Dal Gazzetino (4.12.2006)

Chiusi i Test Autunnali – Ongaro titolare nel World XV, Dallan in meta con lo Stade – Super 10 a numero chiuso, insorgono gli allenatori – Viadana riesce nella difficile impresa di … – Carrera tenta il riscatto con l’Overmach, Benetton sale in vetta – McCaw, il placcaggio vale più di una meta

Retroscena sui motivi delle tensioni che hanno animato i Jaguar test
autunnali. Il gruppo dei nazionali mai così unito verso i negoziati
Azzurri, aperto il duro fronte dei contratti
Lettera a Dondi e riunione dopo Italia-Canada. Premi, assicurazioni
infortuni e rappresentanza dei procuratori i temi forti

Chiusi i Jaguar test autunnali, per la Nazionale si apre il fronte
della trattativa sugli ingaggi per il 2007. L’anno del Mondiale che,
in caso di storica qualificazione ai quarti, porterà in dote prestigio
internazionale e un bel gruzzolo nelle tasche della Fir e degli
azzurri.
In verità il fronte ingaggi (in scadenza con l’anno solare) l’hanno
già aperto proprio nei giorni dei test prima una lettera, inviata dai
giocatori direttamente al presidente Giancarlo Dondi, poi una lunga
riunione con lo staff al termine di Italia-Canada. Parte delle
tensioni emerse nel trittico di incontri sarebbero perciò da imputare
a tale vicenda, oltre che alle questioni dell’allenamento in touche,
del capitanato, della leadership o altro.

Dagli atleti per quanto riguarda i contratti arrivano segnali che
vanno in una sola direzione. Quella dell’unità d’intenti, della
compattezza, della condivisione. L’esatto contrario di quanto accadeva
in passato, quando alcuni giocatori forti (i cosiddetti sindacalisti)
pilotavano le scelte.

«Il gruppo non è mai stato così unito – è il ritornello – Noi pensiamo
solo a fare i giocatori. A mettere a frutto il poco tempo a
disposizione nei raduni. Al resto ci devono pensare altri».

Proprio su questi «altri» sta il nodo della questione. Una parte dei
giocatori intenderebbe farsi rappresentare nella trattativa con la Fir
dai procuratori (mandatari nel gergo giuridico federale). Come succede
con i club e in gran parte delle vicende legate allo sport
professionistico, ormai. Altri azzurri dei procuratori non ne vogliono
sapere. Pur essendo consapevoli della necessità di avere degli esperti
di contratti al loro fianco.

Anche la federazione, affermando il suo status di ente
dilettantistico, non intenderebbe avere come controparte dei
mandatari. Vorrebbe trattare le questioni economiche direttamente con
i giocatori. Nei mesi scorsi ha portato addirittura il tema in
consiglio federale. Probabilmente per tutelarsi in caso di
allestimento delle selezioni (fatte con giocatori pagati direttamente
dalla Fir), destinate a soppiantare i club nell’alto livello. In
realtà con il caso azzurri-procuratori dovrà misurarsi subito.

Una soluzione potrebbe essere quella ventilata durante i Jaguar test.
Un’associazione dei giocatori, assistita da consulenti, i cui delegati
andrebbero a trattare con Dondi e la Fir gli ingaggi 2007. Un modo,
molto italiano, di salvare capra e cavoli. Ovvero: la Fir tratterebbe
direttamente con i giocatori (l’associazione), ma gli accordi li
vaglierebbero i consulenti dell’associazione (i procuratori). Per ora
è solo una delle ipotesi.

La trattativa sugli ingaggi oltre ai soldi (solo i premi vittoria, sul
fisso non ci sono più fasce o distinzioni, ogni giocatore percepisce
circa 5mila euro a convocazione) riguarderà anche le assicurazioni e
gli infortuni in azzurro, che possono compromettere un vantaggioso
contratto firmato con i club, soprattutto esteri. Una partita affatto
secondaria. Secondo alcuni tutta da normare. Da qui al Sei Nazioni per
i nazionali c’è quindi un nuovo impegnativo test da affrontare, dopo i
tre dell’autunno. Sicuramente più difficile da vincere di quello con
il Canada.

Ivan Malfatto
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 Ongaro titolare nel World XV, Dallan in meta con lo Stade

TOP 14 Il Clermont Auvergne ha vinto la sfida dell’alta classifica
contro lo Stade Français e si è avvicinato ai parigini. Clermont
Auvergne-Stade Français 29-17 (Canale-Clermont e Denis Dallan-Stade
80′, quest’ultimo autore anche di una meta), Bourgoin-Albi 36-11 (Del
Fava 80′ nel Bourgoin), Toulouse-Montauban 30-21 (Arganese del
Montauban ha giocato 24′), Castres-Montpellier 51-13
(Canavosio-Castres 50′ e Bortolussi-Montpellier 54′), Brive-Agen 19-13
(Orquera del Brive 80′ e 16 punti, 4 piazzati e una trasformazione),
Narbonne-Perpignan 15-19, Bayonne-Biarritz 11-15 (Pez del Bayonne
80′); Stade Français 55, Clermont Auvergne 50, Biarritz 47, Perpignan
45, Toulouse 44, Bourgoin 40.
TUTTO ESAURITO Il 27 gennaio 2007 si giocherà a Parigi Stade
Français-Toulouse, 19. turno del Top 14 francese. Il match verrà
giocato allo Stade France che è già esaurito, 82 mila biglietti
bruciati in prevendita.

COPPA ANGLO-GALLESE Poule A: Ospreys-Bristol 34-3, Gloucester-Bath
30-12; Ospreys, Gloucester 10, Bristol 4, Bath 2. Poule B:
Saracens-London Wasps 26-15, Cardiff-London Irish 31-7; Cardiff 13,
London Irish 5, London Wasps, Saracens 4. Poule C:
Newcastle-Harlequins 21-18, Sale-Llanelli 21-5; Sale 12, Newcastle 8,
Llanelli 5, Harlequins 2. Poule D: Northampton-Leicester 18-5,
Worcester-Dragons 23-10; Leicester 10, Worcester 8, Dragons,
Northampton 4.

COPPE EUROPEE Riprendono nel fine settimana la Heineken Cup e la
Challenge Cup con il 3. turno. Il calendario delle italiane.

Heineken Cup: sabato 9 dicembre Ghial Calvisano-Ospreys (ore 14),
Overmach Parma-Northampton (ore 14.30), domenica 10 dicembre London
Wasps-Benetton (ore 15 locali, le 16 in Italia).

Challenge Cup: sabato 9 dicembre Brive-Carrera Padova (ore 15),
domenica 10 dicembre Arix Viadana-Clermont Auvergne (ore 14),
Saracens-Gran Parma (ore 15 locali, le 16 in Italia).

WORLD XV Fabio Ongaro titolare nella selezione del World XV che a
Leicester ha giocato contro il Sudafrica. Il match è stato vinto dai
sudafricani 32-7.

Ennio Grosso
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Super 10 a numero chiuso, insorgono gli allenatori

(e.g.) Sconcerto e indignazione avrebbe suscitato l’inattesa
rivelazione del tecnico federale Franco Ascione durante l’ultimo corso
allenatori tenutosi a Fontanafredda, una decina di giorni fa, a
margine dell’incontro del Jaguar Test Match Italia-Canada giocato
nella cittadina friulana.
La Federazione avrebbe infatti istituito un 4. livello allenatori
(finora il massimo è il 3. livello) a invito, che sarebbe necessario
per poter allenare, sin dalla prossima stagione 2007/2008, nella
categoria del Super Ten e al quale potranno accedere solamente i
tecnici con certi requisiti, ad esempio aver già allenato almeno due
anni nel Super Ten o aver fatto l’assistente di tecnici del Super Ten
per almeno 3 anni, oppure ancora, a quanto è dato sapere, avere
giocato ad alti livelli e aver avuto meriti sportivi come giocatore.
Tutto ciò per un totale di 40 allenatori.

Ovvia l’indignazione di chi magari sta allenando in serie A e vede la
propria squadra lottare per la promozione. Se non rientra in questa
cerchia di prescelti ovviamente vedrebbe svanire il suo posto. A
quanto sembra, oltretutto, la Federazione avrebbe già individuato
questi 40 tecnici, senza fare alcun test o prova di idoneità.

Numerosi gli interventi contro questa decisione, anche perché, come
avrebbe spiegato Ascione, la volontà della Federazione sarebbe
favorevole a una presenza di tecnici a tempo pieno per le categorie
più importanti, per il Super Ten, ma anche per la serie A.

Inoltre il fatto di aver già individuato i 40 tecnici sarebbe come
calpestare i diritti di ci
ascun allenatore. Quali i criteri di questa
scelta? E perché non dare la possibilità a tutti i tecnici di 3.
livello, cioè quelli abilitati attualmente ad allenare in Super Ten,
Serie A e Nazionale giovanile, di poter puntare al livello superiore?

Interventi ce ne sono stati da più parti, almeno mezza dozzina quelli
piuttosto concitati. È stata sollecitata, ad esempio, una maggiore
severità nei criteri di ammissione per i tecnici di primo e secondo
livello, che quasi sempre guidano le categorie dei più piccoli, ovvero
proprio quei giocatori ai quali viene insegnata la base del rugby e
quindi hanno la necessità di poter contare sulle basi di insegnamento
più corrette.
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 Viadana riesce nella difficile impresa di …

Viadana
Viadana riesce nella difficile impresa di battere Calvisano allo
“Zaffanella dopo una gara certamente poco spettacolare rispetto alle
aspettative, ma ugualmente intensa. Una sola meta nell’ incontro
siglata da Scanavacca per i bresciani nel primo tempo e poi il
punteggio è stato mosso solo dai calciatori. Lo stesso Scanavacca e de
Marigny per i calvini, Pilat e Howarth per Viadana. Per quest’ ultimo,
autore di una gara intelligente e tatticamente accorta, è arrivata
anche la palme di uomo del match.

L’Arix è partita in sordina facendo molti errori nella gestione
dell’ovale, con un McGrath incapace di svolgere diligentemente il
proprio ruolo. Calvisano ha saputo approfittare degli errori dei
padroni di casa portandosi due volte in vantaggio grazie alla meta di
Scanavacca, ma sul finire del tempo ha dovuto lasciar passare il
Viadana grazie alla precisione al piede di Howarth, sostituitosi ad
uno stranamente impreciso Pilat. Nella ripresa, dopo il sorpasso del
Calvisano, Viadana ha saputo organizzarsi meglio ed è riuscita a
rubare qualche touche a Gissing e compagni costringendoli spesso al
fallo, costruendo una meritata vittoria che la colloca al secondo
posto in classifica alle spalle di Treviso.

Luigi Malaspada
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 GROUPAMA SUPER 10
Carrera tenta il riscatto con l’Overmach, Benetton sale in vetta

Padova
NOSTRO SERVIZIO

Pasquale Presutti ancora non si capacita. Il giorno dopo la brutta
sconfitta a L’Aquila (15-13), l’allenatore del Carrera Petrarca è
sconsolato. «Per cercare di dare una scossa alla squadra – dice – ho
cambiato la coppia di mediani. Purtroppo inutilmente. Abbiamo giocato
male, può capitare. Però per vincere ugualmente sarebbe bastato poco».

In quel “sarebbe bastato poco” sta la chiave di lettura. Perchè se per
tre volte Little e una volta Preo non avessero fallito calci di
punizione da posizioni tutto sommato non impossibili, il Carrera, pur
disputando la peggiore partita della stagione, sarebbe uscito
vincitore dal “Fattori” e si troverebbe in una situazione di
classifica davvero invidiabile in vista del match di recupero di
domani con l’Overmach.

Invece ora i punti di vantaggio nei confronti degli emiliani sono
appena tre (23 contro 20). E da quanto si è visto a L’Aquila (ma anche
nel primo tempo con l’Overmach, prima che l’incontro venisse sospeso
per nebbia), sembra che il Carrera sia lontano da quella brillantezza
che aveva contrassegnato la prima parte di stagione. La mischia tutto
sommato il suo dovere in Abruzzo lo ha fatto e lo stesso si può dire
della linea di touches. Quindi il Petrarca le fonti di gioco le ha
controllate. Dove è completamente mancato non è stato solo nei calci
di punizione (2 su 6 complessivi), ma anche nella precisione nei
passaggi e nel controllo di palla dei singoli giocatori. A L’Aquila i
bianconeri hanno commesso una valanga di “avanti” e sono stati poco
disciplinati in fase difensiva, commettendo falli inutili (entrate
laterali e altro) che Peens, l’estremo dell’Infinito, ha messo
nell’acca con buona regolarità.

Non sarà facile cambiare registro nel giro di un paio di giorni. Può
anche darsi però che l’inattesa “scoppola” abruzzese possa rivelarsi
utile, che ci sia quella reazione di carattere, quella voglia di
dimostrare di meritare di trovarsi nelle posizioni di testa della
classifica, capace di far tornare il Carrera a giocare come ha fatto
nelle prime sei giornate del Super 10.

Con l’Overmach, caricato dal successo sul Catania che gli permette di
rivedere il quarto posto, sarà la prima partita-verità per capitan
Rizzo e soci. Sarà molto importante la maniera in cui Nicki Little
saprà reagire: l’apertura figiana è sempre stato tra i migliori e
vorrà di sicuro dimostrare che l’opaca prestazione a L’Aquila è stata
un caso, la classica giornata storta. Con l’Overmach, fa sapere
Presutti, rientrerà Lorenzetti: una carta in più da calare sul tavolo.

A. Z.
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McCaw, il placcaggio vale più di una meta

Richie McCaw è stato consacrato dall’International Board giocatore
dell’anno. Un destino che era scolpito sulle pietre di Hikataramea, il
villaggio in cui è stato svezzato alle fatiche e ai valori della
tradizione kiwi. Figlio di agricoltori, ha passato l’infanzia a
sollevare balle di fieno e ad accudire il bestiame nella fattoria di
famiglia, sperimentando i primi placcaggi all’ombra della staccionata.
Poi a dieci anni con la squadretta della scuola, d’inverno a una
temperatura media di cinque sotto zero. Il capitano della Nuova
Zelanda di quella stagione ha un ricordo felice. Vi ha radicato
l’essenza del suo rugby: da ragazzino non sognava mete ma placcaggi.
Il suo obiettivo era di essere il primo a raccogliere l’ovale. «Mi
divertivo a recuperare la palla e provavo gioia nel vedere gli altri
filare in meta» ha raccontato con orgoglio. Un’inculturazione
proseguita con la scuola secondaria. Frequenta il liceo a Dunedin,
diventa il miglior flanker della sua generazione (classe ’80)
approdando al quindici nazionale di categoria. Nella finale del ’98
contro il Rotorua marca la meta-partita e si guadagna una borsa di
studio alla Lincoln University di Christchurch, collegata con la
provincia di Canterbury che lo mette subito sotto contratto. Lo lancia
in prima squadra Steve Hansen. Richie non ha ancora 19 anni e studia
agraria. Nel 2001 è il miglior giocatore dell’Npc, l’anno dopo
conquista il Super 12 con i Crusaders in una finale memorabile per i
placcaggi omerici su Smith e Waugh. Debutta con gli All Blacks e viene
subito acclamato come l’erede di Kronfeld grazie all’abilità nei
recuperi a terra. Animato da sanissimo furore, attorno alla mischia è
un’onda continua che ribolle con fragore. Sortite offensive regali,
opposizione irriducibile. Sfrutta la forza straordinaria delle braccia
per strappare la palla agli avversari. «È quasi perfetto» ha detto
Hansen dopo la trionfale serie dei test con i Lions del 2005. Un paio
di difetti li aveva: arrivando per primo sui punti d’impatto pigliava
troppi colpi. Inoltre, com’è tipico dei generosi, finiva sovente a
secco di energie.
La pacca più terribile l’aveva rimediata nel 2004 dal compagno di
squadra Xavier Rush: una testata involontaria nel primo test contro
l’Inghilterra a Dunedin. Gli esami esclusero una commozione cerebrale,
però in allenamento appena il cuore accelerava gli salivano misteriosi
mal di testa. Due settimane dopo era in campo contro i Pumas.
Un
fantasma. Solo allora si lasciò convincere dai medici a uno stop di
due mesi. Tutti rimasero col fiato sospeso fino al giorno della finale
Npc, quando So’oialo gli rifilò un tremendo placcaggio dal quale McCaw
riemerse indenne. E dunque guarito. Il tour europeo di quest’anno lo
ha incoronato erede di Ian Kirkpatrick, Graham Mourie, Michael Jones
e, naturalmente, Kronfeld, i grandi flanker che hanno segnato la
storia degli All Blacks dagli anni Settanta ad oggi. Nel tentativo di
condizionare gli arbitri i francesi lo hanno accusato pubblicamente di
bricconate nel gioco a terra. Si temeva la sua ira. McCaw ha risposto
invece mostrando brillanti doti tecniche nel gioco di passaggi
seguito, come cavalloni dirompenti, da Collins, So’oialo, Ali Williams
capaci di reggere il suo passo e di consentirgli, finalmente, una più
saggia economia calorica.

I cronisti francesi hanno menato il torrone con le prodezze del nonno
pilota delle forze alleate nei cieli di Londra e Parigi. Richie non si
è sottratto: «Il sacrificio ha forgiato il nostro carattere nazionale»
ha detto in memoria dei molti neozelandesi caduti nei campi di
battaglia europei. Ma poi ha tagliato corto con la retorica: «Non
facciamo paragoni esagerati – ha detto il capitano -. Loro non
sapevano se sarebbero tornati a casa». McCaw, che ha preso il brevetto
di pilota da ragazzino, quando vuole ricordare il nonno prende il suo
aliante e si tuffa nei cieli di Otago. Lontano dai fragori e dai
placcaggi.

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