Dal Gazzettino (17.03.2008)

I petrarchini dagli studenti: lezione sul “fare squadra” – Presutti realista: «Un secondo tempo da dimenticare, nulla da recriminare» – Birra esaurita, Galles impazzito di gioia – Il Petrarca s’arrende all’Overmach – SEI NAZIONI – Sempre più peso al pack aspettando un regista – SEI NAZIONI DONNE

I petrarchini dagli studenti: lezione sul "fare squadra"

(p.sp.) «Una società di successo non è solo frutto dei risultati sportivi, ma anche di un ambiente in cui ognuno dà il massimo per lo stesso obiettivo legato da spirito di appartenenza e condivisione di ideali». Come dire, l’importanza del sapere "fare squadra". Nello sport e anche naturalmente nella vita lavorativa. Parole che fanno ancora più effetto se arrivano dai rappresentanti di un club, eccellenza della nostra città, come il Petrarca Rugby. Destinatari, gli studenti del liceo della Comunicazione dell’istituto Maria Ausiliatrice che ieri hanno assistito a una lezione speciale tenuta dal tecnico Pasquale Presutti, dal vice Paul Roux e dalla seconda linea Stuart Grimes, nazionale scozzese (71 presenze) da agosto in bianconero.L’incontro "La partita è solo un momento della vita di squadra" è stato promosso dai Giovani imprenditori di Confindustria Padova nell’ambito del percorso sull’imprenditorialità "Teatro d’impresa" che vede impegnati – per l’appunto – gli studenti dell’istituto Maria Ausiliatrice. Insomma, il Petrarca Rugby come modello di gestione di una gloriosa società sportiva e come interprete di uno sport in cui lo "spirito di squadra" è la ricetta per affermarsi. Così, visionando alcuni dei momenti più emozionanti della storia petrarchina, Pasquale Presutti ha sottolineato come il rugby sia sport in cui l’amicizia, il rispetto delle regole, dei compagni, degli avversari e degli arbitri siano capisaldi del movimento. Paul Roux ha indicato ai giovani i principi con cui è più facile fare gruppo: essere motivati in ciò che si fa per raggiungere obiettivi personali e di squadra, avere un atteggiamento positivo e voglia di imparare, nonchè migliorare, credere in se stessi, essere disposti al sacrificio. E poi – aspetto più importante – mettere la squadra davanti a tutto. «Ponetevi sempre degli obiettivi – Grimes ha consigliato ai giovani – e impegnatevi al massimo per raggiungerli senza farvi abbattere dalle difficoltà».

 

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Presutti realista: «Un secondo tempo da dimenticare, nulla da recriminare»

È la seconda Coppa Italia per il Rugby Parma, non la terza del Petrarca. Che non è riuscito a giocarsi la partita davvero fino alla fine, almeno ai tempi supplementari. L’avrebbe meritato per l’impegno, è mancata lucidità e nel finale anche le energie. L’allenatore di Parma Cavinato nel secondo tempo si avvicina al campo, perché capisce che il momento è decisivo, in effetti l’inerzia del match ritorna dalla parte di Parma. Alla fine Little e Leaega sono sorridenti, sul campo, ringraziano Dio per l’opportunità di avere giocato questa finale, mentre Nicholas Galatro è più abbacchiato. «Non vorrei dare ad altri colpe che sono nostre – racconta il capitano del Petrarca -, tuttavia non sono sicuro che una meta di Parma fosse valida. Abbiamo tenuto sino a circa metà ripresa, forse anche il mio cartellino giallo ha punito la squadra».

In maniera eccessiva, sembra dire il leader bianconero, che sposta subito avanti il mirino. «Ora riprende il campionato – spiega -, abbiamo perso la finale perché l’Overmach è stata più brava di noi. Basta così, non ci pensiamo più. Abbiamo tutte le carte in regola per puntare ai play off: come abbiamo raggiunto la finale di Coppa Italia, sono sicurissimo che agguanteremo anche questo traguardo. La squadra se lo merita: a Parma abbiamo lottato, la partita è scappata via alla fine».

Va sottolineato che rivista al replay, era irregolare la prima meta di Parma perché sul calcio a seguire di Chillon, Malneek è partito davanti e non dietro la linea del pallone. Idem l’unica meta bianconera: l’azione avrebbe dovuto essere fermata per il passaggio in avanti di Leonardi, non visto dall’arbitro Pennè, dopo due tocchi precedenti dell’Overmach. Nessun appunto alla direzione di gara, però, da coach Pasquale Presutti.

«Abbiamo giocato un brutto secondo, davvero da dimenticare, con molti errori – racconta mentre ritorna al pullman – Se non si sta attenti, le partite finiscono così. Complimenti al Parma, che ha giocato bene. Quando si perde in maniera così netta, l’arbitraggio non c’entra. Al rientro dagli spogliatoi, siamo stati ben presenti soltanto per 5-6 minuti, abbiamo subìto due mete nel finale. Non abbiamo molte scuse, nulla da recriminare».   «Peccato – dice soltanto Mariano Lorenzetti -, personalmente avevo cominciato la partita con la gamba sbagliata, con quel cartellino giallo. È stata una partita dura, abbiamo sofferto parecchio, reggendo fin verso la fine. La speranza era di vincere in volata, non ci siamo riusciti».

v.z.

 

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Birra esaurita, Galles impazzito di gioia

Una nazione in festa ed a rischio esaurimento scorte di birra. Perché a volte può anche riuscire difficile sapersi contenere quando si sono attesi ventisette anni per un Grande Slam e poi se ne sono infilati due in trentasei mesi. E parecchi gallesi espatriati non si sono voluti perdere questa festa: c’è chi è arrivato persino dagli Stati Uniti. Infatti il cuore "Cymru" (Galles in lingua locale, ndr) batte sempre per il riscatto sociale attraverso l’ovale. Opinione pubblica, esperti e media sono d’accordo nell’accreditare la grande opera di Mister Gatland nel sapere trasformare una barca naufragante, solo cinque mesi fa al Mondiale francese, nell’attuale potente corazzata che ha concesso solo due mete in tutto il torneo migliorando il record dell’Inghilterra di qualche anno fa. E se il coach neozelandese ha capito che nel rugby gallese il romanticismo non può andare più di moda con il professionismo, così i suoi fedeli assistenti Shaun Edwards, inglese ex-superstar del Rugby League, e Rob Howley hanno aggiunto quel tocco in più di profonda passione ed applicazione che ha dato il risultato che oggi tutti noi abbiamo di fronte. La prossima fermata per i Red Dragons sarà a giugno il Sud Africa: due test contro i campioni del mondo naturalmente già lacerati da una ridda di problemi tra cui la disputa contrattuale del loro nuovo Ct Pieter de Villiers.
Santiago "Tati" Phelan, 34 anni ex-nazionale e uomo-faro del Club Atlético San Isidro è il nuovo tecnico dei Pumas. Ad affiancarlo sarà l’attuale responsabile del Xv della Union di Buenos Aires, Fabian "Chino" Turnes già apertura con il Milan Rugby ed il Cesena negli anni ’90.

Giampaolo Tassinari

 

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Il Petrarca s’arrende all’Overmach

COPPA ITALIA – L’Overmach Parma si è aggiudicato la Coppa Italia 2008
battendo nella finale giocata al Lanfranchi di Parma, di fronte a oltre 4.000 persone, il Carrera Petrarca Padova per 32-10. Il XV emiliano ha spezzato l’equilibrio nella ripresa dopo che il primo tempo si era chiuso sul 10-10 con una meta per parte, di Malneek quella segnata da Parma, di Koyamaibole quella siglata da Padova. Nel secondo tempo Parma ha preso il largo a cavallo di metà tempo e nello spazio di un quarto d’ora ha segnato altre tre mete con Sciarretta, Tejeda e Pascu per il conclusivo 32-10. È la seconda volta che Parma vince la coccarda: il primo successo risale infatti a due anni fa nella finale di Jesolo vinta contro Rovigo.

EUROPEO UNDER 18 L’Italia vola in semifinale e mercoledì a Casale affronterà la Francia per l’accesso alla finalissima. Ieri a San Donà gli azzurrini hanno battuto la Romania 25-0. Tre mete di Rodwell, Trevisan e Benvenuti, quest’ultimo autore anche di due trasformazioni e altrettanti piazzati.

Questi gli altri risultati del Gruppo A: Francia-Spagna 52-6, Irlanda-Russia 53-0, Inghilterra-Georgia 53-3. Queste le semifinali. 1.-4. posto (mercoledì, alle ore 20): Italia-Francia a Casale, Irlanda-Inghilterra a San Donà. 5.-8. posto (mercoledì alle ore 20): Spagna-Romania a Mogliano, Russia-Georgia a Mirano.

SUPER TEN Riprenderà nel prossimo fine settimana il Campionato con la prima giornata di ritorno. Un anticipo e un posticipo. Venerdì 21 marzo: Benetton Treviso-Casinò di Venezia; sabato 22 marzo: AlmavivA Capitolina-Cammi Calvisano, Montepaschi Viadana-Amatori Catania, Rolly Gran Parma-Carrera Padova; domenica 23 marzo: Femi Cz Rovigo-Overmach Parma.

Ennio Grosso

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SEI NAZIONI Per l’Italia minor numero di mete subite (13) e competitività per 4 partite e mezza su 5. Dopo il sudafricano Erasmus c’è anche Fraser

Il debutto da record di Nick mano fredda Mallett ha fatto meglio di Johnstone, Kirwan e Berbizier al loro primo torneo.

Dopo tre edizioni tornano a esordire gli azzurri

 

Roma
NOSTRO INVIATO

Ha calato l’asso all’ultima mano. Anzi, all’ultimo minuto dell’ultima partita, con quel drop di Andrea Marcato. E come un consumato giocatore di poker ha vinto. Poco importa che lui in fatto di giochi preferisca il golf e, soprattutto, il rugby alle carte. Nick mano fredda, al secolo Mallett, ha sbaragliato il campo di tutti i citì del passato: Johnstone, Kirwan, Berbizier. Da allenatore dell’Italia con il peggior debutto nell’Rbs Sei Nazioni in fatto di risultati, spettro alla vigilia di Scozia-Italia, è diventato quello con il bilancio migliore. L’avevano paragonato a George Clooney, per la somiglianza fisica. Ora l’accostamento migliore è con Paul Newman e il personaggiodell’omonimo film, mai domo fino all’ultimo istante.

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In fatto di vittorie nel Sei Nazioni d’esordio, con il 23-20 di sabato Mallett eguaglia il Brad Johnstone del 2000 (Italia-Scozia 34-20), il John Kirwan del 2003 (Italia-Galles 30-22) e supera il Pierre Berbizier del 2006 (18-18 a Cardiff). L’Italia attuale, però, analizzando le 4 sconfitte ha fatto meglio di quella guidata dai 2 neozelandesi. Per 2 volte ha perso con passivo sotto il break meta (Irlanda, Inghilterra), 1 volta il divario è stato ridotto (-11 in Francia) e solo in Galles c’è stata debacle (-39). L’Italia del 2000 e 2003 non era mai stata sconfitta sotto il break meta (Kirwan con -8 in Scozia in più vicino, Johnstone -11 in Francia). Per il resto aveva subito da 24 a 47 punti di scarto.

L’Italia odierna regge quindi il campo meglio di quella del passato. Se la gioca sempre con le rivali. Ha fallito mezza partita (Galles) su 5. Fatica ad andare in vantaggio (c’è riuscita solo con la Scozia), ma riesce a non farsi distaccare. E’ vero che ha trovato un’Irlanda in declino, una Francia in ricostruzione e un’Inghilterra piena di problemi rispetto alle squadre stellari del passato. Ma è altrettanto vero che gli azzurri non hanno più i big di allora: un calciatore come Dominguez, un leader come Troncon e tutta la generazione Coste.

E’ un’Italia più simile all’esordio dell’era Berbizier. Il citì francese nel 2006 con la nazionale da Grande Slam per un tempo (in vantaggio almeno in un frangente con tutte le rivali) era stato il primo a dare una competitività costante alla squadra. Aveva puntato su una ferrea difesa e aveva centrare il record del minor numero di mete subite (14). Mallett l’ha superato con 13 ed è arrivato molto vicino al suo record di punti subiti: 125 allora, 131 oggi. La costruzione della sua squadra parte anche per lui da lì (primo non prenderle) e dalla valorizzazione del punto di forza azzurro: il pacchetto. Non è un caso che 4 delle 6 mete segnate (qui siamo lontani dal primato di 12 del 2003) siano opera della mischia e le altre 2 frutto di intercetti. Sull’attacco c’è molto da lavorare, come sul gioco al piede. I due settori sui quali il citì sudafricano si dovrà in futuro concentrare. Curiosità individuale: Martin Castrogiovanni, un pilone, con la tripletta eguaglia il record di mete in un’edizione del suo manager Carlo Checchinato (2001) e del centro Mirco Bergamasco (2003, 2006).

Un ultimo dato significativo del Sei Nazioni di Mallett è il numero di debuttati. Sono stati 5: Reato, Cittadini, Sgarbi, Buso, Erasmus. Da tre edizioni nel torneo non esordiva in maglia azzurra nessuno. Tutti e 5 hanno giocato solo una manciata di minuti, tranne Sgarbi titolare a Cardiff. Ma se aggiungiamo i giocatori debuttanti nel torneo e con pochi caps alle spalle (Leonardo Ghiraldini, rivelazione del nostro Sei Nazioni, Andrea Marcato, Simon Picone, Pietro Travagli, Enrico Patrizio) si ha la percezione di un rinnovamento. Difficoltoso, per quantita e qualità, ma in atto. Indicativo è pure il contenimento dei giocatori di formazione straniera: 7/15 in partenza nella media delle 5 partite. Non è un record, l’anno scorso la media nel XV è stata 6,6. L’uso di Jaco Erasmus (e in in tour quello previsto di Gerard Fraser, a maggio italiano per matrimonio) l’ha un po’ frenato. Ma anche questa è un’importante eredità del Sei Nazioni appena concluso. E l’inizio di un percorso. A cui si spera che Nick mano fredda dia seguito.

Ivan Malfatto

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Sempre più peso al pack aspettando un regista

Il rugby è una festa. Una mischia di culture. E dopo nove anni di sofferta militanza il chiassoso e colorato mondo della palla ovale italiana è entrato a pieno titolo nell’atlante dei popoli del Sei Nazioni.

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Quando la pennellata sporca di Marcato, a un minuto dalla fine, ha sollevato la palla nell’aria tiepida e luminosa del "Flaminio" gettandola come un coriandolo verso i pali, c’erano trentamila persone in religiosa attesa attorno lui, nel catino più piccolo del Torneo ma che ha assunto nuova dignità scenografica con l’ampliamento delle tribune. I clamori che negli ultimi 20 minuti avevano sospinto gli azzurri nell’area dei 22 metri scozzese si erano sopiti davanti al mistero di quell’ovale dalla traiettoria bizzarra, affidata ai pazzi refoli di marzo. Sospesa nel vuoto, la palla scartava e rotolava incerta. La maggior parte dei tifosi ha chiuso gli occhi mentre la parabola si compiva. Ed è esplosa di gioia solo quando ha visto l’elegante mediano del Treviso girarsi di scatto e levare il braccio al cielo proprio come 20 anni prima aveva fatto un altro numero dieci del Benetton, Stefano Bettarello, dopo aver infilato all’ultimo istante il drop della vittoria dei Barbarians in casa dello Swansea.

Subito la festa è subentrata al palpitante epilogo. Lo ha fatto con l’allegria pacifica che appartiene al rugby. Percorrendo a piedi via Flaminia verso Piazza del Popolo ci si poteva rendere conto dell’atmosfera che negli anni ha contagiato la città. Bar un tempo anonimi nel pigro sabato romano diventati covi del tifo. Tra cori e suoni di cornamuse, italiani e scozzesi ballavano assieme. E nei giardini che dividono la Flaminia da viale Tiziano erano tutta una partita a palla ovale: due bottiglie a fare da porta, da una parte quelli in kilt, dall’altra le maglie azzurre. Passaggi e scherzi. Bambini invitati ad aggregarsi, mentre dalla strada mogli preoccupate richiamavano saggiamente i mariti.

Il folklore italiano è sempre più da Sei Nazioni. Con le sue proprie peculiarità, come gli striscioni. La nazionale si sforza di esserlo. Con difficoltà. Mallett ha però idee chiare. È appena all’inizio di un progetto che parte dal consolidamento dei fondamentali. La sua assomiglia a una squadra di gormiti, i personaggi forzuti per cui vanno matti i ragazzini di oggi e che all’edicola hanno spodestato le figurine. Castrogiovanni sembra "Obscurio", Bortolami "Grandalbero", mentre Parisse assomiglia a "Nobilmantis", signore dei mari. Una squadra di lottatori. Una mischia abrasiva, una touche solida. Terra e fuoco sono elementi che non mancano all’Italia. Lo si è visto nella umiliante meta tecnica inflitta all’inizio alla Scozia. Quello che le serve ora è un regista dai piedi buoni per gestire il gioco. Ma un gormito così il citì ancora non lo ha individuato nella sua scarna collezione.
Nell’attesa potrà sfruttare ancora di più la potenza dei suoi avanti. Di costruire gioco attorno al pack, ottimizzando le penetrazioni di Parisse e combinandole con i sostegni di Bergamasco. Mandando Bortolami, che ha trascorsi di terza linea, sull’asse profondo, stile Shaw nell’Inghilterra. Migliorando i punti d’incontro in rapidità, tecnica e pulizia. La palla deve uscire più velocemente. Allora Masi potrà attaccare direttamente la linea con maggiori chance, passare le braccia per Mirco Bergamasco sullo spazio. Se i nostri avanti sono il punto di forza è il momento di utilizzarli in pieno nelle costruzioni del gioco e non solo nelle fasi statiche. In attesa di un faro del gicoo si potrà far compiere un altro gradino alla difesa, per cominciare a recuperare qualche pallone in più.

 SEI NAZIONI DONNE

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Scozzesi troppo presto in festa, punite dalle azzurre

Mira
NOSTRO SERVIZIO

L’Italia scrive una pagina gloriosa del Women’s Six Nations, con una netta vittoria contro la Scozia nell’ultimo turno della massima manifestazione continentale. Il cucchiaio di legno se lo portano a casa le scozzesi, arrivate a Mira tanto convinte di avere la vittoria in tasca, da festeggiarla con un giorno di anticipo sabato pomeriggio in gita a Venezia. E invece le highlander scozzesi si trovano di fronte la diga azzurra. Era passata per prima in vantaggio la Scozia, con la meta di D’Silva all’ 8′ che ne evidenziava la superiorità nel gioco al largo. L’Italia costruiva la rimonta attorno ai raggruppamenti, custodendo con tenacia l’ovale e concretizzando dalla piazzola il vantaggio conquistato. I due calci di Veronica Schiavon all’ 11 e al 30′, e la meta della stessa al 18′ portavano le azzurre davanti nel punteggio, che nel finale parziale assumeva dimensioni ancora più vantaggiose con la seconda meta della mischia sospinta al di là della linea da una grande Licia Stefan. In avvio di ripresa la Scozia rialzava la testa, a costo di commettere due ingenuità che le costavano altri due piazzati al 3′ e al 6′, messi a segno dalla solita Veronica Schiavon, alla sua prima gara nel ruolo di apertura. La seconda meta scozzese arrivava al 28′ ma non cambiava il corso della partita, chiusa anzi dalla terza marcatura della mischia italiana al 31′.

Michele Salin

MARCATORI: pt. 8′ m. D’Silva, 11′, 30′ cp. Schiavon Veronica, 18′ m. Schiavon Veronica tr. la stessa, 39′ m. Stefan tr. Schiavon Veronica; st. 3′, 6 cp. Schiavon Veronica, 28′ m. Mc Cord, 32′ m. Severin.

ITALIA: Schiavon Valentina, Bratusch (40′st. Mestriner), Zangirolami (cap.), Bado, Pizzati (39′st. Mariani), Schiavon Veronica (22′st. Tondinelli), Facchini, Gaudino (vice cap.), Pettinelli, Campanella (33′st. Gini), Barbini, Severin (33′st. Fabbri), Sanfilippo (40′st. Rochas), Stefan (40′st. Ceradini), Cucchiella. All.: Ermolli-Granatelli.

SCOZIA: Douglas (9′st. Dalgliesh), Griffith, Fitzpatrick (vice cap.), Newton, D’Silva, Kerr (20′st. Sanaghan), Gill (9′st. Steven), Cull (30′st. Holdsworth), Reid, Moffat (9′st. Dickens), Wheeler, Blyth (30′st. Lafaiki), Mc Cord (cap.), Walker (9′st. Hutchison), Lockhart. All.: Lee-Jamie.

ARBITRO: Cristine Bigaran (Francia).

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