Dal Gazzettino (08.10.2007)

Al Benetton il Memorial Petternella, riprese di Paolini per una sceneggiatura – Quel ragazzo che amava i libri e i rolling-maul – QUARTI DI FINALE DELLA COPPA DEL MONDO – Nuovo capitano per gli azzurri? –

Al Benetton il Memorial Petternella, riprese di Paolini per una sceneggiatura

Sono iniziati ieri i Campionati maschili tranne il Super Ten che
scatterà sabato. Prima partita in assoluto il derby di Favaro Veneto
Casinò di Venezia-Benetton Treviso. Inizio alle 14.30 e anticipo per
la diretta su Sky Sport 2. Le altre gare del primo turno: Carrera
Petrarca Padova-Rolly Gran Parma, Overmach Cariparma-Femi Cz Rovigo, Amatori Catania-Montepaschi Viadana, Cammi Calvisano-Capitolina.

SERIE C Primo turno.
Elite: Casale-Montereale 73-0, Alpago-Belluno
12-22, Lemene-Montebelluna 26-17, Vicenza-Villadose 5-27,
Conegliano-Oderzo 26-11, Monselice-Jesolo 14-15;
Belluno, Casale, Lemene, Villadose 5, Conegliano, Jesolo 4, Monselice 1, Alpago, Oderzo, Montebelluna, Montereale, Vicenza 0. Civ: Ped. Livenza-Valeggio 29-9, SudTirolo-Valsugana 10-32, Frassinelle-Lido 12-30, Valpolicella-Cus Vr 17-5, Trento-Valdagno 0-27, West Vr-Monsters 14-22;
Lido, Ped. Livenza, Monsters, Valdagno, Valsugana 5, Valpolicella 4, Cus Vr, Frassinelle, Trento, Valeggio, Valpolicella, West Vr 0.

UNDER 19 Secondo turno.
Girone 1: Carrera-Benetton 20-18, Tarvisium-L’Aquila 28-7, Cammi-Noceto 22-12, Capitolina-Viadana 54-0, Benevento-Parma 31-22;

Cammi, Capitolina, Tarvisium 9, Carrera 8, Benetton 6, Benevento 5, Parma 3, Noceto 1, L’Aquila, Viadana 0.
Girone 2: Grande Milano-Mirano 11-17, Gran Parma-Casale 85-3,
Marchiol SanMarco-Cus Ge 13-12, San Donà-Brescia 47-10, Femi Cz-Modena 12-27;
Mirano 9, Modena 8, Grande Milano, Gran Parma 6, Cus Ge, Marchiol, San Donà 5, Brescia 4, Casale, Femi Cz 0.

MEMORIAL PETTERNELLA E’ andato al Benetton il 12. Seven di Rovigo alla memoria di Mirko Petternella. In finale Benetton-Piacenza 31-0. Nelle Under 15 successo del Valsugana sul Benetton 4 mete a una. Presenti 2 squadre straniere seniores, una croata e una inglese. In totale 23 compagini (record assoluto), 15 seniores e 8 Under 15. Ai bordi del campo l’attore Marco Paolini che ha ripreso alcune immagini per una sua prossima sceneggiatura.

GUINNESS PREMIERSHIP
Quarto turno: Leicester (Castrogiovanni 40′) – Gloucester (Nieto 76′) 17-30, Harlequins-Bristol 24-18, Worcester-Saracens 16-21, Newcastle-Leeds 21-19, London Irish-Bath 20-22, Sale-London Wasps 16-0.
Gloucester 18, Harlequins 15, Saracens 14, Bath, Newcastle 13, Leicester 12, Sale 9, London Irish 6, Bristol 5, London Wasps, Worcester 3, Leeds 1.

CURRIE CUP Free State Cheetahs-Blue Bulls e Sharks-Lions saranno le semifinali di sabato prossimo.

Risultati ultimo turno: Blue Bulls-Free State Cheetahs 17-29, Sharks-Valke 43-29, Lions-Boland 75-0, Western Province-Griquas 37-7.

Classifica finale della Regular Season: Free State Cheetahs 60, Sharks 51, Lions 42, Blue Bulls, Western Province 39, Griquas 27, Boland 18, Valke 5.

Ennio Grosso

 

Quel ragazzo che amava i libri e i rolling-maul

Quando arrivò a Rovigo, nell’autunno del 1982, di Nick Mallett si sapeva della Currie Cup appena vinta con la Western Province e che amava i libri. Aveva 26 anni e due lauree: in letteratura e storia a Città del Capo e in scienze politiche a Oxford. Ma non ha fatto mai pesare la sua cultura. Con Willy Roversi e Beppe D’Alba gli affidammo una rubrica su "Polesine XV", un foglio che andava in edicola alla vigilia delle partite casalinghe della Sanson. Credo sia stato il suo esordio come columnist. Dagli articoli emergevano un genuino fervore per la causa del rugby italiano e una tensione ideale ben temperate dal senso dell’umorismo. Uno dei suoi cavalli di battaglia riguardava gli arbitri: propose di formarli all’estero con seminari tecnici. La grande sorpresa fu sul campo. Lo stile british si dissolveva d’incanto e si imponeva l’anima sudafricana: mentale di ferro e placcaggi abrasivi. Giocava qualsiasi partita ai limiti delle proprie possibilità. Ma rispetto alla scuola sudafricana eccelleva per un talento quasi latino nel gioco offensivo. I suoi rilanci furono memorabili. Trascinavano una squadra in ricostruzione (giunse sesta  il cui pacchetto retrocedeva. Gli bastarono pochi mesi per entrare nel Pantheon rossoblù. Nella formazione ideale di tutti i tempi, il presidente del club Giancarlo Cecchinato lo inserì in una terza linea da sogno accanto a Malosti e Maci Battaglini.

Contro il Petrarca conobbe la prima squalifica della carriera: una giornata. Fu decisivo il commissario di campo. Mallett se la prese: "Sono stupito perché ho pensato solo al pallone evitando con cura ogni reazione – disse -. Temo che i giudici in tribuna si facciano influenzare dai tifosi". Schietto lo è rimasto. Ed esigente. A Rovigo ricordano ancora la lavata di capo che diede ai compagni dopo le 4 mete incassate dal Parma al "Battaglini": "Mi vergogno a dirlo, ma ho visto gente fuggire davanti agli avversari". Era uno spettacolo vederlo in azione. Eppure giurava di non divertirsi. "Gioco solo per vincere. Il rugby mi fa soffrire, come tutte le cose che si amano" mi disse in una intervista. Ammirava i giocatori che facevano il lavoro oscuro. I suoi modelli in quel Rovigo erano Patrizio Zanella, centro dal placcaggio folgorante, e Augusto Smanio, un seconda linea che lottava su ogni pallone. E scrisse polemicamente che non erano abbastanza apprezzati.

Lasciò l’Italia in primavera, dopo 19 partite e 6 mete, per partecipare alla Currie Cup, che vinse altre tre volte di seguito, prima dell’esilio volontario in Francia. Gli anni trascorsi in Europa gli avevano aperto gli occhi sul sistema politico in Sudafrica. «In fondo a me stesso non volevo più restare nel paese dell’apartheid» ha poi confessato. Una disagio morale conclusosi solo con la scarcerazione di Mandela. Tornato in patria ha guidato gli Springboks alla conquista del Tri Nations nel ’98 e in semifinale di Coppa del mondo nel ’99, stabilendo il record di 17 vittorie consecutive. Nel gioco di quella squadra si ritrovavano le idee di Rovigo: conquista, difesa totale, intransigenza sull’impegno. In più c’erano i rolling-maul, esaltazione del combattimento collettivo, che Mc Ewan utilizzava invece poco in una Sanson più portata alle fasi a terra. Dallo scozzese ha ammesso di aver appreso molto sul mestiere di allenatore. Soprattutto, credo, una certa abilità nell’adattamento tattico. Mallett si è definito un pragmatico, più che un romantico. Tuttavia sono certo che, come Mac Ewan, non disdegni l’estro. Purchè al servizio dell’efficacia.

I QUARTI DI FINALE DELLA COPPA DEL MONDO. ELIMINATA LA SCOZIA

I Pumas conquistano una storica semifinale. Il Sudafrica fatica con le Figi

Per la prima volta l’Argentina è in semifinale della Coppa del mondo. Ieri sera a St. Denis ha sconfitto (19-13) a fatica la Scozia. Per i Pumas, che affronteranno ora il Sudafrica, una meta di Longo-Elvia, trasformata da Felipe Contepomi, tre punizioni dello stesso Contepomi e un drop di Hernandez. Per la Scozia una meta di Cusiter, un piazzato e una trasformazione di Paterson e un piazzato di Parks. L’altra semifinale vedrà di fronte Francia e Inghilterra che hanno eliminato a sorpresa Nuova Zelanda e Australia.

INGHILTERRA – Morale alle stelle dell’Inghilterra dopo il meritato successo sull’Australia (12-10). Con il recupero degli uomini migliori del pack, a cominciare dal pilone destro e capitano Vickery, e soprattutto del suo fuoriclasse Jonny Wilkinson, la squadra di Ashton sembra finalmente in grado di fare il suo gioco: conquista solida, occupazione del campo, difesa. E, nonostante tutti i punti siano venuti tutti dal piede di Wilkinson, un attacco alla mano di qualità, davanti e dentro la difesa. Ashton è ottimista: «Le sconfitte nei test premondiali con i francesi sono acqua passata, ora siamo sullo stesso livello».

FRANCIA – Il grande choc dei quarti l’ha prodotto a Cardiff la Francia eliminando la favorita Nuova Zelanda per 20-18 (pt 3-13). Partita dominata in possesso (70%) e conquista dagli All Blacks. La differenza l’hanno fatta la monumentale difesa (200 placcaggi contro 40!) e l’efficacia dei francesi. Per gli All Blacks si rinnova la maledizione del Mondiale, che da 20 anni falliscono. Il ct Graham Henry e il suo staff salteranno: «La storia ci dimostra – dice Colin Meads – che se perdi in Coppa del Mondo fai parte del passato». Record di pubblico per la tv francese: 16 milioni di spettatori su Tf1 (picco di 18 milioni) più altri su Eurosport. Dati inimmaginabili per l’Italia: su Sky sabato sera 188mila per il rugby, 1.110mila per Inter-Napoli.

SUDAFRICA – Faticando più del previsto ieri a Marsiglia anche il Sudafrica si è allineato ai quarti di finale, battendo 37-20 (pt 13-3) le Figi. Gli isolani, sorpresa del torneo, nella ripresa si erano portati fino al 20-20 quando hanno abbandonato ogni prudenza e dato la stura al loro gioco funambolico, che li ha resi i migliori al mondo nel seven. Poi però hanno ceduto alla distanza all’organizzazione e alla potenza in mischia dei rivali. Per il Sudafrica 5 mete (Smit 2, James, Pietersen, Furie), 3 tf e 1 cp Montgomery, 1 cp Steyn; per le Figi  mete di Bobo, Delasau, 2 cp e 2 tf di Bai.

Sarà il primo problema da risolvere per il nuovo citì Mallett. Duello

tutto padovano, con Mauro Bergamasco che ha posto una seria

candidatura

Italia, si apre il fronte caldo del nuovo capitano

Bortolami: «Dondi non mi ha delegittimato, ma mi dispiace che si

cerchi di screditare quanto ho fatto in questo ruolo»

Prima l’arringa di Mauro Bergamasco davanti alle telecamere nella notte di Italia-Scozia. «A fine partita bisognava assemblare le truppe, ribadire la nostra coesione nel momento delle lacrime, così spontaneamente è nato quel discorso» racconta Mauro. Un gesto da vero leader. Poi la deligittamazione di Marco Bortolami fatta dal presidente Giancarlo Dondi sulle colonne della "Gazzetta dello Sport" («L’Italia è Mauro Bergamasco»), in replica a un amaro sfogo dal capitano nei confronti del ct Pierre Berbizier. Praticamente un’investitura. I due episodi, uniti ad altre congetture, hanno aperto un importante e caldo fronte sull’Italia tornata bastonata e delusa dalla Coppa del Mondo di Francia. Quello della sua futura leadership. Il duello si prospetta interamente in chiave padovana. Anzi petrarchina, visto che i due cavalli di razza in corsa escono entrambi da quel vivaio. Il capitano azzurro continuerà a essere il razionale Marco Bortolami, diventerà l’istintivo Mauro Bergamasco? Il 2. linea diventato skipper a soli 22 anni avrà la possibilità di superare il record di Massimo Giovanelli (37 caps per entrambi), o lascerà il posto al 3. linea che nell’immaginario collettivo (anche dei profani, vedi la nuova apparizione ieri a "Quello che il calcio…" con il fratello Mirco) identifica più di ogni altro la Nazionale di rugby?

«Come sempre sarà il nuovo allenatore, Nick Mallett, a fare la sua scelta – spiega Bortolami – Mi spiace solo che da qualche parte si cerchi di screditare la mia leadership, dicendo che non ho sempre avuto l’appoggio della squadra in passato e al Mondiale. Se c’è una cosa di cui sono certo è proprio questo appoggio. Dire il contrario vuol dire mancarmi di rispetto».

I rapporti fra i due non sembrano incrinati dal duello. «Le parole di Mauro dopo il 18-16 con la Scozia sono state: Marco, stasera ci sei mancato in campo…» racconta ancora Bortolami. Di certo le cose da qui a novembre (quando arriverà Mallett) o febbraio (Sei Nazioni) possono cambiare. Soprattutto se la delegittimazione arriva, addirittura, dal presidente federale.

«Da parte di Dondi non c’è stata nessuna delegittimazione nei miei confronti – si difende Bortolami – Ci siamo sentiti il giorno stesso dell’intervista. Mi ha detto che le sue parole sono state fraintese e che la scelta sul futuro capitano la farà in modo sereno il nuovo allenatore. Da parte mia gli ho svelato alcuni episodi del Mondiale che gli ha fatto piacere venire a sapere».

Resta il fatto che le critiche al ct Berbizier per aver annunciato il XV anti Scozia prima di sapere se Bortolami poteva riprendersi dall’infortunio al collo hanno un po’ macchiato l’immagine del capitano. Che anche qui, però, spiega: «Non è un mistero che il rapporto fra me e il ct in questi anni sia sempre stato di confronto (e non di subordinazione, ndr). Il ruolo del capitano talvolta è scomodo. Devi prendere posizione per cercare di trovare soluzioni alle esigenze della squadra. Io con Berbizier l’ho sempre fatto: apertamente, dialetticamente e con sincerità. Il fatto che mi abbia lasciato capitano, e dopo il Sei Nazioni mi abbia elogiato davanti a tutti, significa che rispecchiavo le istanze della squadra e interpretavo il mio compito nel modo appropriato. Altrimenti poteva cambiarmi. Contro la Scozia volevo giocarmi fino all’ultimo il posto nel XV. Lui ha deciso diversamente, per lavorare da subito con i titolari, e ci sono rimasto male. Tutto qui. Ma non ho mai messo in dubbio che l’abbia fatto, dal suo punto di vista, per il bene della squadra».

Ivan Malfatto

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