Dal Gazzettino (08.01.2007)

Dalla Francia – Lancio in touche terribile ossessione – Benetton fuori dalla LIRE? – 400 km. per vedere il Rovigo – Carrera: la vittoria con Treviso vale triplo – Arix a fatica a Catania.

Mirco Bergamasco in meta, Canale prolunga col Clermont

Mentre in Italia il numero di spettatori continua a scendere,
all’estero si registrano invece sempre maggiori affluenze. Se per la
sfida del 27 gennaio a Parigi tra Stade Français e Toulouse lo Stade
France sarà esaurito in tutti i suoi 82.000 posti, in Inghilterra 11.
e 12. giornata della Guinness Premiership, giocate durante le feste
Natalizie, hanno registrato una media superiore ai 12.000 spettatori
per ogni gara.
TOP 14 Stade Français scivola a Bayonne e Clermont si avvicina. 18.
turno: Bayonne-Stade Français 29-27 (Parisse, Mauro e Mirco Bergamasco
80′, Mirco una meta), Clermont Auvergne-Castres 30-23 (Canale, che ha
rinnovato per due anni il contratto, in campo 80′), Toulouse-Perpignan
16-12 (Perugini 80′), Bourgoin-Biarritz 9-0 (Del Fava entrato negli
ultimi 4′, Masi 80′ e Dellapè entrato ad inizio ripresa),
Brive-Montauban 11-16 (Orquera 80′ e 2 piazzati, Arganese dal 52′),
Albi-Agen 16-6, Narbonne-Montpellier 32-9 (Stoica 80′ e Bortolussi, un
piazzato, uscito dopo 18′). Stade Français 61, Clermont 58, Toulouse
52, Perpignan 51, Biarritz 48, Bourgoin 44, Montauban 41, Agen 37,
Albi 36, Castres, Narbonne 34, Brive 32, Bayonne 31, Montpellier 28.

GUINNESS PREMIERSHIP Maltempo e due gare sospese. 13. turno:
Newcastle-Leicester 31-29 (Castrogiovanni 80′), London Wasps-Worcester
19-14, Sale-Gloucester 20-19 (Bortolami e Nieto 80′), Harlequins-Bath
9-3, Bristol-Northampton e London Irish-Saracens rinviate. Bristol,
Leicester 42, London Wasps 37, Gloucester 36, Sale 33, Saracens 32,
Harlequins 30, London Irish 26, Bath 25, Newcastle 24, Northampton 19,
Worcester 14.

MAGNERS CUP/CELTIC LEAGUE Dragons-Munster 19-12 (Pucciariello nella
ripresa), Edinburgh-Llanelli 24-14, Cardiff-Border 36-15,
Glasgow-Ulster 8-19, Leinster-Ospreys 45-22. Ulster 39, Leinster 37,
Cardiff 33.

COPPE EUROPEERiprendono nel fine settimana la Heineken Cup e la
Challenge Cup con il 5. turno. Il calendario delle italiane.

Heineken Cup: venerdì 12 gennaio Biarritz-Overmach (ore 19), sabato 13
Ghial-Sale (ore 14) e Benetton-Castres (ore 15).

Challenge Cup: venerdì 12 gennaio Montauban-Carrera (ore 19), sabato
13 Gran-Warriors (ore 14.30) e Albi-Arix (ore 18.30).

Ennio Grosso
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Lancio in touche terribile ossessione

Per favore non sparate (critiche) sul lanciatore. Capita di sentire
accuse piene di stupore all’indirizzo di tallonatori che sballano a
ripetizione le rimesse laterali. Sembra paradossale nell’era del
professionismo e “dell’ascensore” legalizzato.Eppure il mestiere di
lanciare è diventato insidioso come mai. C’è stato un tempo in cui il
compito era affidato al trequarti ala sul lato chiuso. Poi dal ’68 il
divieto di calciare direttamente in touche da fuori area dei 22, ha
trasformato quest’ultimo in un secondo estremo e la rimessa laterale è
stata ereditata dal mediano di mischia. Quindi è toccato al
tallonatore. Che con l’introduzione dell’ascensore (nel novembre ’97)
ha avuto dapprima vita facile: un paio di stagioni in cui si andava ad
occhi chiusi ed era impossibile perdere una touche visto che gli
avversari rinunciavano a saltare per concentrarsi sulla difesa a
terra. Ma col ritorno del contrasto, nell’anno della Coppa del mondo
’99 in Galles, la pacchia è finita. In una partita si sono cominciati
a recuperare anche 2-3 palloni ogni 10, grazie soprattutto al
videospionaggio che consente di decodificare le combinazioni.Gli
oppositori hanno organizzato propri blocchi di contrasto, anticipano
il salto, tenendo sollevata la propria torre un metro davanti
all’avversario. Di conseguenza nel repertorio del tallonatore accanto
alle traiettorie tese sono comparse le parabole a scavalcare il
difensore. Si è passati all’esecuzione a due mani con effetto
avvitamento. Più preciso, in teoria. Di fatto con qualche problema a
fondo touche e l’obbligo, per fare distanza, al cambio di appoggi e a
un passo in avanti. Certo qualche vantaggio c’è stato. Vuoi mettere il
vecchio ovale di cuoio quanto era scivoloso? Con i palloni di nuova
generazione la presa è più sicura. Ma è una magra consolazione. Per
ingannare i difensori e mascherare le proprie intenzioni, chi dispone
del lancio ha preso a mettere esche e a spostare sullo schieramento
sostegni e saltatori. Un via vai frenetico che obbliga il tallonatore
a pescare un bersaglio mobile oltre che coperto dal blocco avversario.
Gli si chiede così una visualizzazione mentale dell’obiettivo degna di
una meditazione zen. Quanto all’intesa, non è più un fatto privato con
il saltatore ma richiede una sincronizzazione più ampia con i
sostegni, l’adattamento a combinazioni complesse e sempre nuove oltre
a varietà di lancio e a capacità di simulazione.
Ma la precisione è resa più ardua dall’evoluzione del gioco. Il
tallonatore si trova a lanciare spesso provato fisicamente da lunghe
azioni in cui ha dovuto spingere in mischia chiusa, placcare e
partecipare a più raggruppamenti. Aggiungiamo che la gestualità si è
raffinata: si lancia ormai con tutto il corpo, dalla punta dei piedi a
quella delle mani, spalle ben rilassate, senza forzare con le braccia.
Insomma se in touche da sempre tutto inizia dal lanciatore, il lancio
ora comincia dai piedi. E gli allenatori richiedono una sensibilità di
piote impensabile fino a ieri per un avanti. Non deve sorprendere
dunque se ci sono tallonatori, in preda a una terribile ossessione,
che hanno “piantato” nel giardino di casa la macchina di lancio, un
po’ come fanno i cestisti con il canestro. Il guaio è che in campo il
bersaglio non è fermo. E la pressione psicologica è altissima: un
lancio sbagliato si paga carissimo.
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I campioni d’Italia nell’andata del Super 10 hanno il record di
utilizzo degli under 19. Ma per la formazione dei talenti l’esito
della norma Fir è desolante
Benetton: largo ai giovani e strappo con i club
La società potrebbe uscire dalla Lire, da cui ha preso già le distanze
Calvisano. Per il movimento sarebbe una spaccatura fatale

Dopo l’ultima assemblea di Lire una voce si fa sempre più insistente
nel panorama dei club italiani. Il Benetton Treviso, che con il suo
presidente Amerino Zatta ne era stato uno dei massimi artefici,
potrebbe uscire dalla lega. Ipotesi che, se diventerà realtà, sarebbe
un’autentica mazzata per un movimento che rischia sempre di più
l’involuzione, avendo già ha subito un duro colpo dal ritiro
sull’Aventino del Calvisano (ha boicottato la vernice del Super 10 e
torna ad auspicare l’idea-progetto Celtic League). Lo strappo del
Benetton sarebbe motivato da una carenza di potere decisionale della
Lire, sempre più appiattita sulla Fir, invece che esserne il naturale
bilanciamento. Vien da chiedersi: una Lire senza i club più forti,
protagonisti delle ultime 4 finali scudetto, dotati di rose e
management importati, che lega sarebbe?
Intanto le statistiche del girone d’andata assegnano ai campioni
d’Italia di Treviso un altro importante (ma amaro) primato, oltre a
primo posto in classifica. È quello del maggior numero di giocatori
classe 1986 schierati in campo (da quest’anno ogni match serve un
under 19 a referto). Sono sei, come mostra la tabella a fianco, e
hanno disputato una media 23′ a testa: Enrico Ceccato, Marco
Filippucci, Alberto Lucchese, Fabi
o Semenzato, Alberto Sgarbi e
Michele Sutto. Il record dei minuti complessivi spetta invece alla
Capitolina (1036), che utilizza da titolare Michele Sepe, talento già
nel giro della Nazionale maggiore. Sepe però è l’eccezione. Fra i 26
under fatti scendere in campo dalle squadre di Super 10 la maggior
parte ha giocato solo scampoli. Compresa gente come Riccardo Pavan
(15′), Fabio Flammini (9′) o altri convocati nell’Italia under 21 che
disputerà il Sei Nazioni. Inoltre ben 20 giocatori del 1986 inseriti
nelle rose non hanno mai giocato un solo minuto. Sono questi gli
effetti formativi che si prefiggeva la Fir quando ha varato la norma?
No, ma l’esito era annunciato. Alcuni club l’avevano anche scritto al
consiglio federale, auspicando al suo posto una nuova normativa che
regolamenti le seconde squadre e il numero degli italiani, ma si è
andati avanti lo stesso. Con i risultati mostrati dai numeri. E il
primato, perciò amaro, del Benetton Treviso.

Ivan Malfatto
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Diego fa 400 km per verde il Rovigo

(im) Si chiama Diego, ha la passione per la Rugby Rovigo nel cuore e
si è fatto 400 km andata e ritorno da Tortona (Alessandria) al
“Battaglini” per vedere giocare i rossoblu, pagando il biglietto, sia
contro L’Aquila che contro il Gran Parma. La squadra ha vinto le prime
due partite della stagione, il blog dei tifosi
(www.bloggers.it/rugbyrovigo) ha rilanciato la sua storia, il ds della
FemiCz Umberto Naglio gli ha regalato due biglietti per i prossimi
incontri casalinghi. Un bell’esempio di attaccamento alla squadra.
Rovigo si aggrappa anche ad atti di fede del genere per non morire…
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SCARTO PIU AMPIO IN 20 ANNI DI PLAY-OFF, RECORD DI PUBBLICO E
AMBIZIONI SCUDETTO CONFERMATE
Carrera, la vittoria nel derby con Treviso vale triplo

(im) Vinci uno prendi tre, al supermecato dell’ovale. La prima partita
dell’anno (e del girone di ritorno del Groupama Super 10) ha
consegnato al Carrera Petrarca un successo sul Benetton Treviso
(27-11) che vale triplo. Ovvero per la storia del derby, giunto alla
sua puntata numero 110, per il pubblico e per le ambizioni stagionali.
DERBY -Padova ha interrotto il digiuno più lungo nell’era play-off
contro i cugini trevigiani. Durava da 5 anni e 10 partite. In passato
le serie negative erano durate al massimo 8 (1992/97) o 5 match
(1987/90). In vent’anni di questa formula del torneo il Petrarca ha
vinto il derby solo 10 volte, in media una ogni due anni, contro 43
sconfitte. A dimostrazione di come sia difficile imporsi al Benetton,
vero re dell’era play-off. Si tratta inoltre del successo più ampio
(16 punti di scarto), visto che al massimo si era arrivati a un +11
(24-13 nel ’91). Inoltre è la prima volta che Padova batte Treviso con
Vittorio Munari, un pezzo della sua storia, dall’altra parte come dg.
Tutti numeri che testimoniano il ritrovato equilibrio, per ora, fra le
squadre. Bentornato derby! Al rugby non può fare che bene.

PUBBLICO -Un bene che si è visto anche sugli spalti. Circa 3500 gli
spettatori stimati. Pochi rispetto ai 20mila dei derby anni ’70, o ai
6-8mila di fine anni ’80. Tanti rispetto alle sparute centinaia di
persone che albergano normalmente sulle tribune del Super 10. È il
record di affluenza stagionale del campionato. Una goccia nel mare,
d’accordo. Ma anche un’indicazione precisa. Solo con il riaccendersi
delle rivalità storiche, e una profonda riorganizzazione del torneo,
il pubblico può tornare a vedere il campionato, come corre oggi a
vedere la Nazionale.

AMBIZIONI -Abbinata alla sconfitta di misura dell’andata (14-13),
all’imbattibilità casalinga e al tabellino di marcia (8 vittorie, 2
sconfitte) simile a quello delle due capoliste, la netta vittoria di
ieri è la conferma delle ambizioni petrarchine su questa stagione. La
squadra tipo ha mostrato in dieci gare rendimento costante,
motivazioni forti, gioco valido ma non ancora al top dell’efficacia.
Unico campanello d’allarme L’Aquila, che avrà una pronta verifica il
prossimo turno su un campo difficile molto simile: quello della
Capitolina. Approfittando di un Benetton meno forte del passato, ma da
temere di più essendo comunque primo in classifica, e di altre rivali
apparse non imbattibili, la parola finale-scudetto non deve più essere
un tabù. Il derby di sabato ha detto anche questo.
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Catania caccia Larsen e fa il punto di bonus

A Catania Vittoria faticosa dell’Arix Viadana nel posticipo della 10.
giornata del Groupama Assicurazioni Super 10, contro l’Amatori.
Punteggio 17-12 (pt 3-17). I mantovani segnano tutti i punti nel primo
tempo e poi subiscono la parziale rimonta. Il Catania non accusa il
colpo della separazione con l’allenatore neozelandese Blair Larsen (in
panchina il preparatore atletico Porter, coadiuvato dai giocatori De
Jager, Irving e Krancz). Anzi tira fuori una prestazione maiuscola,
difende bene nel primo tempo e cerca la vittoria nel secondo. Uomo del
match Barry Irving, che dice: «Abbiamo conquistato un punto di bonus
difensivo importante, ma la partita si poteva vincere». Per il Viadana
m. Howart, Robertson, 2tf e 1 cp Howarth; per il Catania 4 cp Irving.
Giallo a Bortolussi (Viadana).

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