Dal Gazzettino (26.02.2007)

Intervista a Troncon – Fatica e sudore, la forza del rugby (di Edoardo Pittalis) – Altre del VI Nazioni – Under 19 e Lo Cicero – Coppa Italia – Altra intervista a Troncon – Notizie varie – Mete a zero passaggi Il trionfo del realismo (di Antonio Liviero)

Intervista a Troncon

«È stata una vittoria storica, ma dopo le prime tre mete me la sono fatta sotto».
Vista dall’ottica del campo, della squadra e del suo giocatore più rappresentativo è andata proprio così Scozia-Italia, 17-37, 3. turno del Sei Nazioni. Gloria e tremarella. Parola di Alessandro Troncon.
Guerriero al 93° caps azzurro e alla seconda elezione a uomo del match consecutiva nel Torneo, dopo quasi due anni lontano dalla maglia azzurra. A 33 anni è diventato il capitano del cuore di una squadra che grazie anche alla sua guida ha trovato finalmente identità, spirito e gioco efficace.

«È stata una vittoria storica, ma dopo le prime tre mete me la sono fatta sotto».

Edimburgo – NOSTRO INVIATO

Vista dall’ottica del campo, della squadra e del suo giocatore più
rappresentativo è andata proprio così Scozia-Italia 17-37, 3. turno
dell’Rbs Sei Nazioni. Gloria e tremarella. Parola di Alessandro
Troncon. Guerriero al 93. caps azzurro e alla seconda elezione a uomo
del match consecutiva nel torneo, dopo quasi due anni lontano dalla
maglia azzurra. A 33 anni è diventato il capitano del cuore di una
squadra che grazie anche alla sua guida ha trovato finalmente
identità, spirito e gioco efficace. Come sembra lontano il passo falso
dell’esordio al Flaminio con la Francia…

Se l’aspettava un ritorno in nazionale, uomo del match a Twickenham e
Murrayfield?

«Francamente no, ma questo non cambia il mio approccio. Tutto quello
che riguarda l’Italia lo prendo ormai come viene. Da veterano
all’ultima stagione (ha già annunciato che dopo la Coppa del Mondo
dirà stop, ndr). Quindi sempre per il verso giusto. Per quanto
riguarda il man of the match a Edimburgo, invece, i vecchietti che
votano forse avevano bevuto un po’… li ringrazio».

Perché dopo le tre mete di intercetto in cinque minuti che hanno
deciso il match le è venuta la tremarella?
Lo stesso “sintomo” tra
l’altro confessato dal presidente Giancarlo Dondi.

«Perché una squadra abituata a vincere in una situazione di
incredibile vantaggio come quella sa gestirla. Noi abituati a vincere
non lo siamo. Non potevamo sapere che reazione avremmo avuto. Ci
guardavamo increduli in faccia minuto dopo minuto e continuavamo a
ripeterci, stèmo càlmi, stèmo càlmi. Una situazione da ridere».

E ci siete riusciti a stare calmi? Avete reagito secondo lei nel
migliore dei modi?

«Sì, soprattutto dopo la meta scozzese del 24-17. Lì abbiamo davvero
vinto la partita, non prima. Lì abbiamo fatto davvero il nostro gioco.
Bisognava andare nella loro metà campo e occupare gli spazi per
evitare che segnassero la terza meta. Bisognava tenere la palla vicino
al pacchetto e far commettere loro fallo per i calci del break. Lo
abbiamo fatto una prima volta, trovando 3 punti. Una seconda volta, e
l’arbitro ci ha ricacciato indietro per il fallo (stamping, ndr)
fischiato a Perugini. Abbiamo avuto la forza di ritornare nei loro 22
metri una terza volta, e sono venuti gli altri tre punti di
Scanavacca. Infine una quarta e ho segnato la meta. Abbiamo sempre
fatto la cosa giusta. Sono stati 15′ in cui la partita l’abbiamo
gestita totalmente noi. Un quarto d’ora fra i più ordinati e intensi
che mi ricordi di una lunga carriera in azzurro».

Una carriera che ha segnato quasi tutte le storiche prime volte dell’Italia.

«Tranne la prima vittoria contro la Francia B a Treviso nel ’94,
quando non ero ancora nel giro azzurro, e la prima vittoria in
Argentina nel ’05, quando mi ero preso un periodo di pausa. Nelle
altre c’ero sempre. Con l’Irlanda (in casa e fuori), con la Scozia (in
casa), nel Sei Nazioni (a Roma con gli scozzesi) e adesso il primo
successo esterno nel Sei Nazioni e con la Scozia».

Il 29 settembre, sempre contro gli scozzesi a St. Etienne, potrebbe
essercene un’altra…

«La Coppa del Mondo e la possibile qualificazione ai quarti è ancora
troppo lontana per pensarci. L’avversaria sarà la stessa, ma la
partita potrebbe essere completamente diversa».

Di certo la squadra di Frank Hadden non vi darà più la possibilità di
partire 3-0 con le mete e di rinunciare all’arma migliore,
l’infallibile Chris Paterson al piede.

«Certo, sabato a Edimburgo se la sono giocata davvero male, senza
criterio. Io sono sempre dell’idea che quando hai dei calci piazzabili
a disposizione devi piazzarli. In una partita di rugby non si buttano
mai via i punti, soprattutto se hai davanti ancora 75′ da giocare. Al
di là degli avversari, che sono tutti più forti di noi, quel che conta
è che per vincere l’Italia deve essere sempre al 100% delle sue
possibilità. Altrimenti non può centrare imprese del genere. Stavolta
ci siamo riusciti».

Bisognerà fare altrettanto fra due sabati contro il Galles in odore di
cucchiaio di legno. Anche lì, dovesse vincere, per l’Italia sarebbe
un’altra storica prima volta: due successi consecutivi nel torneo e
con due big del ranking ovale.

«Il Galles per me è più pericoloso della Scozia. Sabato contro la
Francia ha giocato molto meglio che gli scozzesi contro di noi. Il
rischio di cucchiaio di legno non credo che lo attanaglierà di paura.
Anzi, ne aumenterà le motivazioni e la pericolosità. Batterlo al
Flaminio sarà davvero dura».

Ivan Malfatto

Fatica e sudore, la forza del rugby (di Edoardo Pittalis)

La crisi del calcio fa bene agli altri sport. Si è verificata
un’emigrazione di tifosi sani dal pallone al rugby. Sabato in Scozia,
nello stadio, c’erano seimila italiani ad applaudire una delle più
straordinarie partite della Nazionale, la prima vittoria esterna nel
Sei Nazioni. Un gruppo di veneziani ha detto di essersi avvicinato al
rugby nelle ultime settimane, deluso dal calcio. Indossavano il
tabarro, quasi come una divisa da opporre al kilt.
Forse il rugby è lo sport più veneto assieme alla bicicletta, certo
più del calcio. Palla ovale e ciclismo rappresentano meglio le
caratteristiche di quella che Brera ha voluto chiamare “rassa Piave”.
Il grande giornalista parlava di sport, non lo mescolava alla politica
che riteneva molto meno nobile. Gente nata in pianura, meglio se tra
due fiumi; o in collina, dove la terra si alza con vigneti e dà buon
vino. Giocare a rugby o pedalare era più una passione che un mestiere,
col tempo riempiva i ricordi nelle sere, regalava anche una posizione
sociale rispettabile. Richiede fatica, sudore, sopportazione del
dolore; entra dentro, sino all’anima. È anche forza e riscatto, come
quando il Rovigo della povertà e dell’alluvione vinse con disperazione
gli scudetti sul campo che oggi è dedicato al più grande di quella
stagione, Maci Battaglini.

Il Veneto è l’Italia del rugby, la regione con più squadre nelle
massime serie, quella che mette assieme più scudetti. Il rugby veneto
cede campioni all’estero. La Nazionale parla veneto per quasi la metà:
il rodigino Scanavacca, il trevigiano Troncon, i due fratelli padovani
Bergamasco, il veneziano Ongaro. Molti di loro giocano in Francia. E
sono tanti gli oriundi argentini: Castrogiovanni, Nieto, Dellapé,
Parisse. Alcuni hanno antenati veneti partiti cento anni fa inseguendo
un lavoro e una speranza. Un po’ come sognare e fare una meta. È così
da mezzo secolo, da quando Mario Battaglini detto “El Maci”,
abbreviativo di Maciste per sottolineare quanto fosse grosso appena
nato, era chiamato dai francesi “le roi des buteurs”, il re dei
calciatori perché non avevano mai avuto uno così bravo coi piedi. Era
enorme ma non faceva paura, conservava nel cuore uno spazio per i film
western e per le canzoni di Fred Buscaglione. Quando morì Rovigo gli
innalzò una statua in bronzo alta sei metri. Se il Veneto sportivo ha
avuto un gigante quello è stato Maci e lui era il rugby.

Altre

Pur segnando una meta in meno, la Francia ha battuto …

Pur segnando una meta in meno, la Francia ha battuto 32-21 un
Galles rinnovato ed è rimasta imbattuta. Due mete di Dominici e
Nallet, quindi 22 punti di piede, 19 di Skrela e 3 di Beauxis; per il
Galles 3 mete di Popham, Jamie Robinson e Shanklin, trasformate da
Stephen Jones. Quattro le mete irlandesi nel match vinto con
l’Inghilterra 43-13: a segno Boss, Dempsey, Horgan e David Wallace,
quindi 23 punti di piede di O’Gara. Per gli inglesi meta
dell’esordiente Strettle e 8 punti di Wilkinson, due piazzati e una
trasformazione.
NAZIONALE ASfortuna dalla piazzola per Marcato e Orquera e l’Italia A
è stata battuta dalla Scozia A 13-7; per l’Italia una meta di Barbini
trasformata da Marcato.

UNDER 21

La vittoria dell’Under 21 per 27-10 contro la Scozia è la
seconda impresa del fine settimana, la prima in ordine di tempo. Due
mete, una del trevigiano Giazzon, l’altra tecnica, quindi 5 piazzati e
una trasformazione del centro Duca.

UNDER 19

Altra impresa degli juniores che hanno piegato la Scozia 19-13
a Melrose. Quattro piazzati di Bocchino e una meta di Mernone.

FEMMINILE

Delusione per la sconfitta delle donne. Il 26-6 finale lascia
spazio a poche giustificazioni: la Scozia ha segnato 4 mete e le
italiane solo 2 piazzati con la Tondinelli.

LO CICERO, IL PILONE ACCENDE UNA POLEMICA

Lo Cicero a Prodi: «Solo ora vi accorgete di noi»

«Abbiamo avuto più sconfitte noi del Governo, però ci siamo sempre
rialzati e abbiamo dato il 100 %. Non si può dire la stessa cosa dei
politici, perché a volte fanno bei discorsi ai quali però non fanno
seguire i fatti». Andrea Lo Cicero, tra i simboli della nazionale
italiana di rugby scelta a metafora dal Presidente del consiglio
Romano Prodi alle prese con la fiducia da ottenere in questa settimana
in Parlamento, risponde così al premier.
Con compiacimento, ma anche con sincerità: «Guardate – spiega – cosa
sta succedendo con il calcio: hanno preso alcuni provvedimenti, perché
ne servivano di seri, ma già li hanno alleggeriti dandola vinta a
certa gentaglia. Intanto la signora Raciti è senza marito, ed i suoi
figli senza padre». «Mi fa tanto piacere che Prodi abbia speso delle
parole sul rugby e abbia fatto certi paragoni – continua il catanese
che gioca nella Conad L’Aquila – però noi della nazionale di rugby
esistiamo da tanto tempo, e non ci si può accorgere di noi soltanto
adesso, e per sfruttare l’onda. La politica in Italia è solo una gran
confusione, in cui molti vogliono solo una poltrona ma non risolvono i
problemi. Nel rugby, invece, si lavora continuamente per risolverli».
«Una che tiene al nostro sport è la ministro Melandri – continua il
pilone azzurro – ma farlo a parole è facile. Ora bisogna
concretizzare».

Treviso sconfitto, Petrarca travolge Rovigo

Quarto turno e giochi quasi fatti per le semifinali. Nel girone A lo
scontro diretto di domenica prossima tra Capitolina e Arix decreterà
la vincitrice del girone e solo il Vibu Gran Parma potrà sperare di
inserirsi nella corsa alla qualificazione. Anche nel girone B il
prossimo turno chiarirà la vincitrice del raggruppamento, di fronte
Cammi Calvisano e Overmach Parma, già qualificate. Girone A:
Arix-Benetton 2613, Amatori Ct-Vibu 2926, riposava la Capitolina;
Capitolina, Arix 10; Amatori Ct 8, Vibu 7, Benetton 5. Prossimo turno:
Capitolina-Arix, Benetton-Vibu, riposa l’Amatori Ct. Girone B: Femi
Cz-Carrera 3-32, L’Aquila-Overmach 21-34, ha riposato il Cammi; Cammi,
Overmach 15, Carrera, Femi Cz 5, L’Aquila 1. Prossimo turno:
Carrera-Infinito, Overmach-Cammi, riposa il Femi Cz.
SERIE C Elite: Vicenza-Riviera 19-34, Casale-Tarvisium 12-30,
Montebelluna-Belluno 18-20, Lemene-Oderzo 14-32, Frassinelle-Lido Ve
26-9, ha riposato l’Alpago; Riviera 64, Belluno, Tarvisium 55,
Montebelluna 51, Oderzo 47, Casale 31, Alpago 30, Vicenza 20. CIV:
Montereale-Trento 46-5, Ped. Livenza-Jesolo 9-0, SudTirolo-Valdagno
10-33, Pordenone-West Verona 44-5, Cus Verona-Valpolicella 22-5, ha
riposato il Monsters; Montereale 62, Jesolo 57, Monsters 53, Cus
Verona 42, Valdagno 29, Ped. Livenza 28, Valpolicella 25.

GUINNESS PREMIERSHIP

Leicester-Northampton 9-10, Harlequins-Bristol
15-8, Gloucester-Worcester 33-19, Newcastle-Wasps 37-11, Sale-London
Irish 9-14, Bath-Saracens 20-20. Classifica: Leicester 52, Bristol 51,
Gloucester 46, Wasps 43, Saracens 42, Harlequins 38.

Un premio da 10mila euro, Castrogiovanni torneo finito

COMPENSI

La vittoria contro la Scozia ha fruttato agli azzurri
10mila euro a testa di premio, più i 5mila fissi a presenza, che
potrebbero aumentare. In caso di due vittorie nel torneo il premio
passerà a 12mila 500 euro, per tre diventerà 17mila 500. In caso di
successi anche con Galles e Irlanda, quindi, ogni azzurro si
porterebbe a casa quasi 50mila euro.
ASCOLTI TV -L’Italia vince anche in tv. L’incontro con la Scozia,
trasmesso in diretta su La7, ha realizzato il 10% di share (9,77%)
ed è stato seguito da 1.087.000 telespettatori. Il picco d’ascolto più
alto è stato registrato al 17.50 con 1.537.000 telespettatori e il
13,43% di share.

DOMINGUEZ

Sempre in tribuna ad ogni calcio non piazzato da Paterson,
Diego Dominguez si girava incredulo verso i giornalisti e chiedeva:
«Ma sono pazzi questi scozzesi?». Con lui sarebbe andata diversamente.

CAPPELLI

Il manifesto della vittoria azzurra sono diventati i
cappelli a tre punti lanciati dalla tribuna ai giocatori da un gruppo
di tifosi veneziani durante il giro d’onore. I giocatori li
custodivano o indossavano gelosamente anche ieri in aeroporto, alla
partenza da Edimburgo, dove sono stati subissati da baci, abbracci e
richieste di autografi dei tifosi come delle vere star.

INFORTUNI

Per Martin Castrogiovani torneo finito per una distorsione
al ginocchio destro. Ieri camminava con un vistoso tutore. Fabio
Ongaro ha invece il collare per una violenta torsione dei muscoli
cervicali subita in mischia. Per lui niente Saracens e ritorno in
Italia, a curarsi a Rovigo all’Equipe del duo Celeghin&Lugarini dello
staff medico. Occhio nero per Andrea Masi, Mauro Bergamasco e botte
varie per tutti gli altri.

RADUNO

Gli azzurri sono volati a Roma, dove resteranno in raduno
tecnico fino a mercoledì (tranne Bortolami, Nieto e Castrogiovanni
tornati con i club inglesi). Poi a casa e raduno per il Galles da
domenica.

TITOLI

I giornali anglosassoni si sono sbizzarriti per celebrare
l’impresa azzurra e criticare la prestazione scozzese. Il più feroce è
stato il Times che ha titolato la prima pagina sportiva “Triple
clowns” su una grande foto di Mirco Bergamasco che placca un rivale,
parafrasando la “Triple Crowns” (triplice corona) e mettendola in
relazione con le tre mete d’intercetto subite dagli scozzesi.

I.M.

Mete a zero passaggi

Il trionfo del realismo (di Antonio Liviero)

Nella notte nera di Edimburgo tacciono le cornamuse. Braveheart, eroe
nazionale, si toglie dardi amari. La festa è italiana per la prima
volta in una capitale straniera da quando siamo entrati nel Sei
Nazioni.
Abbiamo vinto con gli elefanti di Annibale, per usare un’espressione
cara al rugby quando si domina con gli avanti. Con i giganti, con i
grossi della combriccola. Sono passati su tutto in un silenzio
irreale. E dietro al pack l’hanno fatta da padroni i due vecchietti:
“Nestore” Troncon, esperto nell’arte di guidare i carri, e Pepe
Scanavacca che, dopo le imprecisioni balistiche con Francia e
Inghilterra, ha finalmente ritrovato il suo arco d’argento. L’aria di
Saint Andrews ha evidentemente ridato la concentrazione al mediano di
apertura rodigino, golfista di valore, che oltre ad aver infilato con
i “ferri corti” tre piazzati e quattro trasformazioni si è concesso
una nuova meta in mezzo ai pali dopo quella di Twickenham: per lui 22
punti su 37. Niente male per uno che i Ct avevano sempre,
colpevolmente, dimenticato. Mettiamoci la difesa, i placcaggi come
colpi di fucile. Mettiamoci pure Apollo che ha mandato su Murrayfield
il vento propizio nei primi minuti della partita, ed ecco spiegato il
trionfo del realismo italiano, del cuore, del gioco pratico, della
cucina semplice.

L’Italia trionfa con una grande prova di solidarietà. Con quattro mete
a zero passaggi. Le prime tre firmate dalla difesa. Aperture avventate
degli uomini del cardo nella loro metà campo intercettate prima da
Mauro Bergamasco, che addomestica magistralmente il pallone sul
rimbalzo, poi da Scanavacca, che legge in anticipo le intenzioni di
Cusiter, e infine da Robertson. Azioni che non sono per nulla
individuali. Era l’intera linea di opposizione che saliva, chiudeva
gli spazi, specialmente tenendo alti gli esterni, pressava. La
dimostrazione del moderno concetto di difesa-offensiva.

Subito dopo è arrivata un’altra prova della forza del collettivo da
quella cattedrale di solidarietà che è la mischia, simbolo del gioco,
fase misteriosa e intrigante. È sotto il coperchio delle maglie
azzurri che si è decisa la partita, che si sono prodotti gli squilibri
profondi. Erano otto, ma è come fossero stati uno solo. La terribile
pressione imposta al pacchetto scozzese è parsa evidente negli ultimi
venti minuti. La Scozia ha finito la birra e l’Italia ha occupato il
campo con una impietosa serie di maul penetranti, di pick and go, di
mischie a cinque metri. Fino all’assalto che ha portato alla meta di
Troncon. Un maul che il mediano di mischia ha invocato, sbracciandosi,
sistemando Ongaro e Parisse ai lati di Perugini, entrando egli stesso
per mettere al sicuro la palla, con Bortolami e Bernabò che si sono
aggiunti in spinta. Una lezione a se stessi: la dimostrazione che si
può amare il rugby dei folletti e delle gazzelle, dei break alla
Francescato, il gioco dei ricami e delle serpentine. Ma che non ci può
nutrire solo di miele e prosecco. Ci vuole del cibo che regga lo
stomaco. E gli azzurri lo hanno trovato.

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