano, ma la difesa italiana regge. Canale rientra e commette un fallo non lasciando l’avversario dopo un placcaggio. Mc Alister segna: 3-14.

 

40′ Squadre negli spogliatoi, All Blacks in vantaggio 14-3.

Primo tempo: avranno anche cambiato 13 giocatori su 15 rispetto alla partita con il Galles, ma sono pur sempre gli All Blacks. Nel primo tempo, però, la vera squadra neozelandese si è vista soltanto un paio di volte poco dopo il 20′. E quelle occasioni sono state sufficienti per portare gli All Blacks in meta. Per il resto una gradissima mischia italiana che ha messo sempre in fifficoltà i primi otto uomini neozelandesi.


Secondo tempo: si ricomincia, sarà la prova del nove per la buona prestazione azzurra fino ad ora.

 

2′ Fallo di Del Fava a centrocampo, Mc Alister sbaglia il calcio.

4′ Gli All Blacks hanno cominciato il secondo tempo in modo più deciso. Fallo di Garcia, al quale l’arbitro mostra il cartellino giallo (fuori per 10 minuti). Calcio di punizione che questa volta McAlister non fallisce: 3-17.

9′ Anche in 14 l’Italia mette in crisi gli All Blacks, ma non riesce a sfondare.

7′ La mischia italiana continua a mostrare la sua superiorità: Gower lancia Canale, fermato a un metro dalla meta.

11′ Azione corale degli All Blacks: in avanti di Latimer a mezzo metro dalla meta.

13′ Rientra Garcia dopo l’espulsione temporanea, siamo ancora 15 contro 15. Gli All Blacks stanno mostrando segni di reazione, ma l’Italia resiste.

17′ Cambio per l’Italia: fuori Del Fava, dentro Sole.

18′ Altro fallo della mischia nera: calcio difficile ma Gower mette l’ovale fra i pali: 6-17.

19′ Gli All Blacks sostituiscono il mediano di mischia: Cowan per Ellis. Nell’Italia cambio in prima linea: Rouyet al posto di Perugini.

 

22′ Nell’Italia Picone al posto di Tebaldi.

24′ La Nuova Zelanda in difficoltà anche in touche, oltre che in mischia. Esce Castrogiovanni, rientra Perugini.

 

30′ Prima entra Favaro per Zanni, poi Mc Alister colpisce un palo su una punizione per fallo in mischia di Rouyet. L’Italia cambia tallonatore (Ongaro per Ghiraldini) e Favaro commette il fallo che permette a McAlister di portare gli All Blacks sul 20-6.

35′ Grande contrattacco di Parisse e l’Italia si insedia nei 22 neozelandesi, a pochi metri dalla meta. Gli All Blacks si difendono con la forza della disperazione. e concedono due calci di punizione. L’Italia rinuncia al calcio e prova a segnare la meta.

 

37′ La mischia italiana surclassa quella neozelandese, l’arbitro non se la sente né di dare il cartellino giallo né la meta tecnica.

 

38′ Altro calcio di punizione per l’Italia grazie a una mischia portentosa (Castrogiovanni eletto man of the match).

 

40′ La partita finisce con una serie di mischie a cinque metri dalla linea di meta neozelandese. Gli All Blacks sono umiliati e cedono regolarmente per non permettere agli azzurri di segnare..


 

MILANO – Il monumentale pack azzurro trasforma la festa di popolo in festa rugbistica. Davanti agli 80 mila di San Siro (2.588.000 euro d’incasso) mette sotto gli avanti All Blacks dall’inizio e li umilia nei 7’ finali. Quando l’azione simbolo del match con 11 mischie ripetute nei 22 metri, 6 calci contro e un giallo al pilone Tialata non bastano all’arbitro Dickinson per assegnare la meta tecnica. Uno scandalo. Gli azzurri l’avrebbero meritata in modo sacrosanto. E il punteggio di 20-13 sarebbe stato il più giusto. Avrebbe suggellato più equamente la partita dell’Italia. Che anche così resta comunque quella contro la Nuova Zelanda nella quale ha subito meno mete: una sola.

Difesa ferrea (anche in 14 per il giallo a Garcia parziale 0-0), mischia dominante, ritrovata rolling maul e maggiore esperienza internazionale (538 caps a 214 nei 2 XV) sono state le armi con le quali l’Italia ha fatto tremare gli All Blacks. Armi su cui Pierre Berbizier ha costruito il passato (la storica doppietta nel Sei Nazioni 2007). Su di esse Nick Mallett può costruire il futuro. A partire dalla vittoria contro Samoa. Anche se un pack del genere può mettere in difficoltà pure gli Springboks.

Il pubblico profano di San Siro non si è però infiammato più di tanto per questa splendida supremazia del pack. Se invece di 60 mila curiosi (su 80 mila) ci fossero stati 60 mila tifosi che ne capiscono un minimo di rugby, le tribune avrebbero tremato di fischi all’affronto dell’arbitro nell’assedio finale. Dagli spalti invece si è pensato a fischiare soprattutto Luke McAlister mentre effettuava i calci che hanno salvato la vittoria neozelandese. Nemmeno quando lo speaker rodigino Saverio Girotto ha chiesto di non fischiarlo "perchè non è nello spirito del rugby" è stato ascoltato. Questa rimane l’unica pecca di una festa di popolo per il resto meravigliosa. D’altronde la cultura sportiva in uno stadio (e in un Paese) calcistico non si costruiscono in un giorno. La speranza è che gli 80 mila del Meazza siano il primo passo.

La partita nel suo complesso ha avuto un andamento lineare. Gli All Blacks espropriati di una fonte di gioco (la mischia), contrastati nelle altre (touche, breakdown) e incapaci di lanciare folate offensive efficaci le la difesa pilotata da Graig Gower, hanno ripiegato sul pragmatismo. Ricerca dei falli nei raggruppamenti e "petardi" di McAlister per metter dentro punti da qualsiasi parte del campo. Non altrettanto l’Italia che ad esempio al 34’ invece di piazzare un calcio fattibile da 30 metri, dopo discesa di Robertson, ha scelto la penaltouche e fatto in avanti nell’azione successiva. L’unica meta gli All Blacks l’hanno segnata nella prima mischia vinta nei 22 in attacco: tre percussioni veloci, Flynn schiaccia in bandiera e l’arbitro dà l’ok dopo aver consultato il tmo. Troppo poco per legittimare il divario fra la seconda potenza del ranking mondiale Irb contro la dodicesima che ieri non si è proprio vista. L’Italia può imboccare la strada per Udine a testa alta.

 

Dopo la partita

(i.m.) «Se in attacco ci fosse stata la Nuova Zelanda la meta l’avrebbe data». Il citì azzurro Nick Mallett è duro con l’arbitro australiano Stuart Dickinson, reo di non aver concesso la meta tecnica quando il pack dell’Italia ha schiantato quello della Nuova Zelanda nella lunga azione finale. «Se dopo un cartellino giallo, 4 calci e 7’ con la mischia inchiodata non ha ritenuto di assegnarla sono evidenti il mio disappunto e la mia delusione. Doveva darci questa opportunità di meta».

Mallett non è tenero nemmeno con il collega Graham Henry. Il citì neozelandese ha parlato di mischia come «zona grigia, nella quale non si riescono a codificare i corretti comportamenti arbitrali nonostante le tante riunioni con l’Irb. Wayatt Crockett (il pilone che ha più sofferto, ndr) è uscito dal campo frustrato, perchè dopo 10 anni che si allena ad alto livello non sa come comportarsi».

«Non c’è nessuna zona grigia – gli ha ribattuto Mallett – Se l’arbitro ha visto 4 falli in quell’azione o è bianco o è nero. Se si deve parlare di zona grigia casomai è la rolling maul, altra fase di gioco a noi favorevole nella quale la direzione dell’arbitro è stata opinabile». Sul fatto che gli All Blacks abbiano calciato tanto, beccandosi i fischi del pubblico, il tecnico ha detto: «È un complimento per la nostra difesa».

 

 

Castrogiovanni: «Bene, però è ko»

«Quello che abbiamo fatto è bello però non dimentichiamoci che abbiamo perso la partita. Noi vogliamo sempre vincere e con questo spirito affronteremo il Sudafrica»: così Martin Castrogiovanni, eletto man of the match. «Poteva anche starci nel finale una meta tecnica per noi».

 

MILANO (14 novembre) – Il pubblico del Meazza «è stato da brividi», e l’Italia «ha dimostrato che non molla mai».

 

Sergio Parisse è l’immagine della soddisfazione azzurra dopo l’onorevole sconfitta contro la Nuova Zelanda.

«È stata una grande emozione giocare davanti a 80mila persone, che ci hanno sostenuto fino alla fine e noi ci abbiamo messo tutto il cuore che avevamo – assicura il capitano azzurro -. Peccato per l’arbitraggio, specialmente nel finale. Ma abbiamo dimostrato che non molliamo mai. È un punto di partenza per la nostra Nazionale e per il movimento rugbistico italiano». Un concetto sottolineato anche da Mauro Bergamasco: «Questa squadra ha trovato il suo vero spirito: Non siamo più giocatori anonomi ma siamo l’Italia».

Orgoglioso dei suoi ragazzi, il ct azzurro Nick Mallett contravviene alle regole del rugby e si sbilancia sulla direzione arbitrale per la gestione delle ultime azioni, quando gli azzurri potevano beneficiare di una meta tecnica. «Non potrei criticare l’arbitro, ma chissà se a parti inverse avrebbe segnalato quattro penalità senza assegnare la meta tecnica… – allarga le braccia Mallett -. La nostra forza è la mischia e se in questo dettaglio non siamo inferiori agli All Blacks non vedo perché non ci possano dare l’opportunità di fare meta».

 

Parisse: «Deluso dall’arbitraggio»

Il capitano Sergio Parisse: «Rimane un bellissimo, grandissimo ricordo, accompagnato da una sensazione amara perché li abbiamo messi sotto in mischia tutta la gara, l’arbitro alla fine ha dato tanti calci e nessuna meta tecnica, nessuna decisione. Sono deluso dall’arbitraggio».

 

 

Gli altri test match

Negli altri test match l’Inghilterra ha battuto l’Argentina 16-9 a Twickenham. Gran rientro di Jonny Wilkinson, autore di 11 punti grazie ad un drop, due punizioni e alla trasformazione della meta di Matt Banahan.

La Scozia si è imposta per 23-10 sulle Isole Figi. Esordio  fortunato per il neo capitano Cusiter ed il citì Robinson.

Successo (20-13) della Francia sul Sudafrica, nostro prossimo avversario.

Il Galles ha superato Samoa 17-13.

 

LA DANZA MAORI

E gli azzurri non voltano le spalle all’haka

(im) Stavolta gli azzurri non hanno voltato le spalle all’haka come a Marsiglia ai Mondiali ’07, quando hanno beccato 70 punti. Qui probabilmente hanno iniziato a costruire la loro ottima prestazione, che rende questo 20-6 il terzo miglior passivo in 12 sfide con la Nuova Zelanda, l’unico dove è stata subita una sola meta. Mentre al centro del campo gli All Blacks intonavano la danza maori nel religioso silenzio degli 80 mila (le urla dei pochi profanatori sono state zittite subito), gli italiani si sono schierati in fila guardandoli negli occhi. Legati uno all’altro sono stati così fino alla battute finali, quando sono avanzati compatti in segno di sfida. Al salto conclusivo dei rivali si sono fermati un attimo prima di sciogliere la fila. Martin Castrogiovanni ha continuato da solo ad avanzare di qualche passo a muso duro. Una trance agonistica che poi ha sfoggiato per tutta la partita, fino a venire eletto uomo del match per la sua splendida prova in mischia.

 

 

 

LA FESTA DI POPOLO 

Entusiasmo alle stelle e una grande abbuffata

Giornata indimenticabile per i tifosi accorsi a San Siro tra porchetta, formaggi e un esagerato… "quinto tempo"

MILANO – La festa di popolo è iniziata molto prima della partita. La mattina presto lungo l’autostrada, con la Venezia-Milano punteggiata di pullman dalle scritte inequivocabili: Rugby Alpago, Venezia Mestre, Ombre Rosse Valsugana. È continuata a mezzogiorno nel parcheggio dello stadio trasformato in ristorante all’aria aperta dalle specialità più disparate: porchetta per i tifosi di Bassano, formaggi per quelli di Verona, budel (un salame ad alto contenuto calorico) per quelli della Val d’Aosta. I più affamati venivano da Parma: «Ci siamo fatti fuori già i cotechini in viaggio». I più esagerati da Rovigo: «Se vinciamo facciamo anche il quinto tempo».

Agli occhi di tutti il cielo plumbeo di Milano sembrava quello azzurro spazzato dal vento della Nuova Zelanda. C’era l’attesa degli All Blacks a renderlo. Attesa ingannata al villaggio degli sponsor da frotte di bimbi che insieme ai genitori si facevano dipingere sulla faccia il tricolore o la felce nera. C’erano infanti da culla, pargoli da scuola elementare, ometti da scuola media. Sorridenti insieme a mamme, papà, zii, fratelli maggiori. Violenza allo stadio? Non abita qui. Uno di loro aspettando di entrare confidava eccitato: «Lunedì a scuola faccio il tema sugli All Blacks!». Chissà se qualcuno gli ha detto che a due passi da lui ad aspettare come uno qualunque in fila c’era Ian Jones, leggendaria seconda linea, oggi commentatore tv. L’eccitazione sarebbe salita alle stelle.

Come quella di Lorenza, la mamma dei fratelli Bergamasco, quando in tribuna prima del match ha visto passargli a fianco il canoista Antonio Rossi. È scattata come quando Mauro deve placcare un avversario per dargli un bacio. «È così bello, non potevo perdere l’occasione!». Di vip era pieno il parterre: cantanti (Baccini, Grignani), sportivi (Cassani, Pozzecco, Chechi), politici (Moratti, Formigoni), gente di spettacolo (Linus, Ale e Franz), calciatori (Del Piero, Seedorf, Borriello, Nesta, Favalli). All’annuncio del suo arrivo Leonardo è stato subissato di fischi. Tutti tifosi interisti? Su e giù dai gradoni correvano dei simpaticoni neozelandesi in calzamaglia stile Diabolik e felce disegnata sul petto. Dagli spalti campeggiavano striscioni tipo "In 400 da Casal x vedar a naxional".

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