Ho cominciato dicendo “Signorsì'”

Ecco come ha cominciato Ruggero

Distaccamento Marina Militare, Roma, Piazza Randaccio,  maggio 1963.

Il Comandante, Capitano di Vascello
Oberdan Greco,  chiama a rapporto Capo
Lavaroni, sottufficiale ex-incursore, un tipo molto sportivo e in servizio al
Ministero.

Arrivano il mese prossimo, faranno le esercitazione NATO in mare a
Gaeta e poi un gruppo di loro verranno a visitare Roma… e…
vogliono pure
fare una partita di rugby…”
  comunica
il Comandante col suo inconfondibile accento napoletano Si riferisce ad una
prossima visita a Roma  dell’equipaggio
di un sommergibile della Royal Navy  che
sarà ospite al distaccamento..

… sceglietevi e pigliàteve  una
ventina dei ragazzi i  più robbùsti
,
o pullmann dall’Autocentro l’ho già
fatto mettere a disposizione… ve ne andate all’Acquacetosa e vi allenate… e da
domani tutti esenti da guardia, servizi eccetera eccetera…”

Il mattino dopo una dozzina di
marcantoni (tutti marinai addetti ai servizi rappresentanza, tipo Quirinale,
Altare della Patria ) arrivano al Magazzino Sportivo di via Azuni, tra lo
stupore del magazziniere/furiere da pochi giorni in servizio a Roma.

A tutti vengono distribuiti scarpette,
calzoncini, tute azzurre (bellissime già allora) con tanto di  “Marina Militare” grande e bianca stampata
sul petto. Per le maglie  viene rimediata
 una vecchia muta, nemmeno inventariata,
e con i colori della Sampdoria Calcio.

Lavaroni  chiede al furiere se è di leva o di
“carriera”.  Questi è appunto  di carriera e, da quel momento,  viene nominato addetto agli “sportivi”  dotandosi anche lui di tutto quel corredo.

I primi allenamenti,
all’Acquacetosa, quattro pomeriggi alla settimana, con un tale Tartaglini
Silvano (ex estremo della Nazionale anni ’50) che dà una mano a Lavaroni ad
allenare i militari..

Ma sono dodici: pochi.
Chiamano  in campo anche il furiere,
visto che ha scarpette e corredo, e – sorpresa – questi se la cava e non è
male.  Poi l’idea di andare a
Sabaudia,  dove c’è il Centro Remiero
Marina Militare  con tanto  fior di atleti che – sempre col permesso e per
ordine  del Comandante – vengono
comandati ad allenarsi con i marinai
neo-rugbysti a Roma. Eccoli diventati ventitrè, più un sottotenente Medico.  Poi, per fare le cose in regola, il Comandante
li   assegna tutti nella Compagnia Atleti
 il che vuol anche dire supplemtento
viveri sportivi (latte condensato, biscotti, cioccolato: perfino 10 cc di
cordiale, una specie di imbevibile brandy…Finalmente la prima amichevole: a
Rieti, combinata da Tartaglini e con tanto di  autobus azzurro targato MM.  Si pranza in una caserma dell’Esercito.Finisce
55-3 per il Rieti, e la meta valeva tre punti e su un campo con alcune zone
ricoperte di carbonella nera  tanto che
alla fine  si esce tutti impolverati  neri come minatori gallesi.Anche il furiere,
che ha giocato per la prima volta  una
vera partita di rugby   è contagiato dal virus ovale.Arrivarono, dopo
la festa del 2 giugno, gli attesi sommergibilisti inglesi e  is giocò al campo tre dell’Acquacetosa,
presente anche tal Contrammiraglio Eugenio Henke (della Marina Italiana  nonostante il cognome, e   mplto
chiacchierato sui giornalii  l’anno dopo,
 per via di una storia di golpe…. Junio
Valerio,  gen. Delorenzo… e tsimilia.

Arbitrò un seminarista scozzese,
anche lui di “stanza” a Roma e che sovente veniva con i suoi confratelli a fare
allenamento in quegli impianti.  Verso la
fine del primo tempo i Marinai italiani erano sotto di una quindicina di mete
ed il buon seminarista, l’unico a capire la lingua di tutti, prese la più
cristiana e fraterna decisione: sette inglesi passano con gli italiani e sette
italiani con gli inglesi. Cosa che fu fatta rapidamente con relativo scambio di
magliette.

Per non sballare le statistiche
storiche, anche quelle a venire,  anche questi
rugbisti Italiani persero contro l’Inghilterra ma – per la storia –  gli Italiani segnarono (nel secondo
tempo,  of course) ben tre mete, forse,
questo sì,  un record  contro l’Inghilterra. Venne preparato un
terzo tempo sul campo, con  il supporto
della Sussistenza della Marina, digiuna di queste  usanze  e di queste ritualità post partita.

Succhi di frutta, limoni, aranci,
 acqua e bibite gassate. Tutte
rigorosamente analcoliche. Per fortuna la Sussistenza inglese di
usanze ne aveva di diverse:  infatti  un loro graduato, andò sul pullman dei suoi
compagni e scese con alcune casse di birra. Di quelle di legno e con le
bottiglie di vetro da un litro come si costumava allora. Le lattine  arriveranno anni dopo.

Ah… dimenticavo.

Il
furiere era tale Ruggero Rizzi, matricola 025371/VO62, tuttora conclamatamene
infetto del virus ovale.

 

R.R.Marzo 07

3 responses to “Ho cominciato dicendo “Signorsì'””

  1. Caro Ruggero

    mi permetto di darti del tu in quanto ti considero fecente parte della grande famiglia della Marina Militare , vado subito al dunque, anche se a distanza di qualche anno ho letto il tuo scritto per un caso fortuito, ti debbo dire che ti assegnerei subito un premio di giornalismo, per l’ esposizione del fatto e nel descrivere i personaggi ed i luoghi che mi hai fatto rivivere l’ aria che si respira in marina quando si deve organizzare un evento improvviso ed importante.

    bravo, un caro saluto

    Giuseppe

  2. Un salutone a tutti, unitamente a Gini, Soldà, Battan, Giuliuzzi eed a tantissimi altri ho fatto parte, per svariati anni, della rappresentativo di rugby (ero pilone e, a volte, seconda linea). Bei tempi!!!!!!!!!!!! Un salutone ed un abbraccio a tutti.
    Capo Furiere in pensione Aldo Deambroggi

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