Una formula breve per salvare il campionato

Dal Gazzettino del 29 settembre 2008, una proposta per cambiare il campionato. E voi che ne dite? Sul sito della rugbylist potete aggiungere i vostri commenti in merito a questa idea.

 

Il campionato ha concluso la terza giornata senza troppo entusiasmo. È la formula, prima ancora degli scarsi contenuti tecnici, a condannarlo. Tra coppe europee, test-match autunnali e Sei Nazioni lo attende infatti un letargo di 5 mesi dal quale in Italia è impossibile riprendersi: dal primo novembre, data della sesta giornata, al 28 marzo, quando di disputerà la seconda di ritorno, si giocheranno in tutto quattro turni. Come tenere vivo l’interesse di pubblico e sponsor in simili condizioni? Leggere una pagina al mese di un giallo non funziona, anche se si tratta di Follett. Una formula breve per salvare il campionato. 


Che il campionato italiano la tirasse troppo per le lunghe, specialmente in rapporto alle partite giocate, lo pensava già Carwyn James, l’allenatore del Llanelli e dei Lions vittoriosi in Nuova Zelanda nel ’71, che 30 anni fa guidò il Rovigo allo scudetto. Sosteneva che la sua importanza per i giocatori e la durata rendevano l’impegno psicologico logorante. L’avvento del professionismo non ha modificato le cose. I malanni del torneo anzi si sono aggravati: ancora più spezzettato, tecnicamente impoverito (le stelle straniere e quasi tutti gli azzurri giocano all’estero), stadi semivuoti. Le ragioni di Carwyn sembrano addirittura ingigantite dal nuovo status economico che richiede più risorse e dunque moltiplica le competizioni alla caccia di pubblico e sponsor. Inoltre proprio l’aumento degli impegni di alto livello ha reso ancora più elevata l’usura fisica e mentale dei giocatori.

Certo si potrebbe obiettare che il calendario internazionale è uguale per tutti in Europa. E che in Francia e Inghilterra la pressione è sicuramente maggiore. Ma è altrettanto vero che Premiership e Top 14 sono più continui. E poi ciascuno si adatta al professionismo e ai suoi impegni con i mezzi di cui dispone e meglio che può. Galles, Irlanda e Scozia non a caso hanno dato vita a una Celtic League riservata alle franchigie che consente di dosare le energie degli internazionali.

In Italia una riforma del Super 10 appare urgente. E una riduzione della durata, concentrandolo da metà febbraio al primo week end di giugno, potrebbe rappresentare l’alternativa al suo totale declassamento che qualcuno va proponendo per concentrare l’élite in due selezioni macroregionali. Giocando due volte in concomitanza con il Sei Nazioni ci sarebbero 15 settimane per assegnare lo scudetto. Poche? Se tre mesi sono sufficienti per l’Npc in Nuova Zelanda e lo svolgimento del Super 14, perché ai nostri club non dovrebbero bastarne quattro?

La formula breve, oltre a rendere più leggibile e seguito il torneo, avrebbe il pregio di liberare spazio a una seconda competizione, magari aperta alle società di serie A. Da ottobre a gennaio si potrebbe così giocare con una minor pressione in termini di risultato, puntando alla ricerca del gioco e al lancio dei giovani. Solo in questa prima parte della stagione sarebbe ipotizzabile la sovrapposizione di un’attività riservata ai migliori giocatori italiani e stranieri finalizzata alla coppe europee. E che potrebbe vedere coinvolti i primi due club del campionato oltre a due franchigie. Poi tutti in mischia per lo scudetto. Una soluzione che certo non potrebbe bastare, da sola, al pieno rilancio del rugby italiano. Ma che contribuirebbe a crearne premesse fondamentali.


Aggiungete un commento e scrivete anche voi la vostra opinione sulla proposta o, perchè no, una proposta migliore.

 

One response to “Una formula breve per salvare il campionato”

  1. Sono d’accordo con questa soluzione anche perchè se vogliamo dare delle possibilità ai giocatori giovani che stiamo costruendo di giocare a un più alto livello di quello attuale io sono convinto che i giovani con competenze tecniche ci sono in giro per molti club ma non vengono utilizzati a dovere.

    i giocatori forti anche se giovani devono giocare a alto livello se vogliono diventare forti altrimenti li perdiamo e le società andranno a prendere stranieri di 3°-4°scelta per vincere non so cosa o per salvarsi non so da chi.

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